Cinema

Cannes 2024, tutti pazzi per la stella del cinema Meryl Streep. Il film d’apertura “La deuxième acte (Il secondo atto)” celebra gli attori

L'attrice ha ricevuto la sua Palma d’oro onoraria davanti a una standing ovation

Commossa ma ironica, Meryl Streep ha ricevuto la sua Palma d’oro onoraria davanti a una standing ovation quasi senza precedenti e, come da previsioni, è stata lei – la più grande e amata attrice vivente – il cuore pulsante della cerimonia di apertura della 77ma edizione del Festival di Cannes. Un’edizione inaugurata da una pioggia non solo di stelle (specie al femminile a partire dalla presidente di giuria Greta Gerwig, seguita dalla madrina Camille Cottin e dall’icona française Juliette Binoche) ma anche di acqua battente, a rendere il caos umano ai piedi della Montée des Marches ancor più caotico.

Ma questo è il bello del cinema, imprevedibile e burlone, proprio come il film scelto ad aprire fuori concorso l’ennesima cine-vetrina diretta da Thierry Fremaux. Commedia a firma del più prolifico, irriverente e divertente autore contemporaneo – non solo del cinema francese – La deuxième acte (Il secondo atto) di Quentin Dupieux è un omaggio canzonatorio al mestiere dell’attore. Una sorta di dittico con il precedente Yannick – La rivincita dello spettatore, ma in questo caso ancor più marcato perché sotto l’obiettivo di Dupieux, alias Mr Oizo, non sono solo vizi e capricci dei performer, ma soprattutto la loro innata (?!) incapacità di distinguere la realtà dalla finzione, anzi, proprio il vizio di interpretare la finzione come fosse la realtà: di avere insomma una visione di mondo capovolta. E in un contesto siffatto a trionfare non può che essere l’invenzione monstre del nostro tempo: l’Intelligenza Artificiale.

Verità e falsità, realtà e finzione dunque si mescolano amabilmente in questo racconto breve (80 minuti!) ma denso di risate, sorprese e intelligenza. Interpretato da un quartetto di autentiche star transalpine in stato di grazia – Léa Seydoux, Vincent Lindon, Louis Garrel e Raphaël QuenardLa deuxième acte si ambienta in un omonimo ristorante nel cuore della campagna dove tali attori sono chiamati a recitare una scena importante di un film. Vi giungono a coppie in lunghe camminate “chiacchieranti” alla stregua dei walking movie di Linklater (la splendida trilogia dei Before..) con la videocamera che li riprende frontalmente, indietreggiando. I dialoghi sono da teatro dell’assurdo di cui Mr Oizo è maestro, entrano ed escono dal copione del film-nel-film e tuttavia con lo scorrere del tempo si inizia a perdere le coordinate e il controllo di quanto sta accadendo. Ovvero, a distinguere quanto sia meta-recitato da quanto non lo è, in una divertentissima altalena di non-senso resa magnificamente dai quattro in scena.

Il punto nevralgico de La deuxième acte è che il film messo in scena è diretto (ebbene sì) da un regista.. artificiale! Egli compare al centro di un video su un portatile trasportato da un ragazzo robotico e si rivolge con nome e cognome ai suoi attori confermando loro la riuscita della performance oppure, come in alcuni casi, lo pseudo fallimento cui consegue una decurtazione del compenso (esentasse!). E qualora gli attori “osino” contraddirlo dando magari suggerimenti sul possibile miglioramento di dialoghi o scene, la risposta lapidariamente replicata è: “La vostra opinione non ci interessa”.

Dunque una nuova riflessione acuta, cinica e profetica da parte di un autore che da sempre ha creato universi impossibili eppure “plausibili” nel variegato mondo del paradosso, in cui il politicamente scorretto, tra omofobia, sbeffeggio della disabilità, antisemitismo, sessismo…, fa da padrone come pure alcune gag irresistibili da non spoilerare, giacché il film uscirà prossimamente anche nelle sale italiane grazie a I Wonder.