Ilfattoquotidiano.it è stato tra i media partner di Europe Talks, il progetto lanciato dal giornale tedesco Die-Zeit e che, come una specie di app di incontri della politica, ha fatto incontrare persone che la pensano all’opposto in tutta Europa. In un mese e mezzo hanno aderito quasi 900 persone tramite il questionario rilanciato da ilfattoquotidiano.it (che non ha preso alcun finanziamento dagli enti coinvolti) su un totale di più di 5mila sottoscrizioni in 39 Paesi. Quelle che seguono sono alcune delle testimonianze di chi ha partecipato e che ha voluto condividere con noi il suo parere sull’esperienza. Un resoconto dettagliato si trova anche nell’ultimo numero in edicola del mensile FqMillenniuM. Se hai partecipato e vuoi farci sapere com’è andata, scrivi a europetalks.ilfatto@gmail.com.

Gabriella
È stata una conversazione (in inglese) piacevole e pacata. Siamo due persone curiose e ragionevoli (e sorridiamo molto). Lui è Christian, 57 anni, tedesco, manager nel settore aerospaziale e nella riserva dell’aeronautica della marina. Io, Gabriella, quasi una decina d’anni più vecchia, ex-docente di lingua inglese e ricercatrice in Translation Studies affiliata all’Università di Swansea (Galles), italiana, vivo ora in Spagna. Siamo riusciti a trovare un momento per vederci su Zoom dopo qualche tentativo, a causa dei reciproci impegni. Poi tutto è andato liscio. Abbiamo impiegato i primi dieci minuti a conoscerci: ora sappiamo parecchio su di noi e sulle nostre famiglie.

Non eravamo d’accordo su tre punti. Però io ho insinuato il dubbio che sull’esercito (o sistema di difesa) comune europeo fossimo sì d’accordo, ma per ragioni diverse. Ci siamo ripromessi di sondare la questione successivamente. Abbiamo convenuto che il fatto che le domande fossero polari può portare a rispondere in modo uguale per ragioni diverse e, per converso, in modo opposto per le stesse ragioni.

Per noi è stato sicuramene il caso della domanda sull’Ucraina (sull’adesione o meno all’Unione europea ndr). Lui aveva risposto “sì” ed io “no”. Parlandone, è emerso che entrambi pensavamo che occorre tempo perché l’Ucraina soddisfi i criteri. E, d’altra parte, nonostante l’approvazione della procedura accelerata, si sta parlando del 2030. Abbiamo dibattuto un po’ di più sul bando dai social media dei politici che diffondono disinformazione. Christian viaggia molto per lavoro: è stato di recente in Cina ed era indignato per le falsità sulle questioni europee diffuse là sulla stampa. Non è d’accordo sul fatto che i politici siano costantemente sui social. Io convengo, però oppongo al bando due aspetti: quello del diritto all’espressione e a chi possa legittimamente essere demandato al controllo dei contenuti e l’altro che riguarda il fatto che la consapevolezza della quantità di falsa informazione circolante dovrebbe portare a un esercizio di pensiero critico, spendibile in tutti i campi della convivenza sociale. Lui ha obiettato che probabilmente questa mia convinzione è legata al fatto che provengo dal mondo accademico ma, dice, “Quanti milioni di persone nel mondo hanno questa capacità?”. Ci siamo quindi lanciati un po’ sognanti sull’idea di un social europeo, con regole più rigide, ritenendo entrambi che, quando ci si mette, l’Ue fa le cose per bene, come nel caso della GDPR (il regolamento per la protezione dei dati personali ndr).

Il tempo è passato molto in fretta e non siamo riusciti a toccare l’altro punto sul quale non siamo d’accordo: la questione dei migranti. Abbiamo deciso di aggiornarci. Questa volta toccherà a Christian proporre una modalità e data, visto che sarà in viaggio per tutto il mese di aprile. Forse useremo Microsoft team per non avere limiti di tempo.

