A Manchester, sponda City, non sembrano conoscere gli effetti della legge Yerkes-Dodson. Questo studio coniato negli anni ’10 del Novecento sostiene che eccitazione e rendimento siano strettamente correlati fra loro dimostrando come la giusta miscela di ansia, concentrazione e fermento faccia salire le prestazioni, ma solo fino a un certo punto. Perché quando i livelli di eccitazione diventano troppo alti si assiste a un’inversione di tendenza verso il basso della performance. Applicando il discorso alla Premier League è quanto accaduto a squadre come Liverpool e Arsenal nel corso degli ultimi anni, ma mai ai Citizens. La squadra di Pep Guardiola ha vinto per la quarta volta consecutiva il campionato, cosa mai successa nella storia della massima serie inglese, raggiungendo il traguardo grazie a una striscia di imbattibilità di 23 partite. Oltre che tecnico-tattico, il suo predominio è anche mentale: quando c’è da staccare, o da rincorrere, il City non dà segni di debolezza. E lo ha già dimostrato in passato, a volte facendo tesoro degli scivoloni delle rivali inceppatesi sul più bello.
Inarrestabili – Alzi la mano chi ha pensato per un momento che sarebbe finita diversamente. In una delle corse al titolo più emozionanti di sempre si sono alternate tre squadre diverse in vetta alla classifica nelle ultime dieci giornate. A lungo è sembrato il momento dell’ultimo Liverpool di Jürgen Klopp, arrivato a febbraio a essere in corsa per quattro competizioni e poi imploso nel giro di una settimana a causa di un momento di scarsa forma e forte pressione esterna. Successivamente ci ha provato l’Arsenal a issarsi in cima. La squadra di Mikel Arteta, reduce dal suo campionato migliore dai tempi dei celebri “Invincibles“, ha inanellato 8 vittorie nelle ultime 10 gare, ma è stata proprio l’unica sconfitta della serie, nel cruciale match casalingo di aprile con l’Aston Villa, a fare da ago della bilancia. Alla fine fra i due litiganti l’ha spuntata ancora il Manchester City, il cui ennesimo trionfo, quest’anno, è parso per un attimo lontanissimo. In primo luogo per il pesante infortunio di Kevin De Bryune, rimasto fuori per tutta la prima metà di stagione, e i problemi di John Stones. Poi per la fragilità difensiva e la vulnerabilità ai contropiedi veloci mostrata a cavallo fra novembre e dicembre, da cui sono arrivati in fila 3 pareggi e una sconfitta (contro Chelsea, Liverpool, Tottenham e Aston Villa). Un fenomeno più unico che raro in cui sono state 9 le reti subite, praticamente un quarto rispetto al totale. Quel periodo è ormai solo un ricordo perché da lì è partita la cavalcata al ritmo di rullo compressore dei Citizens, la cui presenza ingombrante alle spalle ha contribuito ad alzare la pressione, poi scoppiata, per le avversarie.
I precedenti – Ma dal nordovest dell’Inghilterra sono arrivate spesso prove di una tempra mentale inscalfibile. La differenza con le altre sta in gran parte qui: ci sono squadre come Manchester United e Chelsea, o le stesse Liverpool e Arsenal, che in questi anni hanno speso quanto o più del City e concluso le varie stagioni vincendo poco o niente. Guardiola invece è riuscito a forgiare i suoi giocatori creando un connubio fra piedi e testa perfetto, in grado di reggere l’eccitazione dei grandi momenti. Quella di questa Premier non è l’unica testimonianza, perché tornando indietro nel tempo se ne possono trovare altre. Per esempio nel 2019, quando la squadra conquistò 14 vittorie consecutive in coda al campionato per battere 98 punti a 97 un tenace Liverpool. In quell’occasione i Reds, nella stessa striscia di partite, pareggiarono tre volte con West Ham (12°), Manchester United (4°) ed Everton (9°) perdendo per strada quei 6 punti che poi hanno portato il titolo a Manchester. O ancora nel 2022, anno in cui Pep & Co. non si ritrovarono a inseguire, ma a difendersi. Il finale è stato lo stesso: 12 risultati utili consecutivi (9 vittorie e 3 pareggi) per vincere con 93 punti contro i 92 del Liverpool, che fece addirittura meglio (10 vittorie e 2 pareggi) ma senza compiere l’impresa. Non è abbastanza? Nella stagione 22/23 l’Arsenal, in testa alla classifica dalla terza alla 34esima giornata, si autodistrusse disputando un mese di aprile da horror con 6 punti su 15 disponibili e favorendo il sorpasso del City, capace di non perdere mai il passo. Più che i giocatori, allora, per le rivali serve allenare la testa.