Il titolo di copertina della quarta Premier vinta di fila dal Manchester City, impresa mai riuscita a nessuno nel passato, viene suggerito dal protagonista del 3-1 sul West Ham, Phil Foden, miglior giocatore del campionato 2023-2024: “Abbiamo scritto una pagina di storia”. Foden, figlio e tifoso del City, con due perle al 2’ e al 18’ ha dato la sgommata vincente nel rettilineo finale di questa Premier spettacolare, conclusa negli ultimi novanta minuti, dopo nove mesi senza tregua. L’Arsenal, tignoso nell’acciuffare all’89’ il 2-1 sull’Everton, chiude a meno due rispetto ai Tetracampioni di Inghilterra. Terzo il Liverpool, nella giornata delle emozioni con l’addio di Jurgen Klopp, quasi in lacrime quando il popolo dell’Anfield intona per lui “You’ll Never Walk Alone”. C’è la Premier e ci sono gli altri campionati. Bisogna farsene una ragione. Retrocedono Luton, Burnley e Sheffield United. Le tre neopromosse tornano immediatamente in Championship. Il livello del massimo campionato inglese è durissimo.
Foden, poi Rodri, quello che non perde mai – imbattuto in questa Premier, 27 vittorie e 7 pareggi -, quello che piazza sempre i gol decisivi: un anno fa nella finale Champions contro l’Inter, stavolta per il 3-1 della tranquillità contro il West Ham dell’ex United David Moyes. Il quarto titolo di fila del City in campo è soprattutto opera loro. Foden, il ragazzo cresciuto con il culto del club, ha giocato 35 partite per un totale di 2.871 minuti e segnato 19 gol. Ha servito 8 assist ed ha avuto il 28% della partecipazione alle 96 reti del City: un quarto del titolo è passato per i suoi piedi. Rodri ha disputato 34 match per 2.938’ complessivi e ha firmato 8 reti. Ha partecipato al 18% dei gol: unito al dato di Foden, si ottiene un 46% complessivo. I pilastri dell’impresa. Poi, a ruota, l’esterno destro Kyle Walker, nel ruolo forse il migliore in assoluto in circolazione; il talento di Bernardo Silva, giocatore con i piedi di zucchero; Kevin De Bruyne, 10 assist e perle varie, nonostante qualche acciacco; il croato Josko Gvardiol, decisivo in primavera con i suoi 4 gol; il bomberone norvegese Erling Haaland, 27 reti e capocannoniere del torneo per la seconda stagione di fila, media un centro ogni 95 minuti.
Al comando, il grande capo, Pep Guardiola, salito a quota 38 nella classifica personale dei trofei. Stare sempre sul pezzo, non mollare mai, ritrovarsi nell’estenuante testa a testa con l’Arsenal con una gara da recuperare, fino all’1-0 decisivo sul campo del Tottenham nel recupero del 14 maggio, non è facile. La sua forza, e la forza della sua squadra, non è solo il copione, ma anche la solidità mentale. Il City poteva vincere questa Premier, per come si era messa dopo lo 0-0 nella sfida contro l’Arsenal del 31 marzo, solo vincendo sempre. Ed è quello che è accaduto: nove successi di fila, realizzando 33 gol e smaltendo la delusione dell’eliminazione ai quarti di Champions, ai rigori, contro il Real Madrid. Dietro l’angolo, c’è ora la finale di Coppa d’Inghilterra, sabato 25 maggio contro il Manchester United: il Double, dopo il Treble del 2023, sarebbe un’altra impresa.
L’Arsenal di Mikel Arteta stavolta è arrivato fino in fondo. Ha perso negli ultimi dieci metri, ma i Gunners hanno intrapreso la strada giusta per tornare in alto. “Non siate tristi – l’urlo di Arteta nel saluto al popolo dell’Emirates -. E’ andata male, ma ci riproveremo”. Serve un grande bomber per tornare all’assalto: è l’obiettivo numero uno di mercato dell’Arsenal. Il Liverpool, terzo, ad un certo punto era in corsa su tutti i fronti. Alla fine, la stagione si chiude con la Coppa di Lega e qualche rimpianto, ma il tributo regalato a Jurgen Klopp nei giorni dell’addio è stato straordinario. Liverpool è una città speciale. Un mondo a parte nel paese del calcio. Il posto giusto per un allenatore e un uomo come Klopp. La Premier, con il suo addio, perde un grande personaggio, ma il coach tedesco non camminerà mai solo: avrà sempre con sé il popolo Reds. Bello anche l’ultimo messaggio di Klopp riservato al suo erede: “Ora accogliete bene Arne Slot”. Poi, la sua analisi finale: “Viviamo in un mondo in cui tutto dipende dai risultati. Noi non siamo stati i migliori e io non sono stato l’allenatore migliore, ma in alcuni momenti abbiamo giocato il calcio migliore e questo è bellissimo. Ci sono club che spendono di più. Noi, oltre il denaro, possediamo altri valori. Il Liverpool e Liverpool sono davvero speciali”.
L’Aston Villa di Emery è stata la vera sorpresa: il quarto posto porta per la prima volta il club di Birmingham in Champions. Con l’acuto di Emery, la scuola made in Spain ha piazzato tre coach nei primi quattro posti. Applausi anche a un altro spagnolo, Andoni Areola: ha preso il Bournemouth in zona rossa e lo ha trascinato al dodicesimo posto. L’altra immagine del giorno è la festa dei tifosi del Luton, nonostante la retrocessione. Hanno cantato e ringraziato la squadra per aver lottato fino all’ultima giornata. This is Premier, oh yes.