Avrà il braccialetto elettronico e dovrà essere pagata una cauzione pari a 40mila euro, ma Ilaria Salis potrà finalmente lasciare il carcere di Budapest. È stato infatti accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali dell’insegnante 39enne che può andare ai domiciliari nella capitale ungherese. Il ricorso era stato presentato dai legali dell’insegnante contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista milanese, candidata con Alleanza Verdi Sinistra alle prossime Europee, potrà quantomeno abbracciare i famigliari. Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale.

Gli arresti domiciliari ad Ilaria Salis sono “un successo della difesa- dice all’Ansa l’avvocato Gyorgy Magyar – La corte di appello ha accettato il nostro ricorso”, ha aggiunto. “Lei ha garantito che non scapperà e avrà un braccialetto elettronico. Il tribunale aspetta soltanto il pagamento della cauzione, che ammonta a 40 mila euro”, ha aggiunto. Il legale ha sollecitato i familiari della attivista affinché paghino velocemente.

Trasferimento in Italia?Il trasferimento ai domiciliari apre la strada che agevola le tappe per il possibile rientro in Italia. Le autorità italiane – si apprende da fonti di governo – potrebbero chiedere al dicastero ungherese – previa l’eventuale richiesta da parte dei legali di Salis – la necessaria documentazione e trasmettere il tutto all’autorità giudiziaria competente per il riconoscimento e l’esecuzione in Italia della misura applicata, secondo quanto prevede la legge quadro del Consiglio europeo del 2009, per il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle ‘misure alternative alla detenzione cautelare’. Sulla norma, però, ci sarebbe una giurisprudenza non univoca in quanto quella applicata a Salis non è una misura conseguente ad una condanna definitiva ma una misura cautelare.

La 39enne milanese è accusata di aver aggredito tre militanti di estrema destra: anche durante l’udienza dello scorso 28 marzo aveva manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie e una catena tirata da un agente come fosse un guinzaglio, esattamente come accaduto nell’udienza del 29 gennaio quando il caso era esploso.

Il padre – “Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare” ha detto all’Ansa Roberto Salis, il padre della 39enne. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”. “Siamo molto soddisfatti, finalmente finisce questo incubo per Ilaria ma la sua battaglia continua”: è il commento con l’Ansa di Mauro Straini ed Eugenio Losco, i due legali italiani di Ilaria Salis.

La polemica sul voto – Ieri il padre della 39enne sembrava pessimista: “Purtroppo non ci sono ancora novità sulla richiesta di arresti domiciliari per Ilaria. L’ho sentita ieri, sta bene. Il 22 maggio sarà di nuovo da lei in Ungheria: dovrà ancora una volta andare a trovarla in carcere, a causa della situazione kafkiana che sta vivendo”. In merito alla sua denuncia sul fatto che la figlia, candidata al Parlamento europeo nelle liste di Alleanza Verdi Sinistra, non potesse votare, Salis aveva affermato: “La questione riguarda il governo ungherese e quello italiano: che si mettano d’accordo e consentano a Ilaria di poter esprimere il proprio diritto di voto; e lo stesso deve succedere anche per le altre persone che si trovano nella stessa condizione di mia figlia. Ringrazio ancora l’Alleanza Verdi Sinistra di aver dato ad Ilaria l’opportunità di potersi candidare”.
“Speriamo di ritrovarci tra un anno a Pavia con la presenza di Ilaria tra noi”, ha auspicato Luca Testoni, segretario provinciale di Sinistra italiana.

La Direzione del Servizio penitenziario ungherese aveva però respinto categoricamente l’accusa. “La legge stabilisce che ai detenuti sia data l’opportunità di votare e gli istituti penitenziari sono tenuti a facilitare questo fondamentale diritto democratico”, aveva detto il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs.

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