“Le organizzazioni mafiose sono molto abili, sono brave a camuffarsi. Loro ci sanno fare, loro arrivano. Dal momento in cui è stato dato l’annuncio delle Olimpiadi si sono mossi appetiti, interessi, investimenti. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, indicando l’aumento della presenza della mafia nel Nord Italia e indicando anche le regioni. Ci siamo dentro pure noi”. Da Pieve di Cadore, il suo paese di nascita, don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele e di Libera, lancia un allarme in vista dei Giochi Invernali di Milano-Cortina 2026. Lo fa durante un dibattito promosso da una ventina di associazioni che hanno dato vita a una piattaforma per raccogliere dati e chiedere trasparenza nella messa a disposizione da parte degli enti pubblici di progetti, bilanci, documenti, riguardanti il grande circo dello sport. È una torta miliardaria che non solo attira interessi mafiosi, ma sfida la politica ad attuare una gestione trasparente, onesta e senza sprechi di una colossale montagna di soldi. “Non siamo contro lo sport, che anzi è gioia, promuove l’unità, è una festa – ha detto don Ciotti – ma di fronte alle povertà e alle guerre, vorremmo una scelta di essenzialità e sobrietà, ad esempio l’utilizzo delle strutture esistenti, come era consigliato dal Cio”. Il riferimento implicito è alla pista da bob di Cortina, la cui costruzione è appena iniziata, e che costerà 125 milioni di euro, Iva esclusa.

UNA TORTA DA 5,7 MILIARDI – Le associazioni hanno raccolto in un dossier i dati disponibili, ossia quelli desunti dai documenti ufficiali. Lo definiscono un proto-monitoraggio civico perché, spiegano, “non sappiamo quale sia effettivamente il totale delle opere: ne abbiamo contate 79, ma non esiste un elenco unico istituzionale. È difficile comprendere chi siano i responsabili di un’opera, spesso divisa in lotti, non sappiamo il perché della loro realizzazione e risulta estremamente complesso capire dove siano i dati. Ma soprattutto non sappiamo di troppe opere quando saranno pronte e che utilizzo avranno”. Per questo chiedono di predisporre un portale unico. L’invito è lanciato a Cio, Coni, Fondazione Milano-Cortina 2026, Società Infrastrutture Milano-Cortina, Anas e Ministero dello sport. Un primo calcolo indica in 5 miliardi 720 milioni di euro la spesa totale per le Olimpiadi: un miliardo 600 milioni per l’organizzazione e realizzazione dei giochi, 4 miliardi 120 milioni per le opere connesse. La prima cifra è in carico a Fondazione Milano Cortina e dovrebbe, a pareggio di bilancio, essere coperta da finanziamenti del Cio, diritti televisivi, sponsor e biglietti. Gli altri 4 miliardi sono costituiti solo in parte da impianti sportivi, la maggioranza va a strade e ferrovie.

ALLA LOMBARDIA LA FETTA MAGGIORE – Da sola la Lombardia spende quasi la metà dei soldi. Si tratta di 1,9 miliardi per 41 opere, pari al 47 per cento del totale di spesa (il 52 per cento delle opere). In Veneto la spesa è di 1,4 miliardi per 13 opere, il 33 per cento della spesa totale e il 16 per cento delle opere. La Provincia Autonoma di Bolzano spenderà 428 milioni, per 14 opere, il 10,5 per cento della spesa e il 18 per cento delle opere. La Provincia Autonoma di Trento spenderà 393 milioni per 11 opere, pari al 9,5 per cento della spesa e al 14 per cento delle opere. Sulle spese del Veneto incidono soprattutto la variante di Longarone e la variante di Cortina d’Ampezzo (quasi un miliardi) che forse non saranno nemmeno cantierizzate prima dei Giochi.

PER LE STRADE IL 68 PER CENTO – Interessante l’analisi della tipologia di interventi. Per le 24 opere sportive, essenziali allo svolgimento delle Olimpiadi (pista da bob, palazzetti, piste…), i 542 milioni di euro equivalgono al 13,4 per cento della spesa e al 30,5 per cento del numero di opere. La fetta maggiore va alle 45 opere stradali: assorbiranno 2,8 miliardi di euro, il 68,3 per cento della spesa e il 57 per cento del numero totale. Le opere ferroviarie (8) impiegheranno 711 milioni, il 17 per cento della spesa totale. Le due linee elettriche incidono per 53 milioni di euro, l’1.3 per cento della spesa. In Lombardia, delle 41 opere, 14 sono sportive (187 milioni), 25 stradali (1,3 miliardi di euro), 2 ferroviarie (450 milioni). In Veneto sono previste cinque opere sportive (216 milioni), ma la parte maggiore è costituita dalle 5 opere stradali (1,1 miliardi) che assorbono l’80 per cento di tutti i soldi spesi in regione. Anche in provincia di Bolzano la spesa maggiore riguarda le 11 opere stradali (238 milioni di euro, pari al 55,5 per cento), mentre le opere sportive con 48 milioni sono solo l’11,5 per cento della spesa, quelle ferroviarie il 32 per cento (138 milioni). In provincia di Trento le quattro opere sportive per 90 milioni raggiungono il 23 per cento del totale, le quattro opere stradali (189 milioni) invece il 48 per cento e quelle ferroviarie (66 milioni) il 17 per cento.

QUANTO COSTERÀ LA GESTIONE? – Il dossier ha cercato di districarsi in un dedalo di leggi e delibere, stazioni d’appalto ed enti (Comuni, Province, Regioni, Stato nazionale, Simico, Fondazione, Anas, Rete Ferroviaria Italiana, gestori di linee elettriche). “I commissariamenti hanno semplificato le procedure e non sappiamo quali opere non saranno pronte per i Giochi. Non ci sono neppure indicazioni sulle spese di gestione e sui piani di legacy post-Olimpici richiesti dall’Agenda 2020 del Cio”. Conclusione: “Siamo molto lontani da un sistema effettivo di trasparenza. Chiediamo a tutti gli enti di mettere a disposizione un Portale unico che assicuri il rispetto integrale del ‘diritto di sapere’. Basterebbe lo 0,01 per cento dell’intero budget destinato alle opere per realizzarlo”.

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