Il verbale dell’interrogatorio di Roberto Spinelli, figlio di Aldo, diventa un caso. Tutto ruota intorno alle parole trascritte come come “finanziamenti illeciti“. Quattro giorni dopo l’interrogatorio (fino a quel momento, la trascrizione del verbale non era stata contestata dagli altri presenti) arriva il colpo di scena: Spinelli, attraverso il suo avvocato Andrea Vernazza, smentisce quel passaggio. “Con la presente – scrive l’imprenditore in una comunicazione ufficiale depositata venerdì in cancelleria – nego di aver utilizzato l’aggettivo ‘illeciti’, e ritengo, come ho fatto, di aver detto ‘leciti’”. Adesso i pm di Genova, che indagano sul presunto sistema di corruzione che ha portato all’arresto di Giovanni Toti, riascolteranno, forse già da lunedì, il file della registrazioni.
Una verifica delle fonoregistrazioni che servirà per capire se si è trattato davvero di un errore di trascrizione e per escludere l’ipotesi che si tratti, invece, di un ripensamento tattico. Il passaggio contestato riguarda le parole trascritte verso la fine dell’interrogatorio quando Roberto Spinelli rimarca come fosse Giovanni Toti a cercare continuamente il padre Aldo, quasi mai il contrario. Accadeva spesso sotto “campagna elettorale”, afferma, e per descrivere il tenore delle promesse fatte dal governatore Spinelli utilizza più di una volta il termine “sceneggiate”. Il pm Luca Monteverde, a quel punto, chiede di essere più preciso: “Ma perché faceva queste sceneggiate? Voleva del denaro?”. Spinelli junior, incalzato dal magistrato, risponde così: “Perché voleva finanziamenti illeciti”.
Adesso lo stesso figlio dell’imprenditore sostiene di aver detto invece “finanziamenti leciti”. Per gli inquirenti allo stato fa fede la trascrizione effettuata e, comunque, da quanto chiarito, questo aspetto non cambia il quadro per l’imputazione di corruzione anche a carico del Governatore, per come delineata.