Se prima c’erano dubbi (soprattutto per la natura economica dell’addio), ora non ce ne possono essere più. La rabbia di Allegri è la pietra tombale della sua seconda esperienza alla Juventus: vince la Coppa Italia, si infuria con tutti, e saluta. “Se dovessi lasciare la Juve – ha detto in conferenza stampa – lascerei una squadra forte”. Tradotto: ciao Torino, la mia epoca qui è davvero finita. Ma la notte di ieri lascia strascichi non da poco. Cosa è successo? Si deve partire dall’espulsione a pochi minuti dalla fine della partita di Coppa Italia contro l’Atalanta. La Juve è in vantaggio, sta per vincere il trofeo, ma l’allenatore si infuria e va faccia a faccia contro il quarto uomo. “Dov’è Rocchi?” gli grida, facendo riferimento al designatore arbitrale: non gli vanno giù alcune decisioni (un rigore negato, qualche ammonizione non data agli avversari), si strappa via giacca e cravatta ed esce dal campo.
Poi rientra, per festeggiare con la squadra la vittoria. Festeggiare è una parola grossa. Inizia a gridare: “Tu no! Via da qui! Fuori!”. Il destinatario? Non è certo, ma è altamente probabile: Cristiano Giuntoli, che da mesi sta lavorando per allontanarlo e per prendere Thiago Motta. Con l’allenatore del Bologna c’è un accordo più che di massima: triennale tra i 3 e i 4 milioni di euro netti. Circa la metà dello stipendio di Allegri stesso, cosa che può permettere di sostenere a bilancio un eventuale esonero e non una risoluzione (ha il contratto in scadenza nel 2025, quindi resterebbe a bilancio per un’altra stagione). Finisce qui? No. Perché prima di andare in conferenza stampa, nei corridoi dell’Olimpico di Roma, Allegri infuriato aggredisce il direttore di Tuttosport, Guido Vaciago. Lo racconta l’altro protagonista della vicenda. “Direttore di merda! Sì, tu direttore di merda” gli urla. “Scrivi la verità sul tuo giornale, non quello che ti dice la società! Smettila di fare le marchette con la società”. Boom. “Guarda che so dove venire a prenderti. So dove aspettarti. Vengo e ti strappo tutte e due le orecchie. Vengo e ti picchio sul muso. Scrivi la verità sul giornale”. Cercano di trattenerlo sia la direttrice della comunicazione juventina, Gabriella Ravizzotti, sia un addetto della Lega Calcio. Non succede nulla, ma le parole restano.
Anche se afono, in conferenza stampa Allegri poi si calma. O meglio, non fa quasi riferimento a nulla: prova a smentire la lite con Giuntoli, ma le immagini di fatto lo tradiscono. E poi parla del suo presunto addio. Che presunto proprio non è. Già qualche settimana fa, un comunicato di Elkann sembrava tenere Allegri più ai margini, per quanto la decisione non fosse stata davvero ancora presa. Ma la rabbia contro la società è tanta, perché l’allenatore lamenta (non pubblicamente) il fatto che abbia dovuto lavorare in condizioni incerte per mesi, rimanendo in bilico tra permanenza ed esonero. E ora aspetta comunicazioni da parte della Juventus che dovrebbero arrivare a breve. In modo romantico, si potrebbe dire che Allegri lunedì prossimo potrebbe passare i testimone a Thiago Motta (si gioca lunedì al Dall’Ara alle 20.45 la penultima gara di campionato). Ma di romantico non c’è quasi nulla, e la freddezza con cui ha parlato della società ieri lo dimostra. Otto anni alla Juventus, con due stagioni di pausa nel mezzo, e una chiusura tutt’altro che in amore. Questa volta il divorzio sarà senza lacrime, ma con tanta rabbia. Vedere ieri sera, per credere.