L’80% per cento dei ragazzi compresi tra i sedici e i diciott’anni anni utilizza regolarmente strumenti di Intelligenza artificiale come ChatGpt per svolgere compiti, rispondere ai test e scrivere temi. A dirlo è una ricerca di “Noplagio.it”, piattaforma internazionale anti-plagio e di verifica. Numeri che non convincono Paolo Ferri professore ordinario di Tecnologie della formazione all’università Milano-Bicocca che, pur trovando la percentuale troppo alta, ammette che molti adolescenti e giovani la usano spesso per svolgere attività scolastiche tant’è che l’ateneo milanese sta preparando delle linee guida sulla questione.
L’indagine, condotta su 1.007 studenti, ha evidenziato che il sessanta per cento degli intervistati ha utilizzato l’IA per fare i compiti; il 18% per rispondere a test e il 13% per scrivere temi e saggi. Il 68% ha dichiarato che continuerà a utilizzare questi strumenti, con l’8% che lo fa quotidianamente e il 65% che vi ricorre diverse volte al mese o alla settimana. “Il 95% dei ragazzi di quella fascia d’età – dice Ferri a IlFattoQuotidiano.it – è connesso alla Rete e ormai è noto che molti adoperino l’intelligenza artificiale. Chi è in ritardo è la scuola dove gli insegnanti veramente preparati sulla questione sono solo il 5-10 per cento. L’IA non dev’essere demonizzata ma andrebbe presentata fin dalla scuola primaria fornendo ai bambini gli strumenti necessari per non farsi utilizzare dalla macchina ma per adoperare essa. Stiamo parlando di una tecnologia cui è facile accedere e appoggiarsi per svolgere dei compiti ma che sarà parte delle professionalità del futuro dei nostri studenti. Non possiamo voltarci dall’altra parte ma investire sulla formazione dei docenti”.
I ragazzi d’altro canto non sono ricettori passivi. A detta della ricerca di Noplagio.it il 64% degli studenti ritiene che, pur essendo un valido aiuto, l’utilizzo dovrebbe essere controllato. Solo il 31% la considera un’innovazione positiva senza riserve. La fiducia nei contenuti generati dall’IA non è scontata: il 54% dei ragazzi consiglia di non fare completo affidamento su di essa, e il 18% addirittura di non fidarsi mai. Mentre il 41% degli studenti teme che l’IA possa influenzare o addirittura dominare l’opinione pubblica, con un 20% convinto che i governi debbano intervenire con restrizioni.
“Sono dati interessanti. Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi a comprendere che ChatGpt non è un motore di ricerca ma un assistente cognitivo. Le informazioni che fornisce vanno verificate più di una volta”, sottolinea Ferri. Il professore della Bicocca, tuttavia, non teme che l’IA possa essere dannosa per l’apprendimento: “Un maestro o un professore, se conoscono bene i ragazzi, riesce con facilità a scoprire chi ha copiato da ChatGpt. Siamo di fronte a una novità che va compresa e che va usata per migliore la Scuola. In quest’ottica è utile che i docenti abbiano le conoscenze necessarie per adoperare questo strumento che più facilitare anche il loro lavoro o essere persino molto utile con i ragazzi migranti e disabili”.