Chico Forti è arrivato nel carcere di Verona dove sconterà la sua pena. II 65enne trentino aveva lasciato stamani l’istituto penitenziario di Rebibbia a Roma dove era stato trasferito ieri dopo l’atterraggio a Pratica di Mare. Forti è rientrato in Italia per continuare a scontare la pena dopo aver trascorso 24 anni in carcere negli Stati Uniti per l’omicidio di Dale Pike, assassinato in Florida il 15 febbraio del 1998. All’aeroporto è stato accolto dalla premier Giorgia Meloni che ha rivendicato il lavoro del governo e ringraziato le autorità statunitensi per la collaborazione. Dopo la notte a Rebibbia Nuovo Complesso, Forti ha viaggiato a bordo di un’auto della polizia penitenziaria e, all’arrivo a Verona, ha subito chiesto di poter vedere la madre, inoltrando agli uffici competenti la richiesta per avere un permesso urgente per raggiungere Trento. Maria Lonar Forti, ha 96 anni e non vede il figlio dal 2008. Il permesso, che dovrebbe comunque essere di poche ore, dovrà ora essere vagliato e accordato dal Tribunale di sorveglianza. L’incontro potrebbe avvenire già nei prossimi giorni. Una delle ipotesi è che il modulo con la richiesta sia stato compilato già a Rebibbia e che il trasferimento a Verona avvenuto stamane, e in un primo tempo preventivato per lunedì, sia legato proprio alla possibilità imminente dell’incontro con la madre.

“Ho visitato molte volte Chico nell’ultimo anno. È strano ed emozionante incontrarlo in Italia. E terminato un lunghissimo lavoro, adesso bisogna pensare agli altri Chico Forti nel mondo”, ha dichiarato Andrea Di Giuseppe, unico parlamentare di Fratelli d’Italia eletto all’estero, annunciando che sta per incontrare Forti nel carcere di Verona. Grazie ai suoi contatti decennali con lo Stato della Florida, dove vive, e l’amministrazione statunitense, Di Giuseppe ha fatto da facilitatore per il trasferimento di Forti. “In tutto il mondo – spiega – ci sono oltre duemila italiani in prigione, la metà dei quali in regime di carcere preventivo”. La casa di reclusione che ospiterà Forti è il carcere di Montorio, tornato alle cronache quando vi è stato destinato Filippo Turetta, il 22enne padovano reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin. In una cella di Montorio si trova Benno Neumair, il bolzanino condannato dalla Corte d’Appello all’ergastolo per il duplice omicidio e l’occultamento dei cadaveri dei genitori. Ma non solo. All’arrivo di Forti, davanti al carcere erano ancora presenti gli striscioni di benvenuto per Papa Francesco, che ha visitato la struttura il 18 maggio. La casa circondariale si trova a 6 chilometri da Verona, tra i quartieri di San Michele Extra e di Montorio e come tutte le carceri d’Italia soffre il problema del sovraffollamento: il sito del ministero della Giustizia spiega che ha una capienza di 335 posti, ma ospita attualmente 592 detenuti. E come altri istituti penitenziari soffre della piaga peggiore, i suicidi, 5 i casi dal novembre scorso.

In giornata sono arrivate altre reazioni al rientro di Forti. “Sono felicissimo per lui e la sua splendida famiglia. Faccio i miei complimenti al Governo Meloni ed al corpo diplomatico italiano per questo risultato”, ha dichiarato l’ex ministro degli Esteri e inviato dell’Ue per il Golfo, Luigi Di Maio. Nel 2020 Di Maio aveva lavorato al caso di Forti, annunciandone anche l’imminente rientro, che poi non arrivò. Il risultato ottenuto ora dal governo Meloni ha portato con sé anche i paragoni con altri casi di detenuti italiani all’estero. E se nell’intervista di oggi con la Stampa Ilaria Salis ha preferito non rispondere a chi le chiede se l’esecutivo non abbia usato due pesi e due misure, suo padre ha commentato le parole del ministro degli Esteri Tajani in merito al trasferimento di Forti e sul fatto che questi risultati si ottengono “lavorando in silenzio”. “Il profilo basso dipende da cosa si intende: il governo con noi ha avuto 11 mesi di profilo basso per fare tutto quello che era necessario e non è successo nulla”, ha detto Roberto Salis. “Io sono portato a pensare che le condizioni di Ilaria siano iniziate a migliorare nel momento in cui c’è stata una campagna mediatica intorno a lei”.

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