“Annullare nella sua interezza” la decisione con la quale la Bce – all’epoca guidata da Mario Draghi – rifiutò di autorizzare l’acquisizione da parte di Fininvest di una partecipazione qualificata di Banca Mediolanum. È questa la conclusione a cui è giunto l’avvocato generale della Corte Ue nella causa intentata dalla holding della famiglia Berlusconi e dallo stesso ex presidente del Consiglio, morto nel 2023. Nei prossimi mesi toccherà alla Corte Ue sentenziare sul caso.

Ad avviso dell’avvocato generale Campos Sanchez-Bordona, la Corte – che è ovviamente libera di non aderire al suo parere – dovrebbe in sostanza ribaltare la sentenza, emessa l’11 maggio del 2022 dal Tribunale Ue, con la quale era stato respinto integralmente il ricorso presentato nel dicembre 2016 da Fininvest e Berlusconi confermando la validità della decisione della Bce.

Nelle sue conclusioni, l’avvocato generale ricorda tra l’altro che la decisione presa dalla Bce su richiesta della Banca d’Italia era stata motivata con il fatto che Berlusconi non soddisfaceva la condizione di onorabilità applicabile ai detentori di partecipazioni qualificanti. Una decisione che il Tribunale aveva validato e che Fininvest e gli eredi Berlusconi hanno impugnato.

Il Tribunale Ue, osserva ancora Sanchez-Bordona, avrebbe commesso una serie di errori di diritto nella valutazione degli effetti del controllo esercitato dai ricorrenti su Banca Mediolanum. A cominciare dal fatto che l’autorizzazione della Bce non era necessaria poiché si era in presenza di una partecipazione qualificata storica. Inoltre, per l’avvocato generale il Tribunale avrebbe sbagliato anche nel non considerare altre contestazioni sollevate dai ricorrenti relative all’illegittimità degli atti preparatori adottati dalla Banca d’Italia in seguito alla condanna di Berlusconi per frode fiscale nel 2013.

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