“Dopo sessant’anni di chiusura nelle catacombe (o nelle fogne come dicono i loro avversari) ci saremmo immaginati chissà quale rivoluzione da parte della destra italiana. E invece vanno al potere e tutto si riduce nel dare un programma televisivo a Pino Insegno”. È questa la molla che ha spinto il giornalista Alberto Mattioli a scrivere Destra maldestra – la spolitica culturale del governo Meloni (ed. Chiarelettere). Un “infame libello”, come lo definisce lo stesso autore, che ieri è stato presentato al teatro Menotti di Milano insieme ai giornalisti Marianna Aprile, Gianni Barbacetto e Luigi Mascheroni. Nelle 134 pagine Mattioli analizza con ironia e accuratezza la politica, o meglio, la “spolitica” culturale del primo anno e mezzo di governo Meloni e traccia i ritratti dei suoi principali esponenti. Dal ministro Gennaro Sangiuliano detto “Genny La Gaffe” alla direttrice d’orchestra Beatrice Venezi soprannominata dall’autore “Bacchetta nera”. “Finora, se si esclude la mostra su Tolkien, abbiamo visto solo una sostituzione etnica nei posti di responsabilità ma mai nessuno che ci spieghi per fare cosa. Si passa da un amichettismo di sinistra a un amichettismo di destra, ma sempre amichettismo è”. Che cosa non sta funzionando, dunque? “Il vero problema della classe dirigente di destra – conclude Mattioli – non è che è fascista, ma che è incompetente