Musica

Il ritorno dei Finley: “La nostra è stata una parabola folgorante all’inizio, la velocità non fa bene ai progetti. Ci spiace per i giovani artisti”

La band protagonista della scena punk-rock italiana degli anni 2000 torna con l'album "Pogo Mixtape Vol.1" e poi evento unico all'Unipol Forum di Assago il 16 ottobre

I Finley, la band protagonista della scena punk-rock italiana degli anni 2000, torna con l’album “Pogo Mixtape Vol.1” ricco di duetti e la nuova versione del loro più grande successo “Diventerai una star”. Appuntamento live il 16 ottobre all’Unipol Forum di Assago (Milano). Gli artisti che hanno partecipato sono: J-Ax, Naska, Rose Villain, Dari, Divi dei Ministri, Walls, Bambole di Pezza, Ludwig, Punkreas, Fast animals and slow kids, La La Love You, Sethu e Fasma.

“Abbiamo scritto questo disco innanzitutto per divertirci. – ha raccontato la band – È stato stupendo tornare a fare musica con la stessa istintività che ha caratterizzato i nostri primi anni di carriera. Il punk-rock ci ha dato un sogno in cui credere e oggi ci ridà la libertà di poter fare quello che ci piace di più. La nostra musica è festa, energia, ma è anche non prendersi troppo sul serio. Abbiamo deciso di far entrare nel nostro mondo e in questo disco artisti di cui avevamo il poster in cameretta e artisti che avevano il nostro. Abbiamo coinvolto cantanti e band che amiamo e che da anni ispirano la nostra musica. Non tutti arrivano dallo stesso genere musicale, ma tutti posseggono una forte attitudine punk”.

Portare leggerezza non vuol dire non avere argomenti – hanno dichiarato all’Agi -, la nostalgia fa parte dell’essere umano, quando superi i 30 e iniziano le responsabilità o diventi genitore. Non ti accorgi di quanto sia passato in fretta il tempo. A una certa tutti rimpiangono alcuni momenti della vita e ci si rifugia nelle cose belle. La musica è un rifugio e un’evasione”.

Il percorso dei Finley ha avuto una fiammata con i primi due album e riconoscimenti: “Ci è stata chiesta un’accelerazione che non è stata così immediata e i riflettori si sono un po’ spostati, ed è stato un bene, senza rimpianti o rammarico – hanno raccontato all’Ansa – abbiamo lavorato sulla nostra coesione, su noi stessi. Il tempo certe volte è tiranno, altre volte è una grandissima palestra. Mi dispiace oggi vedere giovani artisti che soffrono: bisogna cercare di sfruttare le proprie armi, senza accorciare i tempi, perché la velocità non fa bene ai progetti. La nostra è stata una parabola folgorante all’inizio, ma abbiamo sempre pensato sul medio-lungo termine. Non era tempo di social, ed eravamo una band, per un solista è tutto più complicato. Le nostre canzoni, comunque, hanno resistito alla prova del tempo”.