Si possono lasciare sul tavolo 22 milioni di euro (netti) per andare in Europa? O meglio, si possono lasciare quei soldi perché si è litigato con un giocatore e si ha la possibilità di andare in Europa? Bisogna chiederlo a Marcelo Gallardo, che nella sua carriera ha sempre messo la faccia per ottenere dei risultati. Per essere più precisi: “Napoleon” è uno dei candidati per la nuova panchina del Milan. Come lui, ci sono ancora Conceição e Fonseca (qui la situazione su tutti gli allenatori di Serie A). Ma perché piace ai rossoneri?

Napoleon

Premessa: in casa Milan ancora un nome non è stato deciso. Nel senso che la società, con la sua pluralità di voci, sta ancora discutendo su quale possa essere il nome migliore. Con un obiettivo: riuscire a restare stabili in Champions League e, chiaro, alzare qualche trofeo. Certo è che di trofei Gallardo ne ha alzati tantissimi. Dove? In Sudamerica. Dal 2014 al 2022, quando giovanissimo e come outsider si è preso la guida del River, ha viaggiato con una media di quasi due coppe a stagione. E se si aggiunge pure l’esperienza in Uruguay al Nacional, si fanno presto a sommare le 463 panchine complessive, condite da 255 vittorie, 108 pareggi, 100 sconfitte ma soprattutto 866 gol realizzati contro i 446 subìti. Numeri incredibili, che gli erano valsi il soprannome Napoleon. Non servono molte presentazioni.

Al River, ha ridato quella dignità sportiva che si era persa con la retrocessione nel 2011: uno dei momenti clou è stata la vittoria della Libertadores nel 2018, nella finalissima contro il Boca. Forse, quello è stato il suo ricordo più bello. Ma da allora, è stato un trionfo quasi continuo. Tanto che il River gli ha dedicato una statua di bronzo alta 7 metri e pesante 6,5 tonnellate. Se la si nota bene, si potranno vedere anche degli enormi attributi maschili: “È il modo migliore per rappresentare la sua grandezza”, si è giustificato l’artista. Folklore e adorazione, in Argentina uno così non è passato inosservato.

Da giocatore (centrocampista) era un leader. Da allenatore, un comandante. Di quelli che non guardano in faccia a nessuno, ma capace di ispirare in molti. Basti chiedere a Guardiola, che di lui ha detto: “Ricicla e continua, è incredibile”. Perché in effetti Gallardo è stato abituato a plasmare talenti e vederseli scappare via. Non a caso, ha provato quasi tutti i moduli in carriera: dalla difesa a 4 passando a quella a 3, una duttilità e una grinta che al Milan sarebbero molto apprezzati.

Gallardo vs Benzema

A proposito di grinta, si deve tornare al punto di partenza: quei 22 milioni netti che sembrano una cifra esorbitante, ma che l’Al Itthiad ha investito per averlo come allenatore in Arabia Saudita. Come è andata? Non bene, quando mancano ancora 3 partite alla fine: 50 punti contro gli 89 della capolista Al Hilal (la squadra di Koulibaly) e un quinto posto senza troppa esaltazione, nonostante in squadra ci fosse uno come Karim Benzema. Proprio con l’attaccante, gli screzi sono stati tanti: l’ex madridista a un certo punto è tornato in Spagna per, versione ufficiale, un “permesso speciale”. Ma alla base ci sono stati attriti con l’allenatore, che lo ha anche messo fuori squadra per qualche settimana. Proprio questa potrebbe essere stata la scintilla che ha portato Gallardo a valutare la risoluzione anticipata, per tentare una nuova esperienza in quell’Europa che non ha ancora allenato, ma che lo intriga molto. A costi senza dubbio più contenuti.

Conosce la Francia (ha giocato nel Monaco e nel Psg), ma come tutti gli argentini può senza dubbio sposare la causa italiana. Gli piace lavorare con i giovani (ne ha lanciati oltre 30 nella prima squadra del River) e con gli allenatori delle giovanili, a cui ha sempre chiesto continuità di moduli rispetto alla prima squadra. Un manager, non solo un uomo di campo. E questo al Milan potrebbe piacere parecchio. È fatta? No. C’è una trattativa? Nemmeno. Una richiesta di informazioni che però potrebbe portare a qualche sviluppo. Gallardo sarebbe pronto. E Napoleone, in Italia, c’è già stato…

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