Per intanto, ho ricevuto da Europe Talks un invito per un nuovo match. Sto pensando se accettare o no perché tra metà maggio e giugno sarò io in viaggio. Ma sono molto tentata…È stata una bella esperienza.

Samuele
“Ho conversato con Hilde, una signora pensionata tedesca, già partecipante a Europe Talks in passato. Abbiamo trattato i temi dell’aborto in Costituzione, della guerra in Ucraina e Gaza, l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue e la crisi dei rifugiati. Ci siamo trovati in accordo totale sul favore all’aborto, e avevamo punti di vista divergenti sugli altri punti, dove comunque avevamo zone di contatto. Non ci siamo mai scontrati ma semplicemente abbiamo esposto le nostre idee e quali erano le motivazioni. Hilde ha lavorato molto a lungo con le Nazioni Unite e ha vissuto in prima persona tantissime guerre civili in Africa. Ha anche accolto quattro rifugiati guidandoli per un decennio alla cittadinanza e al sistema educativo in Germania, quindi ho avuto la possibilità di conoscere il punto di vista informato sul tema dell’immigrazione, per il quale io non potevo esprimermi con alcuna competenza. Sono stato veramente colpito dalla civiltà con cui si poteva essere anche in totale disaccordo, essendo ormai assuefatto ai gallinai di quasi tutti i talk show, e dal fatto che si impara qualcosa di nuovo anche da chi la pensa diversamente. L’iniziativa è sicuramente molto interessante, soprattutto perché il match viene fatto al contrario, facendo incontrare visioni opposte”.

Anna
“È un bellissimo progetto, l’esperienza mi è piaciuta molto (e anche al mio interlocutore che mi ha detto di non sapere con chi parlare di questi argomenti…) e lo rifarei anche varie volte. Ho apprezzato il fatto di poter parlare e confrontarmi con pacatezza ed educazione. Quindi no contrapposizioni da stadio come in Italia. Poi trovo sia un’esperienza che ‘allarga’ la mente apprendendo pensieri e modi di leggere la realtà da parte di altri europei. Insomma per me davvero entusiasmante. Sarebbe interessante poter sviluppare questa opportunità per agevolare la creazione di un’opinione pubblica consapevole e rispettosa delle opinioni altrui, pronta a mettere in discussione le proprie e a volte a ‘portare’ dalla propria parte chi la pensa diversamente o far comprendere il perché.

Abbiamo analizzato i punti di vista differenti, anche se a volte un secco Sì o No è un po’ limitante. Infatti argomentando ci siamo poi trovati d’accordo su quasi tutto. Quelli che seguono sono i punti su cui ci siamo confrontati.

I voli domestici all’interno dell’Ue dovrebbero essere aboliti? Io ho detto No e lui Sì.
Lui si è dimostrato molto sensibile ai temi ambientali, come lo sono anch’io. Abbiamo concordato sul fatto che sarebbe bene sviluppare mezzi di trasporto non inquinanti come i treni per viaggiare in Europa. Il fatto che io non sia d’accordo ad eliminare i voli interni è che la conformazione dell’Italia con la lunghezza della penisola e la presenza di due grandi isole li richiede quando occorre ridurre fortemente i tempi per motivi di lavoro o urgenza. Certamente sono favorevole a ridurli e soprattutto ci siamo trovati d’accordo sul fatto che è insensato che i voli costino così poco in rapporto al costo della vita (cibo, energia). Inoltre lui non comprende il motivo per il quale le persone vogliano viaggiare per andare all’altro capo del mondo per turismo dal momento che gli aerei sono responsabili di un forte inquinamento e mi ha chiesto cosa spinge le persone a farlo. Ho risposto che da una parte ci può essere il desiderio di viaggiare per conoscere posti e usi e costumi diversi dai nostri, ma molte persone lo fanno per status symbol e poter pubblicare le foto sui social media per far vedere dove sono stati e far rosicare gli amici. Questa cosa per lui è sconosciuta e incomprensibile. Inoltre mi ha detto che non usa i social media e che gli basta andare sulle loro montagne o stare in un bel posto senza il bisogno di arrivare in Australia. Inoltre abbiamo analizzato la spinta che porta le persone ad avere sempre di più, ad esempio la macchina nuova ed esibirla come se la felicità potesse dipendere da queste cose esteriori, mentre abbiamo condiviso l’idea che la felicità è uno stato interiore indipendente dagli eventi esterni.

