Washington valuta che Israele abbia ammassato abbastanza truppe ai margini di Rafah, per procedere con un’incursione su vasta scala nei prossimi giorni. Lo hanno riferito alla Cnn due alti dirigenti dell’amministrazione del presidente Joe Biden. Nella città all’estremo sud della Striscia di Gaza, dove durante i sette mesi di conflitto si sono ammassati un milione e mezzo di sfollati, le forze israeliane hanno cominciato a operare raid e incursioni di terra mirate dal 6 maggio, cominciando a evacuare la zona più a est, fino al valico con l’Egitto, dove attualmente gli ingressi dei camion umanitari sono bloccati.

I tank avanzano a Rafah – L’Idf continua ad avanzare dentro Rafah, dopo aver isolato la zona est della città nei giorni scorsi. Un residente palestinese ha detto a Reuters: “I carri armati sono avanzati questa mattina a ovest di Salahuddin Road nei quartieri di Brzail e Jneina. Sono nelle strade all’interno del centro abitato e ci sono scontri”. Un video diffuso sui social media mostra un carro armato in George Street, nel quartiere di Al-Jneina.

Secondo l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), 450 mila persone sono già fuggite verso Khan Younis e Deir al Balah, più a nord. Ieri è stato emesso un ordine di evacuazione per l’ospedale kuwaitiano, qualche centinaio di metri a ovest della zona sotto il controllo israeliano.

I combattimenti tra militari israeliani e milizie islamiste sono serrati. Durante uno scontro a fuoco, lunedì, è stato colpito un veicolo dell’Onu e un dipendente del dipartimento di sicurezza delle Nazioni Unite è morto, mentre un altro è rimasto ferito.

Il segretario generale Antonio Guterres ha condannato l’incidente, che porta a 190 il bilancio degli operatori Onu morti nei sette mesi di guerra nella Striscia, e ha chiesto un’indagine approfondita sulle responsabilità. Hamas ha accusato Tel Aviv, l’Idf ha fatto sapere di aver avviato un’inchiesta e martedì ha spiegato che il veicolo umanitario era in transito in una zona di “combattimento attivo” e che sarebbe stato “sconosciuto ai militari israeliani”. Le Nazioni unite hanno detto che la macchina portava regolarmente le loro insegne.

Gli Stati Uniti non hanno ancora la certezza che Tel Aviv abbia preso la decisione definitiva di entrare a Rafah in forze, hanno chiarito le due fonti politiche della Cnn. La mossa sarebbe una sfida aperta a Biden, che ha più volte detto di considerare l’ultima area dove hanno trovato rifugio i civili palestinesi come una “linea rossa” da non superare. Secondo una delle due fonti di Washington, invece, Israele non si è avvicinato nemmeno lontanamente a organizzare preparativi umanitari adeguati per garantire l’evacuazione dell’oltre un milione di residenti dell’enclave palestinese.

Proteste in Israele, Netanyahu diserta due cerimonie – Dopo le contestazioni di ieri nel giorno della memoria dei caduti, il premier israeliano Benjamin Netanyahu oggi ha saltato due appuntamenti del Giorno dell’Indipendenza (che festeggia la ricorrenza della fondazione dello Stato ebraico nel 1948). Il primo è stato la cerimonia nella residenza del presidente Isaac Herzog a Gerusalemme dove sono stati onorati i soldati. Il secondo è l’annuale concorso sulla Torah (Bibbia) in cui sono premiati i migliori studenti con le conoscenze del testo sacro. In questo caso il premier ha inviato un video.

Il messaggio di Mattarella a Herzog: “Cessare ostilità e soluzione a due Stati”Nel giorno della festa nazionale israeliana, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio all’omologo Isaac Herzog in cui rinnova “la ferma condanna per l’atroce attacco terroristico del 7 ottobre 2023” e “l’impegno dell’Italia affinché Israele possa esercitare in pace e sicurezza il proprio diritto inalienabile a esistere”. Ma il capo dello Stato ha anche fatto un appello per “un’immediata cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza” e per “un dialogo che porti ad una soluzione a due Stati, giusta, necessaria, sostenibile, in linea con il diritto internazionale”.

