Ambiente & Veleni

Dai pesticidi alla politica agricola, fino allo stop per le auto a diesel e benzina: cronistoria della marcia indietro dell’Ue sulle leggi green

Dall’uso dei pesticidi, alle norme sull’inquinamento per le aziende dell’agrobusiness, dal regolamento sul ripristino della natura alle modifiche appena approvate alla Politica agricola comune già disegnata per le industrie. C’è questo e altro nella lettera che circa centocinquanta realtà della società civile hanno scritto ai decisori politici che, in questi ultimi mesi, hanno smantellato il Green Deal (e non solo). Obiettivo dell’appello: chiedere loro di fermarsi. Di fermare lo scempio. Poco è rimasto, infatti, delle promesse della Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen alla fine di quello che è diventato un percorso a ostacoli. Il primo dei quali è stato lo stesso partito della politica tedesca, il Partito popolare europeo che, come raccontato da ilfattoquotidiano.it, ha ostacolato il regolamento sul Ripristino della natura, ha contribuito a disegnare una Pac a misura di agrobusiness, depotenziando la direttiva sulle emissioni industriali e spaccandosi su quella che riguarda la qualità dell’aria. In caso di vittoria delle elezioni, poi, ha promesso un dietrofront sullo stop alla vendita di nuove auto a benzina e diesel nel 2035. Di fatto, lo smantellamento delle politiche ambientali promesse è un lavoro certosino iniziato già subito dopo la presentazione del Green deal e facilitato da una serie di situazioni geopolitiche ed economiche, strumentalizzate all’occorrenza. Come accaduto con la protesta dei trattori. Strumentalizzata tanto da spingere la Commissione europea a rinnegare se stessa, davanti alla necessità (anche per Ursula von der Leyen) di cercare e trovare il consenso elettorale.

Tutti i dietrofront – A nulla è valsa neppure la valutazione sui rischi climatici pubblicata a marzo 2024 dall’Agenzia europea dell’Ambiente. Bruxelles aveva già accantonato il piano di resilienza idrica, mentre il testo sul ripristino della natura era stato indebolito, per poi essere affossato fino al nuovo ordine da Italia, Ungheria, Paesi Bassi, Svezia, Polonia (con l’aiuto di Austria, Belgio e Finlandia, che si sono astenuti). Pure il ritiro della proposta di regolamento per dimezzare l’uso di pesticidi in agricoltura al 2030 è “una vittoria anche italiana” ha sottolineato la stessa premier, Giorgia Meloni. Uno stop ufficiale arrivato a febbraio 2024, anche se i giochi si erano già conclusi a fine 2023, quando il testo è stato respinto dal Parlamento Ue, per poi arenarsi a causa dei veti dei Paesi membri.

La lettera appello –

Gli ultimi colpi di grazia, dalla qualità dell’aria alla Pac – Proprio in questi giorni le lobby hanno incassato altri due risultati. Il 6 maggio, il Parlamento Ue ha adottato in via definitiva un accordo politico provvisorio con i governi europei sulla direttiva per la qualità dell’aria. Una stretta sull’emissione degli agenti più pericolosi per la salute umana come il Pm 2.5, il Pm 10, l’ossido di azoto e l’anidride solforosa, da rispettare entro il 2030. Nel testo, tuttavia, ci sono anche le deroghe grazie alle quali alcuni Stati potranno arrivare al 2040, se dimostreranno di non poter rispettare le nuove regole a causa di particolari condizioni climatiche e orografiche o di poter abbassare i livelli di inquinamento soltanto sostituendo una parte considerevole degli impianti di riscaldamento domestico esistenti. Nelle ultime ore, infine, i Paesi membri Ue hanno approvato al Consiglio Ue Istruzione le modifiche alla Politica agricola comune. Una pura formalità, perché la Pac è definitivamente crollata alla terza protesta dei trattori. A fine aprile, il Parlamento europeo ha votato in plenaria, secondo una procedura d’urgenza, le modifiche annunciate da settimane di quella già in corso (2023-2027), che pure tanti ostacoli aveva dovuto superare e che, di fatto, rappresentava una conferma dello status quo. Nessun colpo di scena si attendeva e nessun colpo di scena è arrivato: le misure prevedono meno burocrazia e controlli a carico degli agricoltori, oltre a deroghe e flessibilità nell’applicazione dei requisiti ambientali (Bcaa, Buone condizioni agronomiche e ambientali) necessari per accedere ai fondi Ue.