L’Italia “ha un anno di tempo” per riformare completamente la legge Renzi sulla Rai. “Se non sarà cambiata”, violerà il regolamento europeo appena approvato (European Media Freedom) e “la strada sarà quella dei tribunali nazionali”. A lanciare l’allarme nel corso di una conferenza stampa a Roma è stata Renate Schroeder, esponente del Media Freedom Rapid Response (Mfrr), il consorzio europeo in missione nel nostro Paese per valutare lo stato di salute dell’informazione italiana e della libertà di stampa. “La Rai è sempre stata lottizzata, lo sappiamo. Ma adesso siamo a un altro livello, siamo molto preoccupati. Rispetto al passato abbiamo l’impressione che ci sia un controllo totale, l’esecutivo Meloni vorrebbe controllare tutta l’informazione“.

L’interferenza politica nei media del servizio pubblico, i crescenti casi di cause vessatorie contro i giornalisti e la possibile vendita dell’agenzia di stampa AGI sono state al centro della missione del consorzio europeo, che ha denunciato però di essere stato ignorato dalle forze di maggioranza e dall’esecutivo: “Siamo dispiaciuti perché non abbiamo incontrato nessuno dei rappresentanti del governo. Lo interpretiamo come una mancata attenzione verso le nostre preoccupazioni sulla contrazione della libertà d’espressione”, ha spiegato Sielke Kelner (Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa), tra i componenti del team della Media Freedom Rapid Response.

Kelner ha spiegato come il consorzio avesse richiesto, invano, degli incontri “al ministro della giustizia Carlo Nordio e al viceministro Francesco Paolo Sisto, ma anche alla presidente della commissione Giustizia del Senato Giulia Bongiorno, a tutti i capigruppo della stessa commissione, al sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini“. E non solo. Mfrr è riuscito invece a incontrare il presidente e i commissari di Agcom, anche se l’incontro sulla par condicio elettorale è stato “molto deludente”, secondo quanto riferito da David Diaz-Jogeix (Article 19 Europe). “Abbiamo poi incontrato la presidente della commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia. E Ilaria Cucchi, in qualità di vicepresidente della Commissione Giustizia, con la quale abbiamo discusso del disegno di legge Balboni sulla diffamazione. Ma anche Valentina Grippo di Azione, il rappresentante per i media al Consiglio d’Europa Mazzella e, infine, i rappresentanti dell’Usigrai”.

“Il tema per noi fondamentale dell’indipendenza del servizio pubblico si lega anche all’esigenza di affrontare il regolamento europeo, l’European Media freedom act”, ha continuato Kelner, anche perché la legge europea (pensata per proteggere giornalisti e media dalle ingerenze politiche ed economiche) prevede un cambio radicale nella gestione delle emittenti pubbliche, in nome della trasparenza. Tradotto, sarebbe necessario rottamare la legge Renzi. Tra le raccomandazioni del consorzio europeo trovano posto anche la necessità di depenalizzare il reato di diffamazione ed evitare il conflitto di interessi con la possibile vendita dell’Agi al parlamentare leghista Antonio Angelucci.

Sulla diffamazione, in particolare, è David Diaz-Jogeix ad attaccare: “La proposta di legge Balboni non depenalizza la diffamazione, va nella direzione opposta rispetto alla direttiva contro le querele temerarie che chiede invece di guardare alle cause che le persone di potere e i politici usano contro i giornalisti. Non capiamo il governo italiano”. Con un appello: “L’esecutivo Meloni dovrebbe guardare agli standard internazionali ed europei. Ha una scelta da fare: vuole fare leggi in Europa o fuori dall’Europa? . L’esponente di MFRR precisa come sia “molto grave avere un cronista condannato a otto mesi in prigione, come nel caso di Pasquale Napolitano. Balboni dovrebbe passare un po’ di tempo a leggere quali siano gli standard europei. Non puoi aumentare le multe nel codice penale fino a 50mila euro. Chi può permettersi di pagarle? Nella direttiva anti-Slapp si dice chiaramente che dev’esserci un tetto sulle multe, queste devono essere proporzionali allo stipendio dei giornalisti“, conclude.

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Usigrai, presidio in viale Mazzini per la libertà di stampa. C’è anche il consorzio europeo Mfrr: “Italia sta prendendo esempio dall’Ungheria”

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Libertà di stampa, le azioni urgenti chieste all’Italia dalla missione Ue (che il governo non ha incontrato): dalla Rai alla diffamazione. Fino al bavaglio Cartabia

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