Sport

Olimpiadi, “tutto falso”: così la società che gestisce le opere si scaglia contro don Ciotti e chi osa chiedere più trasparenza

Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e del gruppo Abele, assieme a una ventina di associazioni impegnate nella difesa dell’ambiente e della legalità, da Pieve di Cadore aveva lanciato semplicemente un allarme sulle grandi opere delle Olimpiadi Milano Cortina 2026. Ma i Signori del Circo Bianco evidentemente non gradiscono controlli, né monitoraggi civici, né domande di accesso alla documentazione che è dispersa nei siti di tanti enti e società impegnate a preparare un evento per il quale si spenderanno quasi 6 miliardi di euro. È bastato che finisse sui giornali il resoconto della campagna “Open Olympics 2026 per suscitare una durissima reazione da parte di Simico.

Si tratta della società Infrastrutture Milano Cortina 2026, organo governativo con un commissario straordinario che si occupa di impianti sportivi, strade e ferrovie. A febbraio ha registrato un cambio di governance. Il ministro Matteo Salvini e il consiglio dei ministri hanno fatto fuori l’amministratore delegato Luigivalerio Sant’Andrea e al suo posto hanno nominato Fabio Massimo Saldini. Hanno così cercato di dare un’accelerazione a tanti cantieri che languivano, a cominciare da quello (che a febbraio non era ancora partito) per la costruzione della contestatissima pista da bob Eugenio Monti da 124 milioni di euro.

Simico ha diffuso un comunicato dai toni lividi per replicare “ad articoli di stampa e dichiarazioni di alcune associazioni”, ovvero dei principali movimenti ambientalisti italiani (Cai, Wwf, Cipra Italia, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Legambiente, Libera). La dichiarazione puntualizza che “il Piano delle opere olimpiche, sia per quanto riguarda gli interventi, sia dal punto di vista degli investimenti, è stato definito e approvato da due distinti Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. In particolare, il Dpcm del settembre 2023 riporta l’elenco completo di tutte le opere (111 interventi complessivi, per un volume economico che ammonta a 3.604.551.584 euro), oltre ai dati completi su costi, fonti finanziarie e copertura finanziaria di ciascuna opera”. È proprio a quel documento che faceva riferimento il dossier presentato da “Open Olympics 2026” per sostenere che non basta un semplice elenco di appalti per parlare di trasparenza.

Secondo Simico, invece, la trasparenza sarebbe già garantita. “Tutte queste informazioni, ormai da due anni, sono a disposizione di tutti e pubblicati online sul sito del Governo e sul portale web Simico”. In effetti alcuni documenti ci sono, come previsto dalla legge, ma riguardano – ad esempio – solo i bandi di gara, non gli affidamenti diretti, il cui importo è sotto soglia comunitaria, che costituiscono una parte consistente dei lavori o delle spese sostenute. L’affondo finale è indispettito e adombra perfino possibili cause. “Affermare o lasciare intendere che sulla realizzazione delle opere olimpiche non ci sia trasparenza è assolutamente falso, oltreché diffamatorio. Società Infrastrutture Milano Cortina 2026, come già in questi anni, resta a disposizione per fornire informazioni e chiarimenti, in linea con la normativa sulla trasparenza”.

Che cosa aveva don Ciotti di tanto provocatorio da scatenare la reazione della società governativa? Aveva ricordato che il procuratore nazionale antimafia ha denunciato i rischi di infiltrazioni mafiose al nord, adesso che è in arrivo una montagna di soldi. Aveva invitato alla sobrietà nelle spese e al rispetto dell’ambiente della montagna. Aveva posto il problema di un controllo di legalità sulle opere (lo ha fatto anche la Corte dei Conti del Veneto). Per questo era stata formulata la richiesta agli enti pubblici di mettere a disposizione tutti i documenti. Non riguarda solo Simico, ma anche il Comitato Olimpico Internazionale, il Coni, Fondazione Milano Cortina 2026, Anas e Ministero dello Sport. La risposta di Simico ha la violenza di uno schiaffo, con la copertura formale di quanto prescrive la “normativa sulla trasparenza”. In realtà ogni ente pubblico deve per legge rendere consultabili alcune informazioni (ad esempio bilanci e stipendi). Ma è solo una minima parte di tutta la documentazione da cui è possibile capire quanti soldi saranno impiegati per le Olimpiadi e come verranno spesi. E’ una cifra enorme, perché Fondazione (ente organizzatore) deve gestire un miliardo 600 milioni di euro, mentre Simico costruirà opere per più di 4 miliardi.

Attenzione, aveva detto don Ciotti: “Le mafie sono forti. Si camuffano. Stanno investendo nei fondi, nell’immobiliare, acquistano, ci sanno fare…”. I movimenti: “Basta con il ping pong di portali web che portano ciascuno dati diversi e stendono veli oscuri. Chiediamo la trasparenza totale, un portale unico con tutti i dati. Siamo ben lontani da esaudire il diritto a sapere”. La risposta (negativa) è già arrivata. “Contestare e chiedere conto dei progetti non può mai essere diffamatorio – ha dichiarato l’onorevole Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra – Presenteremo una interrogazione al ministro Salvini per chiedere di realizzare il portale unico richiesto”.

Simico ha poi ulteriormente precisato: “Nessun attacco a Don Ciotti, ma solo una precisazione ai comunicati diffusi dalle Associazioni. Simico non si scaglia contro chi ‘osa chiedere trasparenza’, ma risponde a chi accusa la Società di non essere trasparente sulle opere”.