Calcio

Klopp dice addio a Liverpool: non un tecnico, ma il leader di una comunità. “È la città dalle braccia aperte” – La sua (splendida) lettera

L’addio al Liverpool di Jurgen Klopp, all’ultima panchina con i Reds nel match del 19 maggio contro il Wolverhampton, meritava qualcosa di speciale dopo nove anni straordinari e l’allenatore tedesco ha nobilitato l’avvenimento con una splendida lettera alla città diffusa attraverso Echo, storico giornale locale. Basta l’immagine, che ispira il titolo: “Liverpool città dalle braccia aperte”. Open Arms, come l’Organizzazione umanitaria sostenuta dal suo grande rivale, Pep Guardiola.

La lettera di Jurgen Klopp
“Prima di venire a Liverpool non avevo mai scritto una lettera a un giornale in vita mia. Ora sto scrivendo la seconda lettera al Liverpool Echo e questo probabilmente spiega alcune cose.
La prima è che probabilmente ora ho ‘quell’età’. La seconda è che questo è un giornale che gioca un ruolo importante in questa città. La terza è che per me è un ottimo modo per parlare a quante più persone possibile che vivono qui.
Per me Liverpool è la città delle braccia aperte. Un posto che ti accoglie come un figlio e non gli importa da dove vieni. Vuole solo che tu ne faccia parte e non potrei essere più orgoglioso del fatto che mi sia stato permesso di avere questo incredibile privilegio.
Una città che dà questo tipo di accoglienza merita almeno un addio doveroso.
Quando penso a questa città e alle sue meravigliose persone, la lezione più grande che porterò con me è che arrendersi non rientra sicuramente nel dizionario di Liverpool.
Se vieni da qui, è probabile che non solo tu sia pronto a combattere, ma che tu voglia davvero combattere. Non solo. Il modo in cui state uniti, in tutti i tipi di circostanze, significa che anche quando le probabilità sono contro di voi, è ancora possibile vincere.
Questo è il motivo per cui uno dei momenti di cui sono più orgoglioso è quando mi è stato consegnato il premio Libertà della Città di Liverpool. Ricevere questo onore, in una notte in cui i capi della città hanno parlato di me, un ragazzo della Foresta Nera, come se fossi uno di loro, è uno dei più grandi privilegi della mia vita.
Condividere momenti di successo con la gente non può che essere speciale, indipendentemente dal club in cui ti trovi, ma il modo in cui lo fa Liverpool ti porta a un livello completamente nuovo.
Oltre a tutto ciò, mi è piaciuto il fatto che questa è davvero la città del calcio. Non importa dove vai a Liverpool e non importa con chi parli: la gente vuole parlare di calcio. E non solo chattare. Ogni singola parola racchiude una passione e un amore per il gioco.
Naturalmente io sono del lato Rosso e lo sarò sempre adesso, ma so per esperienza che lo stesso è assolutamente vero per il lato Blu. Vivere vicino al fiume Mersey ha chiaramente questo effetto sulle persone.
Domenica sarà l’ultima volta che allenerò il Liverpool e sarà un’occasione in cui cercheremo ancora una volta di rendere orgogliosi i nostri tifosi, ma sarà anche un’opportunità per ricordare i momenti trascorsi insieme”.

Un saluto da gran signore, che non ha celebrato solo la forza magnetica del calcio nella città di Liverpool, ma anche il suo profondo senso di comunità che ha portato, per esempio, al famoso report sul disastro di Hillsborough del 15 aprile 1989. In quel documento, elaborato dopo anni di lavoro, sono stati smontati i capi d’accusa delle autorità del governo Thatcher e smascherato il castello di bugie per depistare le indagini costruito all’epoca dalla polizia, vera responsabile della strage. Nel 2012, il premier David Cameron fu costretto a chiedere scusa alla città.

Klopp saluta dopo 3137 giorni: dall’esordio sulla panchina Reds il 17 ottobre 2015 in Tottenham-Liverpool, al congedo di Liverpool-Wolverhampton, 19 maggio 2024. Il bilancio, a un match dall’addio, è di 490 partite, con 298 successi, 109 pareggi e 83 sconfitte. Sotto la guida del tecnico tedesco sono arrivati otto trofei: 1 Mondiale per club, 1 Champions, 1 Premier, 1 Supercoppa Uefa, 1 FA Cup, 2 Coppe di Lega, 1 Community Shield. Il Liverpool è stato il principale avversario del Manchester City di Guardiola. Un fiero oppositore, che ha potuto contare sempre su investimenti senza limiti di spesa, al contrario della politica più rispettosa delle regole finanziarie seguita dal Liverpool. Klopp sbarcò in riva al Mersey per sostituire il nordirlandese Brendan Rodgers. L’8 ottobre 2015 firmò un contratto triennale. Come ha rivelato il quotidiano spagnolo El Paìs, l’allenatore tedesco, reduce dalla magnifica esperienza al Borussia Dortmund, fu scelto con il sistema matematico di un fisico di Cambridge, Ian Graham, già adottato con i Boston Red Sox di baseball dal comproprietario del Liverpool, John W.Henry.

Klopp si presentò definendosi “Normal One”, in contrapposizione allo Special One per eccezione, José Mourinho, in quel momento tecnico del Chelsea campione in carica della Premier. La verità è che in questi nove anni Klopp si è meritato la qualifica di Special. Un allenatore e un uomo capace non solo di dare un’impronta al calcio del Liverpool con il suo Gegenpressing, irresistibile nelle migliori giornate, ma anche di mostrare un alto livello di sensibilità sociale. Negli anni bui del Covid, Klopp è stato esemplare, forse la figura di maggior riferimento della città, tifosi dell’Everton compresi. La sua anima socialista ha stabilito una connessione profonda con i tifosi e con l’anima di Liverpool. È stato allenatore e leader, figlio adottivo e padre, amico e voce delle coscienze. L’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto. Le open arms, evocate nella lettera al Liverpool Echo, lo abbracceranno all’Anfield con affetto. L’allenatore, e l’uomo, meritano un grande tributo e, più semplicemente, un affettuoso grazie. Ora il Liverpool passerà nelle mani dell’olandese Arne Slot, 45 anni, reduce da tre stagioni al Feyenoord. Il suo problema uno non sarà guidare i Reds, ma rappresentare il post Klopp.