In attesa dei due grandi eventi alle Terme di Caracalla di Roma il 5 e il 9 giugno con “De Gregori Zalone – Voce e piano (& Band)”, Francesco De Gregori è stato ospite a Radio2 Social Club. Il cantautore ha rivelato alcuni aneddoti legati alla sua gioventù: “Parlo degli Anni 70, avevo ritagliato una delle rare foto di De André che era ancora sconosciuto e la portavo dal barbiere per farmi fare i capelli come i suoi. Io avevo i boccoli, allora con il phon me li facevo stirare ma duravano mezz’ora”. Sempre sul cantautore ligure, De Gregori ha aggiunto: “Mi impose di cantargli la parodia che avevo scritto della ‘Guerra di Piero’, io ero agitato, lui si divertì molto, quindi o faceva finta o era un uomo realmente spiritoso”.
De Gregori ha anche duettato sulle note di “Come un anno fa”/”Vincent” insieme al conduttore Luca Barbarossa. “Ero un ragazzino di bottega in una piccola etichetta, – ha spiegato il cantautore – il produttore Micocci mi chiese di tradurre questo bellissimo pezzo inglese, ‘Vincent’, solo che non mi curai minimamente del testo originale e nemmeno capii che era riferito a Van Gogh. Allora non sapevo che l’avrebbe cantata Little Tony ma lui fu molto carino invitandomi a sentire l’incisione del pezzo in studio. C’era suo fratello Enrico al mixer con accanto una radiolina che avrebbe dovuto insospettirmi. Quando la Roma segnò Tony si strappò le cuffie esultando, tutto questo nel clima di questa interpretazione molto romantica e soft”.
Il discorso non poteva poi che virare sull’amico Antonello Venditti: “Fare più di 100 concerti insieme ha corroborato un’amicizia che non poteva mai interrompersi, visto che siamo nati nella stessa incubatrice, negli stessi anni. Eravamo come una cucciolata, questi ragazzini della scuola romana. Poi negli anni abbiamo perso strade differenti, ma lavorando insieme ho riscoperto tante doti umane, intellettuali e artistiche. Ne siamo usciti ancora più amici di quando la tournée era cominciata”.
Infine su Checco Zalone, suo nuovo partner musicale, ha detto: “È un grande pianista e ho capito questa cosa nei 10 anni in cui ci siamo frequentati, era normale che due persone che amano la musica si mettessero a fare qualcosa insieme. Il disco si chiama ‘Pastiche’ perché è un insieme di segmenti messi dentro un po’ a caso, tutto mischiato senza troppo rispetto per qualsiasi tipo di coerenza”.