Tensioni con Washington: “Vittoria improbabile” – L’amministrazione Biden non crede che la strategia attuale strategia di Israele contro Hamas porterà alla “vittoria totale” ha detto il vicesegretario di Stato americano Kurt Campbell parlando al Summit della gioventù della Nato a Miami: “A volte i leader israeliani parlano dell’idea di una sorta di vittoria schiacciante sul campo di battaglia, di una vittoria totale, ma non penso che crediamo che ciò sia probabile o possibile”. Le parole riecheggiano quelle del segretario di Stato Usa Antony Blinken, che domenica scorsa ha rivolto dure critiche al governo di Benjamin Netanyahu per l’assenza di un piano politico per gestire Gaza nel dopoguerra e ha minacciato di bloccare altre armi. Il premier israeliano e il suo ministro della Difesa, in risposta, hanno ribadito più volte che Tel Aviv andrà avanti fino in fondo per “distruggere Hamas” e non cederà a pressioni. Diversi esponenti dell’amministrazione Biden hanno già dichiarato di ritenere “improbabile una vittoria totale” di tipo militare su Hamas, senza una soluzione politica per Gaza.

Il bilancio complessivo dei morti palestinesi nella Striscia, dopo sette mesi di guerra di Israele in risposta al massacro del 7 ottobre, è salito a quota 35.173, con 82 vittime solo nelle ultime 24 ore. I dati sono forniti dal ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ma considerati affidabili dai media internazionali.

Il nodo del valico e degli aiuti – Dopo l’avvio dei raid israeliani su Rafah, attualmente il valico è sotto controllo dell’Idf ed è chiuso anche dal lato dell’Egitto. Le organizzazioni internazionali ne hanno chiesto l’immediata riapertura per gli aiuti umanitari e gli Stati Uniti hanno lavorato per convincere il Cairo e Tel Aviv a consentirne la riapertura per far entrare i camion umanitari (il Cairo ha chiuso il suo lato della dogana). Martedì il sito Axios ha rivelato, citando quattro fonti diverse, che Israele avrebbe chiesto all’Autorità nazionale palestinese (Anp) di Abu Mazen di prendere il mano la gestione del valico di Rafah.

Sarebbe una retromarcia per il governo di Tel Aviv, e la prima volta che Israele coinvolge l’Anp in fatti relativi alla guerra a Gaza, e sarebbe una concessione fatta al piano americano per il dopoguerra, che vorrebbe riportare l’Anp nella Striscia con un’amministrazione controllata e garantita dagli stati confinanti e dagli Usa.

Le tensioni dell’ultima settimana starebbero portando l’Egitto a ridurre le relazioni diplomatiche con Israele, scrive il Wall Street Journal citando fonti del Cairo: “Nei quasi 45 anni trascorsi dallo storico accordo di pace, Israele ed Egitto sono diventati partner essenziali, una relazione stretta anche se mai calorosa che è alla base della sicurezza nazionale di entrambi i Paesi. L’offensiva di Israele a Rafah minaccia di annullare tutto ciò”. Nei giorni scorsi il Cairo ha dichiarato che si unirà alla causa del Sudafrica contro Israele per genocidio presso la Corte internazionale di giustizia.

Negoziati in stallo – La crisi si riverbera anche sui negoziati per una tregua e il cessate il fuoco a Gaza. Per il Qatar, mediatore insieme a Egitto e Stati Uniti, l’operazione militare sul sud della Striscia “ha fatto regredire” il dialogo aperto con Hamas portandolo “quasi a un’impasse”, ha deplorato il primo ministro di Doha Mohammed ben Abdelrahmane Al-Thani.

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