Riciclatori, narcotrafficanti, criminali, truffatori, imprenditori sotto sanzioni, politici corrotti e altri personaggi di interesse pubblico nascondono le loro ricchezze in immobili a Dubai. Dove comprare una magione in contanti o utilizzando criptovalute è un gioco da ragazzi. A svelare nomi e numeri è l’inchiesta giornalistica internazionale l’inchiesta Dubai Unlocked, condotta da 74 partner (quotidiani, televisioni e centri di giornalismo investigativo) di 58 Paesi. Per l’Italia ha partecipato IrpiMedia, giornale indipendente. Il lavoro coordinato dalla testata finanziaria norvegese E24 e da Organized Crime and Corruption Reporting Project (Occrp) ha messo sotto la lente oltre 200 proprietari immobiliari considerati di rilevanza pubblica tra indagati, condannati e latitanti nel Paese arabo che sono o sono stati possessori di oltre mille proprietà immobiliari.
Che conseguenze per l’Italia – Il valore degli oltre 2.500 immobili posseduti da italiani a Dubai nel 2022 è pari circa a un miliardo di euro. Ma all’Agenzia delle Entrate ne sono stati dichiarati solo 645 per un valore di 186 milioni di euro. Una differenza che, in parte, è stata sottratta al fisco da evasori fiscali che hanno sfruttato la scarsa trasparenza in materia fiscale, societaria e bancaria di Dubai. Secondo i calcoli condotti da IrpiMedia, il buco è compreso tra i 2,7 e i 5,4 milioni di euro di imposta sugli immobili all’estero, solo nel 2022 e solo a Dubai. Inoltre, all’Agenzia delle Entrate risultano meno di 500 italiani proprietari di un immobile in tutti e sette gli Emirati Arabi Uniti. Dai dati di Dubai Unlocked ne risultano invece almeno 2.022 per uno solo degli emirati, Dubai. Di questi, solamente 175 sono certamente residenti negli Emirati.
Chi investe nel mercato immobiliare di Dubai – Tra i proprietari italiani spicca Ciro Arianna, uomo d’affari che ha scelto Dubai come luogo di residenza dal 2017. Arianna è stato intestatario di un appartamento di circa 150 metri quadrati alla Sunrise Bay Tower, di fronte all’isola artificiale di Palm Jumeirah. Il nome Arianna non è nuovo alle autorità: è ritenuto dalla procura di Napoli un riciclatore del narcotrafficante Raffaele Imperiale. Nel 2020 è stato anche arrestato per traffico di sigarette da Dubai a Secondigliano, roccaforte del clan Di Lauro.
Non solo Italia. Nel settore immobiliare a Dubai ha investito anche la Mocro Mafia, organizzazione criminale olandese-marocchina, “padroni” del traffico di cocaina nei porti tra Belgio e Paesi Bassi. Oppure Joseph Johannes Leijdekkers, olandese e considerano uno dei maggiori narcotrafficanti di droga di Anversa. E i Kinahan, la famiglia narcotrafficante irlandese di cui Imperiale è stato anche testimone di nozze nel 2017 sempre a Dubai. Ci sono poi imprenditori iraniani sanzionati negli Usa e in Europa perché ritenuti finanziatori della milizia libanese Hezbollah. Anche il politico russo Grigori Anikeev, sotto sanzioni in tutto l’occidente per il suo supporto all’invasione dell’Ucraina. Oltre che eredi di famiglie africane accusate di aver sottratto milioni di euro dalle casse pubbliche dei propri Stati. E i fratelli Gupta, ricercati in Sudafrica per riciclaggio e latitanti a Dubai.
La voce degli esperti – “Sulla carta gli Emirati Arabi Uniti rispettano gli standard internazionali per contrastare pratiche fiscali dannose e sullo scambio di informazioni amministrative. Formalmente sono conformi”, ha spiegato a IrpiMedia Chiara Putaturo, advisor a livello europeo Oxfam su disuguaglianze e politiche fiscali. Ma “le inchieste degli ultimi anni, gli indici sviluppati da associazioni internazionali e, da ultimo, il voto dell’Europarlamento contro la rimozione dalla “grey list” dimostrano che questi standard, nel caso degli Emirati, sono solo di facciata“. “L’assenza di efficaci meccanismi per l’estradizione sottolinea il modo in cui Dubai protegga i criminali con grandi patrimoni”, dice John Christensen, esperto di giustizia fiscale ed ex consulente di Jersey, dipendenza della corona britannica con un regime fiscale molto agevolato. “A questo si aggiunge una lista di professionisti, tra cui avvocati, banchieri e agenti immobiliari, che si fanno beffe dei requisiti internazionali per segnalare le transazioni sospette e conoscere le origini del patrimonio dei clienti per cui lavorano”.
Ma c’è invece chi dà una versione totalmente opposta. Dubai ha “tolleranza zero verso l’inadempienza” dagli obblighi previsti dalla normativa antiriciclaggio. “La città non è un rifugio per criminali e fondi sporchi. È un rifugio per il commercio legale, per grandi lavoratori legittimi che hanno guadagnato ciò che possiedono“, dice il responsabile del Centro di analisi dei reati finanziari degli Emirati, Sauod Abdulaziz Almutawa, intervistato dalla tv svedese Svt per Dubai Unlocked.