Ora è ufficiale il capo d’imputazione formulato dalla Procura nei confronti di Filippo Turetta è di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, sequestro di persona, porto d’armi continuato e occultamento di cadavere. Allo studente vengono quindi contestate aggravanti da ergastolo. È stato il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi a informare sulle indagini per il femminicidio della ragazza trucidata dall’ex fidanzato. Lo studente fu fermato in Germania lo scorso novembre dopo aver ucciso l’ex fidanzata, la 22enne di Vigonovo.

Le indagini sono coordinate dal sostituto Andrea Petroni, che ha disposto alcune perizie decisive per contestare la premeditazione. Si tratta innanzitutto di una analisi affidata ai carabinieri del Ris di Parma delle tracce trovate sull’auto di Turetta, a cominciare dalla quantità e dal posizionamento delle tracce di sangue. Serviranno per ricostruire la dinamica del femminicidio. Un’altra perizia riguarda il telefonino e il pc di Turetta, con l’analisi di messaggini, conversazioni, ricerche effettuate in internet, che molto possono raccontare dei giorni precedenti la morte di Giulia.

Un elemento a sostegno della premeditazione è costituito dai due coltelli che lo studente aveva portato con sé il giorno dell’appuntamento con Giulia, che prevedeva l’acquisto di un paio di scarpe che la ragazza avrebbe dovuto calzare nel giorno della laurea. La lama di un coltello da cucina è stata trovata sull’asfalto, a Vigonovo, dove è cominciata l’aggressione in auto. Un secondo coltello è stato rinvenuto in auto, al momento del fermo di Turetta. Sulla Fiat Punto c’era anche un rotolo di nastro adesivo, poi utilizzato per immobilizzare Giulia.

Secondo quanto ricostruito dalla procura la vittima fu accoltellata anche all’interno dell’auto, nei sedili posteriori, quando già si stava dissanguando, dopo che l’ex fidanzato l’aveva già colpita con un fendente letale, mentre lei stava tentando di fuggire nella zona industriale di Fossò. Una telecamera di sorveglianza, come già emerso nei mesi scorsi, aveva ripreso le fasi finali della seconda aggressione, quella di Fossò appunto. Le immagini mostrano Giulia, spinta e colpita da dietro mentre tenta di fuggire di corsa, già fuori dalla macchina. Sbatte la testa su un marciapiede e resta a terra e lui la carica sull’auto. Quel colpo da dietro, anche se non si vede il coltello nelle immagini, sarebbe stato un fendente letale. Poi, le coltellate nell’auto. Da qui anche la contestazione da parte dei pm dell’aggravante della crudeltà, perché Turetta avrebbe sferrato, questa è l’ipotesi, altre coltellate oltre a quella letale alla base del collo, mentre la ragazza stava morendo. I fendenti sarebbero in totale più di una ventina.

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