L'azienda partecipata dallo Stato dovrebbe realizzare 300 km di tubazioni per il trasporto del metano lungo l'intera zona appenninica dell'Italia centrale. Un'area a rischio sismico, eppure mancherebbero la verifiche di un ente terzo per valutare il pericolo del terremoto
di Fabio Valentini, Mountain Wilderness Italia
Sono trascorsi oltre trent’anni da quando alcuni attivisti di Mountain Wilderness schiodarono per protesta il primo tratto della via ferrata “Che Guevara” nella valle del Sarca in Trentino, un’opera realizzata abusivamente: dopo la denuncia per danneggiamento sporta dai realizzatori dell’opera arrivò il processo con l’assoluzione, ma solo perché a denunciare non fu il Comune sul quale insisteva la struttura ma lo stesso installatore abusivo, che non aveva alcun diritto.
La scorsa estate sulle Alpi Apuane, gruppi di escursionisti si sono trovati “controllati” da Polizia e Carabinieri per il transito su sentieri che -nonostante siano annoverati tra quelli ufficialmente segnalati dal Club Alpino – l’impresa estrattiva ritiene di sua proprietà; in un caso addirittura l’amministrazione locale ha emanato un’ordinanza ad hoc vietando l’accesso per motivi di sicurezza, costringendo così i partecipanti che hanno proseguito il loro cammino ad una forma pacifica di disobbedienza civile.
Il monito delle Nazioni Unite è evidentemente destinato a rimanere inascoltato, un altro esempio è di pochi giorni fa. Ricordate la vicenda del gasdotto appenninico? Ne abbiamo parlato proprio su questo sito tempo addietro: a distanza di alcuni anni la situazione non è molto cambiata. Senonché la Snam – titolare del progetto che prevede la realizzazione di 300 km di tubazioni per il trasporto del gas attraversando l’intera zona appenninica dell’Italia centrale a conclamato rischio sismico – ha deciso di aprire i cantieri per l’impianto di compressione a Sulmona nonostante l’autorizzazione a costruire sia scaduta il 7 marzo 2023.
Inoltre il Decreto del Consiglio dei Ministri del 5 ottobre 2022 prevedeva che: “la progettazione esecutiva e la realizzazione dell’opera dovranno essere eseguite in conformità agli esiti delle verifiche svolte da un ente terzo, con specifico riguardo alla mappatura delle faglie note presenti lungo il tracciato del metanodotto. In base a tale mappatura, per i tratti dove emergono particolari criticità, il medesimo ente terzo dovrà valutare, sulla base dei dati disponibili, la risposta sismica locale ai fini della verifica del progetto e dell’individuazione delle soluzioni costruttive più idonee, comportanti parametri più stringenti rispetto a quelli previsti dal decreto Ministeriale delle Infrastrutture e dei trasporti del 17 gennaio 2018”. Ma nessuna verifica risulta essere stata avviata.
A seguito di ciò, alcuni attivisti del Comitato Ambiente di Sulmona lo scorso 28 aprile hanno occupato simbolicamente per alcuni minuti il cantiere ritenuto abusivo, manifestando con bandiere e striscioni e denunciando ai giornalisti presenti la violazione del decreto di Valutazione di Impatto Ambientale del 2011, non avendo ottemperato alle 22 prescrizioni imposte dalla legge per l’avvio dei lavori. Insomma, una forte richiesta di rispetto delle regole e della legalità di fronte alla quale la legge è intervenuta, sotto forma di squadra volante e settore anticrimine della polizia, insieme al servizio di vigilanza della SNAM: al termine della manifestazione pacifica gli undici manifestanti sono stati identificati e denunciati in Procura “come atto dovuto”, più una denuncia per omesso avviso di manifestazione pubblica.
Difendere la natura e l’ambiente non è né semplice né remunerativo, anzi a volte può essere anche pericoloso, ne sanno qualcosa gli attivisti che hanno ricevuto minacce all’incolumità personale e danneggiamenti vari. L’organizzazione inglese Global Witness ha pubblicato nel 2023 un rapporto dove si afferma che il 2022 ha visto morire assassinati 177 difensori ambientali nel mondo, uno ogni due giorni; da quando si è iniziato a stilare questo rapporto, nel 2012, ormai si sono raggiunte le duemila vittime. L’America Latina è la zona più colpita, è la patria dell’estrattivismo, un modello economico che porta gravi conseguenze e disuguaglianze a livello sociale e che si sta trasferendo anche qui da noi in Europa, una nuova forma di colonialismo che vede in Italia esempi in espansione come le stesse cave delle Alpi Apuane, o la proliferazione incontrollata degli impianti per l’energia rinnovabile, o lo sfruttamento intensivo delle acque minerali. Si sottraggono risorse pubbliche per arricchire i privati.
Nella lotta per contrastare queste forme di ingiustizia, tra i costi dell’associazionismo mettiamo dunque anche quelli delle spese legali, perché nonostante diversi professionisti del foro si mettano a disposizione gratuitamente la vittoria non è mai garantita e associazioni come la nostra e tante altre, che faticosamente cercano a titolo di volontariato, a proprie spese e impegnando il proprio tempo libero, di tutelare e difendere i diritti del territorio e di chi ci vive, se soccombenti sono condannate al pagamento delle spese. Anche quando hanno ragione da vendere. Ma non sempre legalità e giustizia coincidono.