Il 17 settembre di 7 anni fa Franco Battiato, al Teatro Greco di Catania, compariva per l’ultima volta in pubblico con l’esecuzione di una delle pagine più ispirate del suo intero repertorio, la Messa arcaica. Ne seguì un silenzio solo sporadicamente interrotto da qualche notizia sulle sue precarie condizioni di salute, poi, il 18 maggio del 2021, la scomparsa.
Oggi, a distanza di 3 anni, la neonata Fondazione Battiato ha ripreso il discorso proprio dove l’artista l’aveva interrotto, inaugurando le sue attività, il 16 di questo mese, con l’esecuzione della Messa arcaica in un contesto nel quale l’unica opera sacra del compositore non era mai stata eseguita, quello del Duomo di Milano: “Eseguire la sua Messa in Duomo – mi dice Cristina Battiato, presidente della fondazione – è stato estremamente importante, innanzitutto per la bellezza del luogo, e poi perché Milano è la città che ha dato a mio zio la possibilità di esprimersi e che lui ha amato tantissimo”.
Alla direzione dell’Orchestra da Camera Canova era presente uno dei più antichi collaboratori e amici di Battiato, il celebre pianista Antonio Ballista, così come alle tastiere Angelo Privitera e al pianoforte Carlo Guaitoli: presenza inedita nella parte vocale che fu dell’autore è stata invece quella di Giovanni Caccamo, nobile cantautore lanciato anni fa dallo stesso Battiato.
Non però della sola produzione musicale si occuperà la Fondazione Battiato, il cui compito, come specifica ancora la presidente, è quello di mantenere la conoscenza dell’opera dello zio a 360 gradi. Ci sarà perciò un importante lavoro di catalogazione che riguarderà anche la sua produzione grafica, le sue tele. Non solo: è già in programma una mostra, da farsi entro la fine del 2025, che contemplerà tutti i fronti della sua produzione, quella musicale, quella pittorica, quella cinematografica, ecc.
Le anticipazioni non finiscono qua, perché proprio quest’anno ricorre il trentesimo anniversario dell’unica opera lirica di Battiato mai incisa su disco, Il cavaliere dell’intelletto, partitura che la Fondazione, come rivela la presidente, ha intenzione, in qualità di terzo atto dalla sua nascita, di riportare in scena nel 2026. L’intento è infatti quello di fare un solo grande evento l’anno, “(…) così da farlo bene – mi dice Cristina Battiato – nella speranza di avvicinarci al modo di lavorare di mio zio, quindi con una precisione e una serietà assolute”.
Non si esclude inoltre, assodata la volontà di riportare in scena l’opera che Battiato dedicò all’imperatore Federico II di Svevia, di inciderla anche discograficamente, obiettivo che la fondazione pondera accanto a quello di un nuovo documentario sull’artista siciliano; progetto ancora agli esordi, mi dice Cristina Battiato, ma che verrà affidato alle cure di un importante regista.
Pare però si profili, accanto al documentario, anche la produzione di un vero e proprio film sul musicista siciliano, con attori nei panni suoi e dei più stretti collaboratori: “Anche questo – chiosa Cristina Battiato – è un progetto che stiamo valutando, ed è ovviamente in collaborazione con la Fondazione”.