L’ultima soluzione per una delle tante crisi infinite del tessuto industriale italiano si chiama Seri Industrial. E fa nulla se i sindacati hanno vita facile nel ricordare come il gruppo al quale lo Stato si appresta a dare l’ex Irisbus e l’ex BredaMenarini abbia più volte partecipato a “operazioni di salvataggio di aziende ma in realtà non ha prodotto mai un vero rilancio”, come sottolinea con preoccupazione a Ilfattoquotidiano.it Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom con la delega all’automotive.

Quasi 600 dipendenti, due centri produttivi – Bologna e Flumeri, nell’Avellinese – e dieci anni di vertenza alle spalle, adesso Industria Italiana Autobus è a un passo dal finire nelle mani della holding della famiglia Civitillo, imprenditori campani attivi nel settore degli accumulatori di energia. Dei 23 operatori economici del settore che avevano manifestato interesse, quella di Seri è stata l’unica offerta vincolante. Così è scaturita la decisione di Invitalia, che ne detiene il 42%, e Leonardo che già a novembre 2023 aveva deciso di cedere il suo 28 per cento uscendo dall’azienda che produce autobus e avrebbe commesse – anche da diversi grandi comuni italiani – ma vive una difficoltà finanziaria che continua a bloccare la produzione. Il 2023 si è chiuso con un rosso da 63 milioni di euro, che sommati ai 47 dell’anno precedente fanno centodieci milioni tondi tondi di perdita.

Invitalia era entrata in IIA nel 2019 e per legge non può rimanere dentro la società trascorsi cinque anni. Siamo al limite e servirebbe una deroga. Volontà politica, insomma. Che non sembra esserci. Leonardo, come detto, ha già deciso di mollare il colpo e farà un passo indietro anche Karsan, l’azienda turca leader nella produzione di autobus che ha fatto da partner industriale con una quota identica a quella di Leonardo. All’Agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa resterebbe meno del 5% ma l’accordo con Seri prevede – a quanto si apprende – un potere di vincolo che le permetterebbe di revocare le quote agli acquirenti per alienarle a terzi qualora non attuassero il piano industriale.

Seri va bene alle partecipate dallo Stato, ma non ai sindacati né agli enti locali. “Hanno già partecipato in passato al salvataggio di aziende, ma in realtà non prodotto mai un vero rilancio industriale – spiega Lodi – Per questo abbiamo grosse perplessità, non solo noi ma tutti i sindacati. E perfino gli amministratori locali hanno avanzato perplessità sulla scelta”. Uno per tutti, Vincenzo Colla, assessore regionale emiliano allo Sviluppo Economico: “Quel gruppo non ha le condizioni, l’esperienza e le capacità per un’impresa di tale portata – ha detto – Oltretutto ci troviamo in una situazione paradossale perché tutti i Comuni fanno bandi e Industria Italiana Autobus è in difficoltà a partecipare, perché è priva della liquidità necessaria”.

Già perché il problema di Industria Italiana Autobus – che ha Flumeri ha perfino assunto alcune decine di persone negli ultimi mesi – non è un business che non funziona. Ci sono commesse per un migliaio di bus, per lo più destinati alle amministrazioni pubbliche. “Ma non riescono a pagare i fornitori e quindi la produzione va a rilento – spiega Lodi – La difficoltà è finanziaria, non di mercato. La colpa è di chi non ha mai dotato la società di un vero piano industriale. Di volta in volta, Leonardo immetteva alcuni milioni di euro, veniva saldati gli arretrati, si ricominciava a produrre ma dopo qualche mese si tornava al punto di partenza”.

Ora lo Stato ha deciso di liberarsene. “Una situazione paradossale perché finora hanno messo quasi 200 milioni di euro e non è finita. Il piano prevede che Seri investa 50 milioni, mentre Leonardo e Invitalia ne metterebbero altri 90 per poi uscirne per ripianare il rosso e aiutare la ripartenza. Uno schema senza senso”. L’unico percorribile, anche secondo il governo che non ha mosso un dito davanti ai sindacati e alle sue partecipate durante il tavolo convocato al ministero delle Imprese e del Made in Italy. L’alternativa, senza un investitore industriale, sarebbe la liquidazione. Detta fuori dai denti, un fallimento di Stato.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Morto un operaio in un’azienda a Fornaci di Barga: schiacciato da una bobina di rame

next
Articolo Successivo

Ho denunciato in Aula lo stato del biscottificio Biancoforno: una situazione insostenibile

next