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Europee, comitati anti-inceneritore contro la candidata Pd in Friuli: “Difendeva Kronospan contro di noi”. Lei: “Feci solo una consulenza”

Pordenone, Sara Vito contestata dal Comitato Abc con un volantino

Un volantino composto da due facciate. Sulla prima una dichiarazione di protesta verso il Pd: “Contrari all’inceneritore della multinazionale Kronospan danno il benvenuto alla candidata Sara Vito… avvocato difensore di Kronospan”. Sulla seconda facciata, la copia di una sentenza del Tar del Friuli Venezia Giulia da cui risulta che proprio Sara Vito, nel 2021, assisteva la società contro un ricorso proposto dal Cordinamento dei comitati territoriali e dei cittadini associati e dal Comitato Abc. Il documento, riprodotto in un cartellone, è stato distribuito davanti ai cancelli della Electrolux di Porcia (Pordenone) all’arrivo della segretaria nazionale del Pd Elly Schlein per un comizio elettorale. Accanto a lei l’avvocatessa Vito, che è segretaria provinciale del partito a Gorizia, dove è stata assessore provinciale prima di essere eletta nel 2013 in consiglio regionale, diventando assessore all’ambiente nella giunta Serracchiani.

Pur essendo l’unica friulana nelle liste dem della circoscrizione Nordest, la sua presenza è stata contestata nel Pordenonese dai rappresentanti del movimento che da anni sta tentando di contrapporsi ai progetti industriali di Kronospan. Si tratta di un’azienda austriaca, leader nella produzione di pannelli in legno riciclato, che ha presentato un progetto da 275 milioni di euro per la costruzione di un nuovo stabilimento, con impianto per lo smaltimento dei residui. Così è partita la mobilitazione contro l’inceneritore da realizzare a San Vito al Tagliamento, nella zona industriale Portorosso. Il Tar ha respinto numerosi ricorsi e quindi l’azienda ha avuto via libera.

L’avvocatessa Vito è finita nel mirino per aver assistito Kronospan contro uno dei ricorsi ambientalisti. Una parte delle 7.500 persone che firmarono contro l’azienda non glielo ha perdonato. Nel braccio di ferro con la multinazionale, il Comitato Abc è stato citato per danni in una causa civile dai contenuti economici onerosi. Il primo grado si è concluso lo scorso anno con il rigetto di una richiesta di risarcimento di 600mila euro, 500 mila euro da liquidare alla società e 100 mila euro all’amministratore Massimo Cenedella. Una somma enorme per le dichiarazioni delle portavoci di Abc, Eleonora Frattolin, che dal 2013 al 2018 è stata consigliere regionale del Movimento Cinquestelle, e Lucia Mariuz. Assistite dall’avvocato Luca Ponti hanno vinto la causa in primo grado e l’azienda ha dovuto pagare 11 mila euro di spese legali.

Il giudice aveva sentenziato: “I riferimenti ad un atteggiamento ‘intimidatorio’ nei confronti del comitato e dei cittadini contrari all’ampliamento da parte di Kronospan sono mero argomento polemico privo di valenza diffamatoria, utilizzato da chi si riteneva espressione di una comunità locale della quale aveva intenzione (ed interesse) ad indicare il rischio di soccombenza a fronte della sovrastante forza economica e di relazione della grande impresa i cui progetti si intendeva contrastare”.

In quella occasione Frattolin aveva commentato: “Il fatto stesso che una multinazionale leader mondiale nel suo settore si spinga a chiedere un risarcimento di 600mila euro per diffamazione a due private cittadine, ree di rappresentare un comitato spontaneo che ha combattuto una sacrosanta battaglia ambientale e sanitaria, è un precedente grave e pericoloso”.

Vito, interpellata da ilfattoquotidiano.it, ha dichiarato: “Questo attacco strumentale in piena campagna elettorale, tanta virulenza e insistenza sono assurdi, se c’è chi se la prende con me dopo 7 anni di Massimiliano Fedriga. I fatti sono noti, a cominciare dal dato che non sono l’avvocato difensore della Kronospan, come sostenuto. Sono una professionista e ho fatto una consulenza legale per questa azienda, quando non ricoprivo da tempo alcun ruolo amministrativo nella pubblica amministrazione”. Poi ricorda: “Quando sono stata assessore mi sono sospesa dalla professione anche se non era un atto dovuto. Le scelte di querela per diffamazione sono state decisioni autonome dell’azienda. Il progetto del 2013 è stato approvato a seguito dell’istruttoria tecnica della commissione di Valutazione di impatto ambientale regionale”.