Volete sapere l’ultima sull’aria che tira nella destra italiana? Non si può citare il fascismo; tanto meno si può nel centenario dell’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti (1885-1924) da parte di sicari fascisti, per ordine di Benito Mussolini. Perché?
Secondo il sindaco di Maserà di Padova Gabriele Volponi (un cognome, una garanzia), eletto in una lista civica e capo di una giunta di centrodestra, si tratta di “contenuti informativi non neutrali”; quindi non se ne può parlare nel suo Comune, tanto meno prima delle elezioni europee previste l’8 e il 9 giugno. Nel caso non si capisse come la pensa, ha chiosato: “Ma basta con questa storia del fascismo e dell’antifascismo!”.
L’ultimo episodio di intolleranza post-fascista (non commentata dal governo Meloni, che d’altra parte non ha fatto nulla per celebrare i cento anni anni dal delitto Matteotti) è stato determinato da questa circostanza: lo storico Mimmo Franzinelli aveva chiesto di presentare il suo ultimo libro Matteotti e Mussolini. Vite parallele, dal socialismo al delitto politico in uno spazio comunale di Maserà. Niente da fare: la censura firmata Volponi glielo ha impedito. Peraltro il 12 aprile scorso Volponi, col voto della maggioranza destrorsa, aveva rifiutato di revocare la cittadinanza onoraria al romagnolo Benito Mussolini; rifiutando nello stesso di darla al veneto Giacomo Matteotti (era nato a Fratta Polesine, 36 km da Maserà). “Togliere la cittadinanza a Mussolini? È stata votata dai nostri antenati: io, sindaco di un paese di provincia, posso cambiare la storia?”, aveva sbottato il primo cittadino.
Proprio dopo essere stato colpito dal “No” a quel riconoscimento per Matteotti, Franzinelli, membro della Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini di Firenze, aveva deciso di proporre una presentazione del suo libro, assieme all’Anpi di Padova. Bocciato. Il sindaco si è limitato a imporre di spostarlo come minimo dopo le elezioni europee: evidentemente egli ritiene tuttora che Giacomo Matteotti sia un suo avversario politico. Franzinelli ha però garantito che sarà comunque a Maserà il 21 maggio, alle 18, dove presenterà il libro in un luogo da definire, checché ne dicano i post-fascisti di turno.
Le scelte del sindaco Volponi ovviamente hanno suscitato molte reazioni negative. Alcune piuttosto sarcastiche. Per esempio, è il caso di una lettera aperta appena inviata a Volponi dall’Associazione nazionale ex internati nei lager nazisti (Anei), che rappresenta gli Imi (Internati militari italiani): oltre 630.000 finirono nei lager nazifascisti – e 50.000 vi morirono – per aver rifiutato di indossare le divise della Repubblica di Salò mussoliniana e quelle del Reich.
Scrive Gastone Gal, vicepresidente nazionale, padovano: “Impedire l’espressione del libero pensiero, tanto più se è espresso da uno storico universalmente riconosciuto per il rigore scientifico dei suoi scritti, non è certo quello per cui diede la vita chi si oppose alla violenza dello squadrismo fascista, per donarci la libertà. [..]. Fu proprio in conseguenza del mancato intervento del re, che avrebbe dovuto sconfessare il duce dopo l’assassinio di Matteotti, che Mussolini diede inizio alla sua dittatura“.
Poi, a proposito del fatto che secondo il sindaco la storia di Matteotti “non è neutrale”, scrive Gal: “La Storia, frutto di rigorose ricerche e di inoppugnabili documenti, è neutrale; la sua interpretazione può essere politica. Ed è quello che fa chi si oppone alla diffusione del lavoro degli storici quando la Storia non corrisponde al suo pensiero”. Guarda caso, grazie al libro di Franzinelli censurato da Volponi, “la Storia – scrive Gal – dimostra le nefandezze del fascismo, la cui apologia è vietata dalla nostra Costituzione”. Potremmo aggiungere che persino a Volponi è toccato l’ingrato compito di giurare sulla Carta costituzionale antifascista, prima di potersi sedere sulla sua poltrona in municipio.
In attesa che al podestà – pardon… – sindaco di Maserà venga la brillante idea di vietare anche la Costituzione, colpevole a sua volta di evidenti “contenuti informativi non neutrali”, non resta che aspettarsi un cenno da parte di qualcuno: dalla Prefettura di Padova, che rappresenta il governo nel Padovano, tanto per cominciare; fino alle solitamente loquaci alte sfere di Palazzo Chigi, in questo caso stranamente afone.