Cultura

Il presidente onorario dell’Accademia della Crusca Francesco Sabatini ha donato 10mila libri all’università di Chieti

di Maurizio Di Fazio

Un tesoro dal valore inestimabile, un usato super-garantito visto che è il frutto di un’intera esistenza trascorsa a sviscerare le origini e le trasformazioni della nostra lingua. Il professor Francesco Sabatini, considerato il più grande linguista italiano vivente e presidente onorario dell’Accademia della Crusca, ha donato la sua collezione di circa 10 mila libri all’università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti.

I volumi sono stati già sistemati e catalogati in un’apposita sala della biblioteca universitaria (nel dipartimento di lettere, arti e scienze sociali), che sarà fruibile da chiunque. È stata una giornata speciale venerdì per il Campus di Chieti, culminata nella lectio magistralis di Sabatini, oggi 92enne, dal titolo “I libri e la vita”. “Un atto di una generosità commovente per quanto sarà determinante per la formazione, lo studio, la ricerca che si svolge su questi argomenti. Un patrimonio che è traccia della sua formazione culturale e intellettuale, squadernata e messa a disposizione degli studenti e dei docenti della D’Annunzio ma anche di tutta la comunità scientifica nazionale e internazionale” ha spiegato Alessandro Pancheri, ordinario di Filologia italiana nel suddetto ateneo.

Di certo con l’Abruzzo il prof. Sabatini ha un legame preferenziale, visto che è originario di Pescocostanzo, rinomato borgo montano in provincia dell’Aquila. E se il suo nome accademico all’Accademia della Crusca è “Ventilato”, l’immagine che lo rappresenta nella pala tradizionale è quella di un contadino che muove il grano per ventilarlo e migliorarne le condizioni di macinazione: sullo sfondo, è riconoscibile proprio la sua Pescocostanzo, dove è venuto al mondo nel dicembre del 1931. Il motto che ha scelto attinge invece dal Canzoniere di Petrarca: “L’aura mi volve, et pur son quel ch’i’ m’era”.

“Ho visto nascere quest’università negli anni, difficilissimi, del dopoguerra – ha detto Francesco Sabatini durante la cerimonia – L’Abruzzo ha una storia complessa, ricca e affascinante sotto tanti aspetti, ma non ha mai avuto una forza interiore per imporsi e farsi conoscere fuori dai confini regionali. Bisogna sì glorificare il passato, ma soprattutto far valere le nuove energie”. E ha poi aggiunto ai microfoni Rai: “Era chiaro che le università abruzzesi coraggiose e innovatrici fossero il primo pensiero per questa occasione di passaggio di libri, transitati per le mie mani e che tornano adesso alle origini, in qualche modo”.

Contestualmente alla donazione è stato inaugurato un fondo intitolato sia a Francesco che alla moglie Francesca. Oltre all’enorme quantità di volumi, ne fa parte un campione della sua rigogliosa corrispondenza con gli altri principali studiosi della materia nel pianeta. Ricordiamo che Sabatini ha scritto libri fondamentali, come il celebre dizionario della lingua italiana “Sabatini Coletti” (con Vittorio Coletti) e ha speso una vita a cercare di rendere popolari e potabili i segreti della lingua italiana. Anche mediaticamente: nel corso del tempo era diventato, infatti, un volto noto in tv. Tutto questo partendo, per esempio, dallo studio filologico delle origini dei volgari italiani, della letteratura dialettale e dei caratteri della norma linguistica italiana, compresa la sua evoluzione dell’uso dopo l’Unità. Il suo cospicuo lascito all’Università di Chieti guarda, idealmente, a quelle nuove generazioni accusate spesso di parlare un italiano impoverito e basico. E la sua lezione resta caparbiamente valida.

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