“Old Trafford si falling down” (“Old Trafford sta cadendo a pezzi”). Non è il titolo della nuova serie TV dedicata alla (pessima) stagione del Manchester United, ma la triste realtà che incombe su uno degli stadi più antichi – e simbolo – d’Inghilterra. I “torrenti” d’acqua che allagano le gradinate e le cascate scese dai tetti – a causa del temporale che si è abbattuto sul quartiere – trasformano Old Trafford in un parco acquatico: quanto accaduto nell’ultima gara casalinga contro l’Arsenal – terminata con l’ennesima sconfitta in campionato – è solo l’ultimo di una serie di eventi che non può passare inosservato in Premier League. Allora la domanda sorge spontanea: quando inizieranno i lavori di demolizione? Del resto, gli inglesi non hanno problemi ad “abbattere” la loro storia per crearne una nuova. L’attesa per una presa di posizione, forse, rispecchia il caos che si respira attorno a un club in piena crisi da diversi anni, su tutti i fronti. Dal teatro dei sogni (dreams) a quello dei ruscelli (streams) – o meglio delle tempeste – il passo è breve.

Quando Inghilterra non è sempre sinonimo di avanguardia

Scene e immagini che potremmo aspettarci di vedere in Italia, non di certo nell’autoproclamato “campionato più bello del mondo”. Oggi i temporali che allagano panchine e spogliatoi, ieri la caduta a pezzi del muro delle tribune (soprattutto nella Sir Alex Ferguson Stand). Apparire, non essere: è questo quanto traspare dalle parti di Manchester. Un leitmotiv che sta influenzando l’ultimo decennio di una delle squadre più gloriose del campionato inglese. In un paese dove l’innovazione è all’ordine del giorno, lo United rimane a braccia conserte nell’inesorabile attesa che qualcosa possa cambiare.

Uno scenario da prendere in considerazione e l’ipotesi spostamento

L’ultima vera ristrutturazione dalle parti di Old Trafford è stata effettuata nel 2006, quando ancora i Red Devils dominavano in Europa e nel mondo. Secondo uno studio di Swiss Ramble, negli ultimi 14 anni il Manchester United avrebbe speso solamente 118 milioni di sterline per i lavori di ristrutturazione. I cugini del City ne hanno spesi il triplo per abbellire uno stadio già nuovo.

La famiglia Glazer (proprietaria del club al 72,3%) è sempre stata contraria riguardo al rifacimento dello stadio. Il motivo? I prezzi ammontano a 2 miliardi di sterline. E non è un caso se i tifosi li vogliono il più lontano possibile da Manchester. Con l’ingresso di Ineos (azienda privata che opera nel settore chimico e che detiene il 27,7%) la speranza è che le cose possano cambiare. Jim Ractliffe è l’uomo su cui poter fare maggior affidamento.

Secondo quanto riportato dal Daily Mail, ora, si prospetta uno scenario inedito ma necessario: il club, infatti, starebbe pensando a uno spostamento forzato a Londra per almeno due stagioni nell’attesa che a Manchester venga costruito un nuovo stadio stile Tottenham Hotspur Stadium, magari sulle ceneri del tanto decantato Old Trafford.

Risultati pessimi in campo e…fuori: come rovinare un brand di fama mondiale

Per un club, o meglio un brand, con un valore di valore d’impresa pari a 3,932 miliardi di euro (dati: Football Benchmark) convivere con una situazione così surreale quanto drammatica rende le cose ancora più complicate. I malumori dei tifosi sono giustificati e fondati: se in campo la squadra non ha una vera identità, le cose al di fuori vanno addirittura peggio. All’orizzonte l’ennesima stagione da zero titoli e senza uno stadio agibile e sicuro. Dunque, “Old Trafford is falling down” e il Manchester United amaramente con lui.

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