Lo si era scritto e riscritto nella settimana che ha diviso le gare di Miami e Imola: gli aggiornamenti portati dalla Ferrari al Santerno non avrebbero fatto la differenza in maniera tale da avvicinare la SF-24 alla Red Bull di Verstappen. Non avrebbero rosicchiato cinque decimi al giro, come diverse testate hanno scritto sbagliando. Un errore che era stato confermato anche da Leclerc e Sainz nella conferenza stampa di giovedì con la stampa italiana, prima del weekend imolese. Ci vorrà del tempo perché le novità sulle due Rosse possano entrare in funzione, considerando che con le vetture a effetto-suolo di oggi, che hanno quasi raggiunto il loro livello di top-performance (come dimostrano i tempi ravvicinati in qualifica), rendono in base alle caratteristiche di circuito in circuito. Quello di Imola, dalle curve da medio-alto carico, era tradizionalmente più favorevole alla Red Bull e alla McLaren, come si pensava alla vigilia e come ha dimostrato il passato.

I risultati di gara visti al Santerno dicono proprio questo: Verstappen primo sofferente nel weekend più complicato della stagione (lo dimostrano i due lunghi venerdì durante le libere), un super Norris scatenato su una vettura rinvigorita dagli aggiornamenti di Miami e un Leclerc deluso ma finalmente pimpante dopo un inizio di stagione complicato. Imola ha dato così la sua sentenza, ma prima di ripartire con le solite critiche verso la Ferrari e i suoi aggiornamenti, bisognerà fare la prova del “9” dalle prossime piste. Non dalla stretta Montecarlo, dove la Ferrari dovrebbe comunque avere buone chance di vittoria, ma dai successivi GP di Barcellona e Canada. Al Santerno, comunque, il ritmo alla Ferrari non è mancato, controllato però da una McLaren che aveva dimostrato un passo straordinario già dalle seconde libere di venerdì, quando Oscar Piastri era volato nella prova di passo-gara con le bianche. Un peccato non aver avuto un giro in più, per vedere lottare Verstappen e Norris, ma se le premesse sono queste allora ci sarà da divertirsi per il resto di stagione.

Quello di Max è un altro tipo di dominio quest’anno: non si vedono 30-40 secondi di distacco, ma un pilota che deve sudare per vincere le gare. E che deve ringraziare (e di molto) Nico Hulkenberg, che gli ha dato la scia nel primo tentativo del Q3 sabato, permettendogli un primo posto (ottenuto anche con un giro perfetto) che gli ha permesso di eguagliare le 8 pole position consecutive di Senna, omaggiato splendidamente al Santero da Sebastian Vettel, nei giri di ricordo a bordo della McLaren MP4/8 del 1993. Con il passo-gara visto a Imola, la vettura britannica di Woking ha dimostrato di averne di più e si sarebbe potuta prendere la seconda vittoria di fila dopo Miami. E anche la Ferrari avrebbe potuto essere lì, se Leclerc non fosse andato lungo alla Gresini, conscio, però, che la McLaren ne aveva più di tutti sul ritmo. Quella di oggi, quindi, è la vittoria ottenuta con bravura ma soprattutto con fatica da Max, come dimostra l’esultanza più festante del solito avuta nel parco-chiuso.

La cronaca di gara
Il rischio di un patatrac alla partenza non si è per fortuna verificato. In avanti sono state mantenute le posizioni e Verstappen ha tentato subito di strappare, volando a 1,88 secondi da Norris e a 3 dal Leclerc al quinto giro. Poco prima della metà di gara, Piastri, quinto, ha recuperato e preso Sainz al quarto posto, provandolo ad attaccare prima del Tamburello, non riuscendoci. Il gap tra i due ha oscillato tra 0,6 e 0,9 secondi, prima del cambio-gomme che ha cambiato le posizioni tra i due. La McLaren è entrata prima della Ferrari, mettendo le dure al 23° e 24° giro a Norris e Piastri, Maranello è rimasta fuori nel tentativo di allungare lo stint e di sperare in un ingresso della Safety Car, facendolo un giro dopo Verstappen (entrato alla tornata 25) con Leclerc, e al 28° con Sainz. Strategia rivedibile e soste troppo lente, morale della favola: la Rossa di Sainz si è ritrovata sesta dietro a Piastri e al fantasma Pérez, passato agilmente la tornata dopo e mesto ottavo finale (weekend da dimenticare per lui, dopo anche l’eliminazione nel Q2 sabato e il botto alla Gresini nelle FP3).

Da qui, infine, è stato ottimo il comportamento del muretto McLaren e di Norris, che dialogando hanno fatto finta di non avere passo, ingolosendo così Leclerc, arrivato a un secondo di svantaggio prima del lungo alla Variante Gresini al 47° giro. Da qui è scattata la furia di Lando, che giro dopo giro ha recuperato terreno a un sofferente Verstappen, con tanto sottosterzo e la batteria scarica a fine gara nel tentativo di difendersi, arrivando al traguardo a soli sette decimi da lui. Un peccato non aver avuto un giro in più, per vederli lottare. Il segnale che la Red Bull non è così dominante come lo scorso anno.

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