Ennesima conferma della vita sempre più grama dei salariati italiani. Un’altra banca, questa volta è Unicredit, certifica l’esiguità delle buste paga, sempre in coda nelle classifiche europee. Secondo Unicredit, tra il quarto trimestre 2019 e quello del 2023, le retribuzioni reali (ossia tenendo conto dell’inflazione) dei dipendenti italiani sono scese dell’8%, quasi il triplo rispetto al – 3% medio della zona euro. Il periodo preso in esame non è casuale, si tratta degli anni che partono con la pandemia e continuano con lo scoppio della guerra in Ucraina, con tutte le conseguenze, anche economiche, che questi due eventi hanno provocato. Secondo Marco Valli, responsabile dell’ufficio studi di Unicredit, la contrazione degli stipendi dipende soprattutto da una certa timidezza nelle rivendicazioni salariali e dalla lentezza dei rinnovi oltre che dall’assenza di un salario minimo. Non aiuta, probabilmente, neppure l’abolizione del reddito di cittadinanza che, tra le altre cose, consentiva ai lavoratori di rifiutare le offerte con retribuzioni più scandalosamente basse. Va da sé che stipendi più modesti si traducono in consumi anemici, come peraltro emerge mensilmente dai dati sulle vendite al dettaglio.

Sui salari, Unicredit rileva un andamento molto differenziato tra i vari paesi. Se in Portogallo sono saliti del 7%, anche in Germania e Francia sono invece scesi, seppur meno che in Italia. Ciò dipende dalla diversa intensità con cui i due eventi caratterizzante del periodo hanno colpito i vari paesi. In paesi come Belgio, Portogallo, Grecia e Spagna, gli stipendi sono stati però sostenuti da interventi politici come l’indicizzazione all’inflazione o l’incremento dei salari minimi.

Cresce così il fenomeno dei working poor, i lavoratori poveri, ossia coloro che, pur avendo un’occupazione, ricevono paghe così basse da rimanere comunque in una condizione di povertà.Una realtà fotografata anche nel Rapporto annuale dell’Istat diffuso oggi. “L’occupazione è aumentata negli ultimi anni ma il potere d’acquisto dei salari lordi dei lavoratori dipendenti è diminuito negli ultimi 10 anni del 4,5%”, si legge nel documento. “Nonostante i miglioramenti osservati sul mercato del lavoro negli ultimi anni, si legge, l’Italia conserva una quota molto elevata di occupati in condizioni di vulnerabilità economica. Tra il 2013 e il 2023 il potere d’acquisto delle retribuzioni lorde in Italia è diminuito del 4,5% mentre nelle altre maggiori economie dell’Ue27 è cresciuto a tassi compresi tra l’1,1% della Francia e il 5,7% della Germania.

“Il reddito da lavoro ha visto affievolirsi la sua capacità di proteggere individui e famiglie dal disagio economico”, sottolinea ancora l’Istat spiegando che tra il 2014 e il 2023 l’incidenza di povertà assoluta individuale tra gli occupati ha avuto un incremento di 2,7 punti percentuali, passando dal 4,9% nel 2014 al 7,6% nel 2023. Per gli operai l’incremento è stato più rapido passando da poco meno del 9% nel 2014 al 14,6% nel 2023″

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