“In Italia da più di 20 anni votiamo con leggi elettorali che sono state dichiarate incostituzionali (come il Procellum) oppure (come il Rosatellum) contrarie ai principi internazionali di democrazia. Il ricorso nasce da questo”. L’ex segretario dei radicali, Mario Staderini, racconta a ilfattoquotidiano.it la genesi del ricorso presentato dopo le elezioni del 2022 e adesso ammesso dalla Corte europea dei diritti umani (Cedu). L’Italia adesso dovrà spiegare all’Europa se le modifiche apportate alla legge elettorale hanno violato la libertà di voto dei cittadini. Al centro c’è il Rosatellum, l’ultimo sistema elettorale utilizzato alle scorse elezioni politiche, quelle che hanno portato al governo Giorgia Meloni. Ma non solo: i fari sono puntati su tutte le ultime riforme elettorali che, per i ricorrenti, hanno comportato la violazione dei diritti degli elettori. Palazzo Chigi ha fatto sapere che sta preparando la memoria difensiva, il governo ha tempo fino al 29 luglio per replicare alle domande della Cedu.

Com’è nato questo ricorso?
“Nel 2018, approvato il Rosatellum a pochi mesi dal voto, siamo stati costretti come cittadini a recarci al voto con le regole cambiate all’ultimo minuto. Di fronte alla montante rabbia e voglia di astensione da parte di tanti cittadini, ho deciso di organizzare – insieme ad alcuni ex compagni radicali come Giuseppe Alterio, Lorenzo Mineo e Paolo Breccia – una duplice attività. Da una parte, tramite il nostro sito libertadivoto.it, abbiamo svelato i trucchi che c’erano dietro questo sistema elettorale creando un software (con i nostri soldi) per far sapere ai cittadini a quale candidato al maggioritario sarebbe automaticamente confluito il voto da loro espresso per una lista al proporzionale. Software che è stato utilizzato da circa 70mila cittadini, appartenenti a tutti i partiti, di oltre 5mila comuni italiani. Accanto a questa ‘operazione verità’, abbiamo organizzato un ricorso collettivo alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il ricorso è stato reiterato nel 2022, con più di 500 cittadini che si sono recati ai seggi a verbalizzare che non avrebbero votato perché la legge violava il loro diritto alla libertà di voto. È un ricorso quindi di alcuni cittadini che però coinvolge tutti quelli che si sono mobilitati”.

Qual era il vostro obiettivo?
“Interrompere il malcostume di una pratica antidemocratica che c’è in Italia per cui le leggi elettorali vengono fatte contro i cittadini e nell’interesse, invece, dei partiti. E finalmente adesso abbiamo avuto la risposta della Cedu. Questo è stato il frutto della mobilitazione di cittadini che hanno ritenuto di non subire più le violazioni del diritto di voto e hanno mantenuto la speranza e la fiducia nella giustizia, in questo caso extra-italiana, per obbligare l’Italia ad approvare leggi elettorali rispettose”.

Tutto questo mentre a ogni tornata elettorale si parla della sempre più alta percentuale di astenuti.
“Quello che la Corte europea discuterà non è il diritto dei partiti alle elezioni o il danno che un partito ha avuto alle elezioni, ma il diritto dei cittadini elettori alla libertà di voto. I cittadini si sono organizzati per rivendicare i loro diritti a prescindere dalla competizione partitica. Se centinaia di cittadini alle ultime politiche hanno preso la briga di andare al seggio, di studiarsi il manuale, di verbalizzare, di ottenere la copia e spedirla, credo che l’equazione è molto facile: se l’astensione è arrivata a livelli che uno su due non vota più, la colpa probabilmente è proprio del fatto che da oltre 20 anni le nostre leggi elettorali lasciano poco spazio al cittadino, sono incostituzionali e vengono modificate all’ultimo minuto. Se il sistema elettorale viene cambiato costantemente poco prima del voto, per gli elettori apparirà come uno strumento oggetto di manipolazioni partitiche, utilizzato da chi sta al potere per favorire se stesso. Quindi l’elettore percepirà che lui non conta nulla“.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha sottolineato che il governo “sta lavorando per rispondere” alla Cedu. L’esponente di Fdi ha aggiunto anche che loro ritengono “il ricorso non fondato”.
“Siamo nell’ambito di un processo quindi ognuno fa la sua parte. Devo dire, in questo caso, ci si poteva aspettare un atteggiamento diverso visto che questo sistema elettorale non mi sembra sia stato votato dalla premier in occasione della sua approvazione. Quindi non c’erano dei vincoli di coerenza con il passato da dover mantenere. Prendo atto della posizione del governo e facciamo anche appello al mondo dell’accademia e della ricerca di aiutarci anche nelle contromemorie che presenteremo rispetto a quelle difensive del governo. Credo che a prescindere dalle questione tecniche e giuridiche, le questioni sollevate sono oggettive e rimangono a prescindere da come andrà la sentenza. Il fatto che in Italia – a differenza di quanto avviene in Francia, Germania e Inghilterra – le leggi elettorali vengano costantemente cambiate e spesso dichiarate incostituzionali è un dato di fatto che rimane e che crea la disaffezione del cittadino. Mi piacerebbe che rispetto agli atti non necessariamente dovuti, che Mantovano ha annunciato, si potesse cogliere anche l’elemento di dibattito politico. I ricorrenti non hanno nessun interesse partitico da difendere“.

Un’eventuale sentenza favorevole che conseguenze potrebbe avere sulle riforme in corso di approvazione a partire da quella sul premierato?
“Il procedimento della Cedu è relativo all’oggetto circoscritto delle questioni sollevate in merito alle elezioni politiche del 2022. Quindi la Corte di pronuncerà su questo. Ovviamente in caso di sentenza – che molto probabilmente arriverà prima delle prossime elezioni politiche – che accerti questo tipo di violazioni e che stabilisca l’obbligo dell’Italia a modificare la legge elettorale, non c’è dubbio che quei principi non potranno non essere tenuti in considerazione in quello che accadrà in futuro in materie analoghe”.

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