“La nostra battaglia è quella per un governo diverso, ma è di lunga lena, difficile. Servono gruppi dirigenti con i migliori, non gli staff. Il campo largo significa sapersi mettere nei panni dell’altro. Noi avevamo trovato una sintesi felice, il Conte 2, forse il più progressista dal dopoguerra, ma lo abbiamo rimosso. Farlo crollare è stato un delitto politico. La caduta di quel governo ha aperto la strada alla destra italiana. Ci fu errore nel far cadere Draghi e ci fu errore dire ‘mai con M5S’. Divisi abbiamo regalato tutti i collegi del Sud alla destra, è ora di rimetterci in cammino. Serve unità contro un governo che ha mostrato tratti illiberali e che quindi va preso sul serio”. A rivendicarlo Goffredo Bettini, alla presentazione del suo libro“Attraversamenti. Storie e incontri di un comunista e democratico italiano” (edito da Paper First, con la prefazione di Massimiliano Smeriglio), all’Auditorium Parco della Musica di Roma, insieme a Ritanna Armeni, Giuseppe Conte, Roberto Gualtieri, Agnese Pini e Francesco Rutelli.
“Ora ci sono le Europee, ma occhio a non superare il limite per cui la competizione può diventare ferita non rimarginabile. Molti mi chiedono chi avrà l’egemonia? L’egemonia non si dichiara, ma si conquista sul campo. Il Pd ha tutte le carte in regola a condizione che non perda il suo respiro largo, il pluralismo, le radici che lo hanno generato e che non si riducono ad uno. Servono alleanze: con la sinistra ecologista, con i Stelle, con il centro. Abbiamo guardato anche a Renzi e Calenda, quanta pazienza, ma non hanno alcuna indole unitaria”, ha continuato Bettini.
Dal palco è il sindaco di Roma Roberto Gualtieri a invitare il suo partito, il Pd, e il campo di centrosinistra a rivendicare con forza il Pnrr conquistato con il governo Conte Due. “Trovo sconcertante e insostenibile, se non un suicidio, la rimozione di un dato di fatto fondamentale. L’esperienza di governo che ha salvato l’Italia nel momento più difficile della sua storia. E lo ha fatto perché a questo afflato ha affiancato la visione chiara che, se si voleva salvare l’Italia, bisognava affermare dei principi di giustizia e solidarietà”. Un appello all’unità del centrosinistra, sebbene Gualtieri punga Conte e il M5s quando spiega: “Perché dobbiamo regalare a Giuseppe Conte dei successi di cui siamo stati magna pars?”
Il presidente M5s, ascolta, poi replica, al termine di una giornata nel quale ancora una volta i distinguo e le provocazioni con l’alleato dem non sono mancate, compresa la presentazione del “ddl contro le candidature-truffa”, che suona anche come una sfida a Elly Schlein. “La nostra comunità non mette in discussione né la nostra collocazione, né la prospettiva di impegno unitario con il Pd. Ma sappiamo che per costruire un’alternativa di governo non possiamo affidarci a uno stato di necessità. Dobbiamo descrivere una traiettoria politica ricca di contenuti. Ho sempre detto che il dialogo deve affinarsi, non ho mai messo in discussione questo dialogo”.
E ancora: “La traiettoria del Pd è complicata da eredità irrisolte, quella democristiana e quella comunista. Ma sono sicuro che ci incroceremo e il dialogo sarà sempre più proficuo nel rispetto delle reciproche diversità. Noi adesso abbiamo una comunità molto radicale sulla giustizia climatica e sociale, sulle politiche del lavoro, sullo scenario geopolitico e globale, radicale anche su un certo modo di fare politica, dove auspichiamo che finiscano gli scambi, le infiltrazioni e gli inquinamenti vari. Però vogliamo rispetto: è irriguardoso che ogni qual volta poniamo questi temi ci accusino di opportunismo. Sulla guerra, per noi è un imperativo categorico: non prendere posizione in questo scenario è una grande colpa che ci spinge a posizioni forti che non vogliono mettere altri in difficoltà, ma a rompere una ineluttabile strada definita”, ha concluso Conte.
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