Basterebbe la vittoria del partito di turno alle elezioni per avere “il dominio assoluto di un capo del governo dotato di fatto di un potere di vita e di morte sul Parlamento“. Giusto il tempo di ringraziare il presidente di turno, il leghista Gian Marco Centinaio, che le ha dato la parola, esprimendole la solidarietà del Senato per le minacce ricevute. Poi la senatrice a vita, Liliana Segre fa sentire netto e chiaro nell’emiciclo il suo no al premierato di Giorgia Meloni, la riforma Casellati. Un discorso senza sconti che l’Aula ascolta in silenzio, assente il presidente La Russa. “Continuo a ritenere che riformare la Costituzione non sia una vera necessità del nostro Paese”, esordisce Segre, che poi passa all’attacco del ddl del governo: “Presenta vari aspetti allarmanti, non posso e non voglio tacere”.
Gli interventi della senatrice a vita in Aula sono rari. Il che sottolinea l’eccezionalità del suo discorso, durato circa 12 minuti. Il ddl costituzionale sul cosiddetto “premierato” è stato approvato dal Consiglio dei ministri a novembre 2023. Dopo il sì della Camera al ddl sull’autonomia differenziata, una settimana fa nell’Aula di Palazzo Madama è ufficialmente cominciata la battaglia politica, con il via all’esame della riforma Casellati. Il punto principale è l’elezione diretta del premier, ma un dettaglio più importante riguarda i poteri e le prerogative del presidente della Repubblica. “Non li tocchiamo”, ha sempre sostenuto Meloni. La riforma però di fatto trasforma il capo dello Stato in notaio. È un concetto evidenziato in più passaggi dell’intervento di Segre: “Ulteriore motivo di allarme è provocato dal drastico declassamento che la riforma produce a danno del Presidente della Repubblica“, spiega. E ancora: “Il Capo dello Stato non solo viene privato di alcune fondamentali prerogative, ma sarebbe fatalmente costretto a guardare dal basso in alto un Presidente del Consiglio forte di una diretta investitura popolare. E la preoccupazione aumenta per il fatto che anche la carica di Presidente della Repubblica può rientrare nel bottino che il partito o la coalizione che vince le elezioni politiche ottiene, in un colpo solo, grazie al premio di maggioranza“, sottolinea la senatrice a vita.
Il discorso di Segre parte da un concetto: l’inutilità di una riforma della Costituzione in questa direzione. “Mi colpisce il fatto che oggi, di fronte alla palese mortificazione del potere legislativo, si proponga invece di riformare la Carta per rafforzare il già debordante potere esecutivo“. Oltre a questo aspetto, però, Segre boccia nel dettaglio proprio il progetto di riforma firmato Casellati e fortemente voluto da Meloni. A suo avviso, ha due rischi: “Il primo è quello di produrre una stabilità fittizia, nella quale un presidente del consiglio cementato dall’elezione diretta deve convivere con un parlamento riottoso, in un clima di conflittualità istituzionale senza uscita. Il secondo è il rischio di produrre un’abnorme lesione della rappresentatività del parlamento, ove si pretenda di creare a qualunque costo una maggioranza al servizio del Presidente eletto, attraverso artifici maggioritari tali da stravolgere al di là di ogni ragionevolezza le libere scelte del corpo elettorale”.
Segre si sofferma in particolare sul secondo rischio, al quale la proposta del governo ci espone “con altissima probabilità al secondo” con “l’inedito inserimento in Costituzione” del premio di maggioranza. “Ciò significa che il partito o la coalizione vincente – che come si è visto potrebbe essere espressione di una porzione anche assai ridotta dell’elettorato – sarebbe in grado di conquistare in un unico appuntamento elettorale il Presidente del Consiglio e il governo, la maggioranza assoluta dei senatori e dei deputati, il Presidente della Repubblica e, di conseguenza, anche il controllo della Corte Costituzionale e degli altri organismi di garanzia. Il tutto sotto il dominio assoluto di un capo del governo dotato di fatto di un potere di vita e di morte sul Parlamento”. Secondo Segre, è peggio del presidenzialismo: “Siamo di fronte ad uno stravolgimento ancora più profondo e che ci espone a pericoli ancora maggiori“.