Politica

Sondaggi, tra caso Toti e inchieste in Puglia il 10% degli elettori è pronto a cambiare il partito da votare (o astenersi) alle Europee

Le ultime inchieste su politici e corruzione rischiano di avere un effetto sulle prossime elezioni europee. Le vicende giudiziarie pugliesi e il caso Toti in Liguria hanno causato un diffuso sentimento di rassegnazione tra gli elettori che rischia di ridurre ancora di più il numero di votanti, tanto che il 10% di italiani che aveva già le idee chiare sul partito da votare sta valutando se rivedere la scelta o astenersi. È il quadro che emerge dal sondaggio condotto dall’Istituto demoscopico Noto per Repubblica.

Il il 67% dei cittadini intervista ritiene che la “mala politica” sia un aspetto comune a tutti i partiti, mentre il 15% ritiene che il fenomeno sia più diffuso nel centrodestra e l’11% che lo sia nel centrosinistra. La rassegnazione però è diffusa: l’81% degli italiani considera la corruzione politica una battaglia persa. Un sentimento che potrebbe aumentare il numero di astenuti: il 10% degli intervistati nel sondaggio starebbe valutando se riconsiderate le scelte già prese, cambiando la lista da votare o – addirittura – evitando di recarsi al seggio a giugno. Dubbi che attanagliano un elettore su sette tra chi ha votato Fratelli d’Italia e Forza Italia alle politiche del 2022, il 6% degli elettori del Pd, Azione e Italia viva e il 4% di chi ha votato Movimento 5 stelle.

Rispetto alle Europee del 2019, quando andò a votare il 54,4% degli aventi diritto, oggi l‘affluenza è stimata tra i 50 e i 54 punti percentuali. Tra chi è sicuro di andare alle urne, più della metà (il 54%) ha dichiarato che terrà conto del livello di corruzione del partito scelto. Un aspetto che interessa meno gli elettori del centrodestra (il 64% di chi vota Lega e il 61% degli elettori di Fdi non prende in considerazione l’argomento nella scelta) e più quelli del centrosinistra (il 60%) soprattutto tra chi alle scorse politiche ha votato per il M5s (il 73%). La corruzione è indicata al terzo posto fra i motivi che incidono nel disinteresse (16%). Tutto questo a sole tre settimane dal voto.