Sullo sfondo c’è il tormentone della successione di Luca Zaia, quando nel 2025 i veneti dovranno non solo rinnovare il consiglio regionale, ma trovare un successore al sempreverde presidente di giunta, non più rieleggibile per eccesso di mandati. I Fratelli d’Italia, forti dei loro successi elettorali, non nascondono le mire sulla poltrona che dal 1995 al 2010 fu occupata dal forzista Giancarlo Galan, quindi dall’esponente leghista. Il candidato più gettonato, in casa dei meloniani, è Luca De Carlo, parlamentare e coordinatore regionale del partito. I leghisti però non mollano la presa, almeno formalmente, sostenendo che il governatore del Veneto dev’essere un rappresentante dei veneti, quindi un leghista. Terzo incomodo è Flavio Tosi, responsabile regionale di Forza Italia, che non solo è già stato indicato da Antonio Tajani come possibile candidato, ma ha manifestato in tutti i modi la sua disponibilità e le critiche alla gestione della Regione da parte di Zaia.

In questa cornice si spiega il braccio di ferro in atto su tutte le seggiole in palio, dopo il massiccio passaggio (2022) dei voti della Lega a Fratelli d’Italia (13 per cento alla prima, 32 per cento ai secondi). Il centrodestra esce spaccato in alcune importanti realtà del Veneto, anche se il copione non è sempre lo stesso, segno di una fibrillazione che coinvolge tutti i tre soggetti politici del centrodestra, alla ricerca di nuove gerarchie. Il caso più clamoroso è quello di Bassano dove la Lega ha bocciato il proprio sindaco uscente, Elena Pavan, per candidare il vicepresidente del consiglio regionale, Nicola Finco, appoggiata anche da Forza Italia. FdI, al contrario, sostiene proprio Pavan, in quella che appare una lotta fratricida. Per mesi se le sono suonate di santa ragione e la frattura si è accentuata anziché comporsi. Il centrosinistra spera di approfittarne con Roberto Campagnolo, che ha raccolto quattro liste, oltre al Pd, M5S, Bassano Passione Comune e Bassano per tutti-Europa Verde.

Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, conosce una dinamica ancora diversa, condizionata dall’espulsione dalla Lega di Giannantonio Da Re, europarlamentare in carica ed ex sindaco della città. Da Re è stato anche segretario regionale del partito e le sue critiche alla linea di Matteo Salvini hanno segnato pesantemente il dibattito interno, dopo la batosta elettorale del 2022. Da Re sostiene Gianluca Posocco, assieme a Forza Italia. Di fronte a questa sfida diretta, la Lega ha reagito assieme a FdI: visto che il sindaco uscente Toni Miatto ha rinunciato, la scelta è caduta su Giovanni Braido. Il centrosinistra si presenta unito con Mirella Balliana e una serie di liste senza denominazioni di partito. La quarta in gara è la civica Luisa Camatta. Nel Padovano sono piuttosto clamorosi tre casi. A Monselice la sindaca leghista Giorgia Bedin non si troverà contro solo il progressista Giannino Scanferla, ma nientedimeno che il coordinatore provinciale azzurro Luca Callegaro (sindaco uscente di Arquà Petrarca), appoggiato da Forza Italia e Fratelli d’Italia. A Selvazzano l’ex sindaca Giovanna Rossi, caduta dieci mesi fa, si ripresenta con il sostegno di Lega e Udc. Ma avrà contro Mariano Fuschi indicato da Fratelli d’Italia e Forza Italia. A completare il quadro, Claudio Piron per il centrosinistra, l’avvocato Marco Destro con una lista civica e Ornella Sabbion, con Italia Viva e Azione. A San Giorgio in Bosco, Lega orgogliosamente da sola con il segretario provinciale Nicola Pettenuzzo, che se la deve vedere con l’altra metà della coalizione, FI e FdI che presentano Fabio Zanfardin. Terzo incomodo, Alberto Scapin per San Giorgio bene comune.

I candidati del centrodestra sono letteralmente evaporati a Schio dove l’uscente Valter Orsi, espressione di liste civiche, era riuscito nel 2014 a conquistare quella che era un tempo una città tutta orientata verso il centrosinistra. Dieci anni dopo il testimone viene raccolto da Cristina Marigo, avvocato, vicesindaco uscente, che si presenta con 5 liste civiche, in cui sono confluiti due esponenti leghisti, tra cui la segretaria cittadina. La Lega però scompare dalle liste, così come un’impalpabile Forza Italia, che ha espresso un generico favore per l’avvocatessa. Che non sia maturato un accordo lo dimostra la candidatura isolata di Fratelli d’Italia, con Alex Cioni. Tutto unito il centrosinistra a sostegno del commercialista Cristiano Eberle. In alcune situazioni, poi, la Lega implode. A Montecchio Maggiore ha fatto fuori il proprio sindaco uscente Gianfranco Trapula, per presentare Milena Cecchetto, che è già stata prima cittadina, prima di essere eletta in consiglio regionale. Sindaci leghisti lasciati a piedi (con sostituzione in casa) anche a Codogné e a Quinto di Treviso. Il centrodestra si è invece compattato a Rovigo, l’unico capoluogo di provincia che andrà al voto, mentre a lacerarsi è stato il centrosinistra che ha fatto harakiri la scorsa legislatura, con le dimissioni di Edoardo Gaffeo. A sostenere il sindaco uscente ci sono alcune civiche e M5s, mentre il Pd presenta Palmiro Tosini. La candidatura di Valeria Cittadin ha messo insieme tutti a destra, imbarcando anche Azione.

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