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“Non è un parco, è una prigione”. Animali tenuti in condizioni disumane, scoppia la protesta sui social contro lo zoo

Il Fuyang Wildlife Park è accusato di una serie di pratiche scorrette tra cui la morte di molti di essi per incuria e il mancato smaltimento dei loro corpi

di F. Q.
“Non è un parco, è una prigione”. Animali tenuti in condizioni disumane, scoppia la protesta sui social contro lo zoo

Un parco faunistico nella provincia orientale cinese di Anhui è accusato di tenere gli animali in condizioni orribili, causando la morte di oltre una dozzina di tigri siberiane per cause innaturali. La scioccante indagine, condotta da una rivista di proprietà del China News Service, ha scatenato l’indignazione nello stato asiatico dopo la sua pubblicazione lunedì, portando a chiedere che i proprietari del parco subiscano conseguenze legali.

Il Fuyang Wildlife Park è accusato di una serie di pratiche scorrette, tra cui l’allevamento illegale di specie protette, la vendita di animali senza licenza, la detenzione di animali in condizioni disumane, la morte di molti di essi per incuria e il mancato smaltimento dei loro corpi. Secondo il rapporto, tra gli animali morti per cause innaturali ci sono 20 tigri siberiane, due leoni africani, tre giraffe e diversi macachi.

Durante una visita al parco lo scorso venerdì, i giornalisti hanno scoperto che i corpi di alcuni cuccioli di animali erano conservati in congelatori all’interno del parco. Una struttura frigorifera separata conteneva pile di corpi di tigri adulte, leoni, giraffe e orsi. Quest’ultimi esemplari che vivono nel parco, sono tenuti tutto l’anno all’interno di gabbie di ferro, secondo quanto si dice nel rapporto. I cuccioli di orsi neri hanno consumato la pelliccia sulla testa a causa dello sfregamento contro le gabbie, lasciando il cuoio capelluto scoperto, uno, addirittura non è più in grado di camminare dopo essere stato tenuto a lungo in uno spazio così ristretto. Sempre stando a ciò che si legge nel rapporto, anche diverse tigri siberiane, che sono una specie protetta di classe 1 in Cina, sono tenute in gabbie esposte alle intemperie.

I social cinesi sono insorti contro questo maltrattamento nello zoo. Nel social network Weibo è partito l’hashtag correlato che ha già ricevuto oltre 100 milioni di visualizzazioni. Molti commentatori hanno espresso rabbia nei confronti del parco e si sono chiesti come abbia potuto continuare a operare per così tanto tempo: “Questi non sono animali piccoli, come possono morire 20 tigri senza che nessuno lo sappia?”, si legge nel commento più votato. “Non è un parco per animali, è una prigione per animali”, ha detto un altro utente.

Poco dopo la pubblicazione del rapporto di lunedì, il Fuyang Wildlife Park ha annunciato la chiusura temporanea fino a mercoledì a causa di “aggiornamenti in alcune aree del parco”. Lo stesso giorno, un membro del personale del parco, di nome Pan, ha dichiarato ai media nazionali che, le tigri morte menzionate, non appartenevano al loro zoo e che neanche loro avessero capito cosa fosse successo.

Le autorità locali hanno istituito una task force per tenere sotto controllo le attività all’interno del parco. “Se il parco faunistico di Fuyang ha tenuto per lungo tempo in gabbia animali selvatici protetti di prima classe nazionale senza fornire loro uno spazio per esercitarsi, ciò costituisce un comportamento abusivo e potrebbe essere considerato illegale” ha dichiarato Li Enze, direttore esecutivo del Centro legale per il benessere pubblico dello Studio legale Yipai di Pechino. Enze poi ha concluso: “Un gran numero di animali, come tigri siberiane e leoni africani, sono già morti e questo richiede ulteriori indagini. I colpevoli dovrebbero essere chiamati a rispondere”.

Il parco aveva aperto nel 2021, mentre la Cina stava ancora attuando rigidi controlli sulla pandemia, e sembrava essere sotto pressione finanziaria. Quando il parco si è trovato di fronte a un’ondata di proteste per i prezzi dei biglietti di 98 yuan, molto più alti rispetto agli altri zoo di Anhui, ha rilasciato una dichiarazione in cui sosteneva che, in quanto zoo privato senza investimenti o sovvenzioni governative, non aveva altra scelta che applicare prezzi elevati. Tutte queste problematiche hanno avuto un impatto sul benessere degli animali all’interno del parco.

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