“In un Paese normale, a tutela delle istituzioni, a tutela dei liguri, il presidente Giovanni Toti si sarebbe già dimesso. Lo abbiamo chiesto in Parlamento, lo abbiamo chiesto in consiglio regionale, lo chiediamo anche in questa conferenza stampa”. Così la vicepresidente del M5s, Chiara Appendino a Genova a due settimane dagli arresti della maxi-inchiesta per corruzione.
“Oggi l’unica cosa che dovrebbe fare una politica seria di destra è chiedere a Toti di lasciare la poltrona – ha aggiunto – qui non è in gioco un presidente di Regione, è in gioco la dignità di una Regione”.
Alla conferenza presenti tutti i parlamentari e consiglieri regionali e comunali eletti in Liguria: “Non puoi governare se hai dei soldi schermati da una Fondazione e non dichiari chi te li ha dati – ha aggiunto il senatore Luca Pirondini – da anni chiediamo trasparenza, non per fare i rompi scatole, ma perché pensiamo sia normale”.
A proposito delle prossime elezioni, Chiara Appendino conferma la linea della convergenza con il centrosinistra: “La questione non è Andrea Orlando o altri nomi. La questione sono i temi. Dove è possibile costruire delle convergenze sui temi, negli interessi dei cittadini, in questo caso liguri, ci si prova, si parte da lì e poi i nomi arriveranno dopo, ovviamente il Pd è un nostro interlocutore, anche qui in Liguria”.
Più distanti le posizioni dai partiti centristi Azione e Italia Viva: “Non so se sono maggioranza o opposizione. Io li ho visti votare compatti una settimana fa per limitare l’utilizzo dei trojan, quando abbiamo un’inchiesta che nasce proprio da qui. In questo momento, penso che le posizioni siano distanti. Comunque, ci saranno dei tavoli di confronto, i nostri colleghi liguri sapranno mettere al centro gli interessi dei cittadini”. Se in Liguria Azione è di fatto parte attiva dell’opposizione, Italia Viva porta avanti da anni, con Raffaella Paita, un programma perfettamente sovrapponibile a quello di Toti e Bucci, come condivisi con i leader del centrodestra ligure sono anche i lauti finanziamenti che Aldo Spinelli dichiara di aver versato, nel caso della Paita in occasione della sventurata campagna elettorale del 2015.
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