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Gentiloni: “I fondi del Pnrr assegnati da un algoritmo, retorica italiana sui soldi ricevuti”. M5s: “Riscrive la storia, fu merito di Conte”

Gli 800 miliardi di euro di fondi europei del Pnrr furono assegnati “in base a un algoritmo” e “non sono state negoziati dai capi governo”. E anche sul “sacco di soldi” ricevuti “c’è un po’ di retorica italiana”. Le dichiarazioni di Paolo Gentiloni nel libro Nelle vene di Bruxelles, scritto da Paolo Valentino per Solferino, innescano una polemica politica con il Movimento Cinque Stelle che accusa il commissario europeo all’Economia di “riscrivere la storia” e di “manipolare la genesi” del Recovery Fund “provando a minimizzare il ruolo” del governo guidato all’epoca da Giuseppe Conte.

La ricostruzione di Gentiloni parte da una critica nel metodo del Pnrr: “Emettere debito comune per 800 miliardi senza dedicare un euro a progetti comuni è stata un’occasione persa”, ha detto l’ex presidente del Consiglio. Quindi è entrato nel merito: “Tutti questi soldi sono stati dati in base a un algoritmo ai vari Paesi, mentre è chiaro che i finanziamenti comuni europei dovrebbero innanzitutto andare a progetti comuni”, ha spiegato nell’intervista a Valentino, contenuta nel libro del quale il Corriere della sera ha pubblicato un estratto. “Parlo delle quote di finanziamento assegnate ai diversi Paesi. Non sono state negoziate dai capi di governo. Sono state ricavate da un algoritmo che è stato tra l’altro ideato e definito da due direttori generali (entrambi olandesi)”, ha rimarcato Gentiloni.

Quindi un affondo, indirizzato a Conte senza nominarlo: “C’è un po’ di retorica italiana sul fatto che abbiamo conquistato un sacco di soldi. Non è vero. L’Italia è il settimo Paese in termini di rapporto tra soldi ricevuti e Pil. Ci sono altri che in termini relativi hanno portato a casa molto di più, dalla Spagna alla Croazia. Sempre grazie all’algoritmo”, ha spiegato. Le sue parole hanno portato alla reazione del M5s, con il vicepresidente Riccardo Ricciardi che si è detto rammaricato e ha accusato Gentiloni di tentare “di manipolare la genesi del Pnrr provando a minimizzare il ruolo del governo Conte”.

Per il deputato “nel 2020 Giuseppe Conte riuscì a convincere l’Ue che sarebbe stato semplicemente folle per l’Italia e per altri Paesi accettare la prima offerta europea, che era quella di attivare qualche prestito del Mes o della Bei, quando in realtà serviva un intervento molto più solidale e massiccio, che soltanto una prima e storica emissione di debito comune europeo avrebbe potuto conseguire. E così è stato”, ha fatto notare Ricciardi. “Chiediamo a Gentiloni di non manipolare la storia e di pensare piuttosto al fallimentare Patto di stabilità che l’Ue ha regalato all’Europa facendole fare una colossale retromarcia”.

Critica anche l’altra vicepresidente, Chiara Appendino, che definisce un “florilegio di amenità” quelle delle altre forze politiche sul Pnrr “pur di provare a offuscare” che “senza la battaglia del governo Conte nel 2020, oggi non avremmo avuto la prima emissione di debito comune europeo” e che “il nuovo Patto di stabilità europeo, con la sua micidiale austerità e le sue ovvie conseguenze lacrime e sangue per gli italiani, rappresenta un fallimento sia per il governo di centrodestra, sia per lo stesso commissario Gentiloni”.

Sulla testa lunghezza d’onda l’eurodeputato foggiano Mario Furore, secondo cui quello di Gentiloni – indicato da più parti come uno dei possibili federatori di Pd e M5s – è un “goffo tentativo di riscrivere la storia”. Per il parlamentare europeo “forse qualcuno avrà presto nostalgia dell’Europa dei burocrati e della tecnocrazia, ma tutti gli italiani ricordano che senza la determinazione politica di Giuseppe Conte i Paesi frugali, Germania compresa, non avrebbero mai accettato l’emissione di debito comune”. La “verità”, ha aggiunto Furore, è che “Conte ha ottenuto in sede di Consiglio il via libera al Next Generation Ue, e per questo verrà ricordato, Paolo Gentiloni ha proposto la riforma del Patto di Stabilità votata poi in Consiglio dal governo Meloni e da tutti i falchi dell’austerity. Non tutte le eredità sono le stesse”.