Giovedì scorso il tribunale amministrativo superiore di Berlino-Brandeburgo ha condannato il governo tedesco dando ragione all’associazione ambientalista non profit Deutsche Umwelthilfe (DUH) sull’insufficienza del programma di tutela del clima del 2023. Si tratta del secondo ricorso vinto dal DUH contro l’esecutivo (protocolli OVG 11 A 22/21 e OVG 11 A 31/22) per il mancato impegno nei traguardi di riduzione dei gas serra previsti in diversi settori dal 2024 al 2030. Tra gli altri quello di ridurre del 65% le emissioni di CO2 rispetto al 1990 entro il 2030, ma ancora l’anno scorso il calo era appena del 46% e la Germania non ha raggiunto neppure l’obiettivo di ridurle del 40% entro il 2020. I giudici hanno perciò statuito che le linee di intervento dell’attuale piano governativo sono troppo deboli e la politica di protezione del clima inadeguata.
Il Governo è libero di scegliere le misure da adottare, hanno chiarito i magistrati, ma le disposizioni attuali si baserebbero su presupposti “irrealistici“. Mentre dal programma deve emergere con chiarezza la loro idoneità a evitare il superamento del tetto di emissioni prefissato. Per effetto della sentenza il governo è quindi tenuto ad adottare un nuovo programma di protezione del clima, adeguato a raggiungere l’obiettivo 2030 di riduzione della CO2. Una sconfitta soprattutto per il dicastero guidato dal Verde Robert Habeck. Del resto, nel corso del dibattimento la difesa dell’esecutivo non aveva potuto che essere timida, visto che lo scorso autunno il governo stesso, nel presentare il piano di tutela del clima, aveva ammesso che, per centrare l’obiettivo, entro il 2030 si sarebbero dovute risparmiare 200 milioni di tonnellate di CO2 in più rispetto a quanto preventivato.
Il bilancio potrebbe rivelarsi infatti anche peggiore del previsto, ha illustrato ai magistrati amministrativi Brigitte Knopf, componente del consiglio di esperti sulle questioni climatiche che dà consulenza al governo e ascoltata dai giudici come perito. Perché l’attuale piano di tutela del clima presuppone l’esistenza di 60 miliardi di euro del Fondo per le trasformazioni ed il clima. Soldi che la sentenza del novembre 2023 della Corte costituzionale sul freno al debito ha cancellato, e senza che il piano ambientale fosse poi modificato. I giudici nella loro sentenza hanno perciò riconosciuto la necessità di maggiori sforzi da parte dell’esecutivo. Dal suo sito il DUH esulta: “Il Governo non può più chiamarsi fuori dalle sue responsabilità per la protezione del clima e rifiutare l’adozione di misure efficaci”. Jürgen Resch (DUH) ha dichiarato all’emittente Zweites Deutsches Fernsehen che “il Governo deve ora adottare misure concrete, come la riduzione dei sussidi dannosi per il clima o l’introduzione di un limite di velocità”.
Non è il primo scacco per la coalizione governativa in tema di tutela climatica. In un’altra sentenza, accogliendo un primo ricorso del DUH, la stessa Corte aveva imposto all’esecutivo di presentare dei piani di intervento rapido, come prevedeva la legge, nei settori dell’edilizia e dei trasporti che avevano mancato i traguardi di riduzione delle emissioni. Contro quella sentenza il governo ha prima presentato appello al Tribunale amministrativo federale, decidendo poi addirittura di scavalcarla indebolendo la legge con una nuova versione approvata dal Bundestag il 26 aprile e dal Bundesrat venerdì 17 maggio. Per l’esecutivo la nuova Klimaschutzgesetz ha ora maggiore flessibilità senza intaccare i traguardi stabiliti rispetto alle emissioni del 1990: -65% entro il 2030, -88% nel 2040 e piena neutralità climatica entro il 2045.
A dirla tutta, con la nuova legge la questione dell’abbassamento delle emissioni, pur con l’obbligo di enunciare i risultati per ogni settore, verrà valutata complessivamente, unendo il risultato di tutti i ministeri. Un settore potrà quindi compensare i deficit di un altro. Oltre ad essere abolito il vincolo di traguardi per ogni dicastero, viene meno anche l’obbligo di presentare misure correttive immediate. Miglioramenti saranno necessari solo se si vede che l’obiettivo generale di protezione del clima è a rischio, ma questo verrà verificato solo dopo due anni, e la prossima volta sarà nel 2026. Nondimeno il governo rivendica la validità della nuova legge nel rafforzare anche il ruolo del consiglio di esperti per le questioni climatiche: convaliderà le previsioni dell’esecutivo e potrà accertare le emissioni effettive, presentando poi suggerimenti sull’ulteriore sviluppo di misure adeguate a protezione del clima. L’approvazione della nuova legge al Bundesrat ha fatto così decadere la prima sentenza, che obbligava interventi immediati nell’edilizia e nei trasporti. La novità non inficia però la più recente pronuncia giudiziaria di giovedì, perché la nuova legge non intacca l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2. Per evitare di dover adottare un nuovo programma, stavolta al governo resta solo la strada di un ricorso all’istanza superiore federale.