Mondo

Revocato il ‘daspo’ Schengen al chirurgo palestinese Ghassan Abu Sitta. La Germania gli impediva l’ingresso per “ordine pubblico”

La Germania gli aveva imposto un divieto di ingresso annuale in area Schengen. Ma lui ha vinto la causa in tempo record. “Questa è una vittoria per la libertà di movimento e d’espressione per tutti i cittadini europei e del mondo”. Sono forti e chiare le parole del chirurgo britannico-palestinese Ghassan Abu Sitta, a cui mercoledì è stato revocato il divieto di ingresso in Unione europea impostogli lo scorso aprile dalla polizia di Berlino per “ragioni di ordine pubblico”. Un blocco contro cui è stata subito mossa una causa legale guidata dagli avvocati del Centro internazionale di giustizia per i palestinesi (Icpj) e del Centro europeo di supporto legale (Elsc) contro il governo tedesco: “Dal momento in cui è stata posta a esame giuridico, non ci sono stati dubbi sull’irregolarità di questa misura”, ha spiegato a Ilfattoquotidiano.it il medico e rector dell’università di Glasgow. Che ha aggiunto: “Questo risultato riapre uno spazio concreto per il dibattito politico equo. Uno spazio che in alcune istituzioni e governi europei sta venendo a mancare”.

Lo scorso 12 aprile le autorità tedesche avevano negato al professor Abu Sitta l’ingresso in Germania, impedendogli di partecipare a una conferenza a Berlino dove era stato invitato a parlare delle condizioni sanitarie nella Striscia di Gaza. Dopo essere rimasto per ore al controllo passaporti, la polizia aeroportuale gli aveva comunicato che era stato rifiutato il suo ingresso nel Paese per “questioni di ordine pubblico e sicurezza delle persone presenti all’evento”. “Sono stato costretto a tornare a Londra, non potevo credere di aver subito un trattamento così discriminante”, racconta il chirurgo precisando che “i documenti di espulsione forniti dalle autorità di frontiera inizialmente estendevano il divieto di ingresso in Germania per l’intero mese di aprile”.

Abu Sitta ha partecipato a numerose missioni mediche in zone di conflitto, tra Palestina, Iraq, Libano, Siria e Yemen, ed è stato in prima linea negli ospedali della Striscia di Gaza dall’inizio dell’invasione israeliana, a ottobre, fino a dicembre 2023. La sua esperienza ventennale lo ha reso una delle figure più eminenti in Europa per la medicina di guerra e la chirurgia d’emergenza e da campo, ma soprattutto una voce importante nel monitoraggio del rispetto dei diritti umani, in particolare a Gaza e nei Territori Palestinesi Occupati.

Ed era proprio di questo che Abu Sitta avrebbe dovuto parlare di fronte al Senato francese lo scorso 4 maggio. Al suo arrivo all’aeroporto di Parigi Charles de Gaulle, però, il chirurgo ha scoperto che le autorità tedesche avevano emesso un divieto di ingresso in tutta l’area Schengen per un anno intero che gli avrebbe impedito di viaggiare tutti gli Stati dell’Ue: “Sono stato costretto a intervenire online, ma quantomeno mi hanno dato la possibilità di raccontare ciò che ho visto”, spiega il medico sottolineando che “in Germania non ho potuto proprio parlare, la polizia mi ha spiegato che se avessi provato a partecipare online avrei rischiato una multa e fino a un anno di reclusione”.

Il ‘daspo’ gli ha impedito anche di partecipare a un evento a cui era stato invitato per il 76° anniversario della Nakba a L’Aia, nei Paesi Bassi, dove avrebbe dovuto poi testimoniare presso la sede centrale dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) sull’uso di armi al fosforo bianco nel conflitto a Gaza da parte dell’esercito israeliano (di cui è stato testimone diretto nei primi mesi del conflitto). “Da ottobre a dicembre il professor Abu Sitta ha lavorato senza sosta per aiutare i palestinesi a Gaza, salvando migliaia di civili innocenti in condizioni terribili”, spiega dalle proprie pagine ufficiali l’Icpj, che conclude: “Nonostante l’ostilità di alcuni media e le tattiche di diffamazione delle autorità tedesche, abbiamo raggiunto una vittoria sacrosanta per la libertà di espressione”.