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Russia-Ucraina, dal punto di vista geopolitico l’Ue ha perso un’occasione

di Stefano Briganti

Il generale Mark Milley, quando era capo di stato maggiore americano, poco prima dell’inizio della controffensiva ucraina dell’estate 2023, disse: “Questa guerra non la vincerà nessuno”.

Milley è un militare e ha il realismo che viene dai campi di battaglia di lacrime e di sangue, cosa ben diversa da quello dei politici che operano su più comodi terreni di battaglia dove in gioco ci sono potere e soldi. Dopo due anni e mezzo dall’inizio della guerra proviamo a vedere a cosa ha portato il conflitto in termini geopolitici ed economici.

Partiamo dagli obiettivi da raggiungere dichiarati da Joe Biden, capo di stato maggiore di “Usa allies & partners” (Usa copyright). “Siamo di fronte ad un conflitto tra democrazia e autocrazie e la democrazia vincerà”; “Questo è un momento storico che si presenta ogni mezzo secolo da cui può nascere un nuovo ordine mondiale e noi [Usa] dovremo guidarlo”. Queste dichiarazioni pubbliche sono state fatte da Biden nei primi mesi del 2022 e chiariscono la finalità “superiore” del conflitto per Washington.

E’ perciò attualissimo anche per gli Usa, “paladini degli alti valori morali democratici opposti all’oscurantismo delle autocrazie”, ciò che diceva Machiavelli nel XV secolo: “Ed ancora non si curi [il Principe] d’incorrere nell’infamia di quelli vizi [immorali], senza i quali possa difficilmente salvare lo Stato; perché, si troverà qualche cosa che parrà virtù, e seguendola sarebbe la rovina sua; e qualcun’altra che parrà vizio, e seguendola ne risulta la sicurtà, ed il ben essere suo”. (Il Principe cap. XV).

Seguendo il machiavellico pensiero, a quali vantaggiosi fini mira “il Principe” col mezzo di un immorale vizio come la guerra? Sicuramente geopolitici ed economici: mantenimento dell’egemonia americana e aumento della ricchezza. In risposta alla invasione russa in Ucraina, il “Principe” coi suoi vassalli ha scatenato due guerre: una economica fatta di sanzioni contro Mosca e una militare fatta combattere agli ucraini. Entrambe sono state studiate per non creare problemi agli Usa, anzi, per portargli vantaggi.

La prima è servita per spezzare i legami tra la Russia e l’Europa, creando una maggiore dipendenza europea dagli Stati Uniti – specie per le fonti energetiche. Durante i due anni di conflitto infatti l’esportazione del Gnl Usa alla Ue è aumentata del 140% portando l’Europa ad essere il loro primo acquirente. La guerra sul campo invece ha visto una politica esclusivamente bellicista guidata dagli Usa-Uk e seguita dalla Ue. Il risultato è stato un’allocazione complessiva di oltre 275 miliardi di dollari per Kiev in due anni, di cui 202 in armi (dati Kiel Institute febbraio 2024).

Considerando che i primi cinque maggiori produttori di armi al mondo sono americani, la gran parte di questi 202 miliardi andranno nelle tasche di questi cinque players e produrranno ricchezza Usa. Lo stesso Biden ha rassicurato il Congresso Usa che i fondi per le armi all’Ucraina resteranno negli Usa per generare nuovi posti di lavoro. Ne consegue che se anche ora si ritenga che Kiev non potrà mai ricacciare l’esercito russo grazie alle armi occidentali, le allocazioni per le armi dovranno continuare.

In un modo o nell’altro il conflitto terminerà, ma l’Europa ha già sdoganato la fine del periodo di pace e il passaggio da un’economia di pace ad una di guerra, motivandola con una futura e “inevitabile” guerra con la Russia (Pistorius dixit). I soldi per il riarmo non potranno che andare oltreoceano. Per l’Europa sarà un futuro armato e di “deterrenza delle armi” in perenne stato di confronto con la Russia, in una nuova Guerra Fredda che farà impallidire la prima. Così quando Washington si “occuperà” della Cina, vera minaccia alla egemonia Usa, la Russia sarà tenuta ingaggiata dall’Europa.

Da un punto di vista geopolitico l’Unione Europea ha perso l’occasione per una gestione autonoma del conflitto che, basandosi sui suoi principi fondativi di pace, l’avrebbe svincolata dal letale bellicismo d’oltreoceano.

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