L’Europa dovrebbe avere un esercito comune? Io ho risposto No, lui Sì.
Ho argomentato specificando che in linea di principio sarei d’accordo, ma prima di arrivare ad un esercito europeo dovremmo lavorare molto sull’unità dell’Europa, dato che ad oggi abbiamo sensibilità molto diverse anche riguardo alla guerra (vedi noi e la Polonia e i Paesi dell’Est) e che bisognerebbe partire da una politica estera comune quanto meno. Il punto è chi la fa? E su quali basi? Chi comanderebbe l’esercito europeo? Lui è dell’idea che dovremmo superare l’ambito nazionale ed essere come gli Stati Uniti, una federazione. Io sarei anche d’accordo, ma bisogna lavorare molto su questo, è da costruire. Infatti lui lo considera come un progetto, un obiettivo per il futuro.
L’Ucraina dovrebbe diventare membro della Ue? Io ho detto No, lui Sì.
Le sue motivazioni si ricollegano all’idea progetto di cui sopra. Gli ucraini sono europei e se vogliono far parte della Ue non ci sono motivi validi per i quali non esserlo.
Io ho detto che di principio va bene, ma l’Ucraina oggi non ha nessun requisito richiesto per poter diventare membro Ue. Anche se, per evitare ipocrisie, molti paesi non rispecchiano tali requisiti (vedi l’Ungheria giusto per fare un esempio). Su questo si è innescato il discorso sulla guerra, l’unico punto (che non era nel questionario) sul quale non abbiamo trovato un’intesa.
Premesso che siamo tutti d’accordo sul fatto che non c’è giustificazione per l’invasione di Putin, lui sostiene che se Putin crede di essere più forte di noi e non viene fermato, invaderà anche altri Paesi europei. Lo stesso vale se Putin crederà di avere un vantaggio sganciando un’atomica lo farà.
Io non credo che sia interesse di Putin nè che lui voglia invadere paesi Nato dato che questo innescherebbe la 3a guerra mondiale con tanto di pericolo atomico di autodistruzione totale dell’umanità. E credo che l’unica via sia quella negoziale per trovare un nuovo equilibrio e assetto geopolitico. Il mio interlocutore però sostiene che Putin non vuole parlare di pace nè di negoziato, quindi non si può fare. Qui siamo in un vicolo cieco .
L’Europa dovrebbe accettare più rifugiati?
Io ho scritto Sì, lui No perchè non gli piace vedere migranti per strada (come accade in tutti gli altri paesi).
Il mio SI presuppone la consapevolezza della UE di dover adottare una strategia comune di gestione dei flussi migratori inevitabili e che saranno sempre più frequenti e numerosi dato il cambiamento climatico e demografico che vede la popolazione europea invecchiare e calare di numero e le popolazioni africane e degli altri continenti aumentare. Si potrebbe prendere come modello la Germania che ha delle strutture dedicate (dai tempi dell’accoglienza dei siriani) dove le persone seguono un percorso di formazione linguistica, di usi e costumi del paese ospitante e poi di lavoro per poter essere pienamente integrati nella società. Solo così può funzionare. Su questo si è trovato d’accordo.
Infine gli ho chiesto se andrà a votare alle elezioni europee e mi ha detto sì. Anche in Austria pare ci sarà un forte astensionismo, forse più che in Italia.
Abbiamo parlato anche dei nostri timori (gli stessi). Oltre al cambiamento climatico e all’inquinamento affrontati nella discussione di cui sopra, abbiamo aggiunto il timore della perdita dei diritti civili, della libertà e della democrazia con l’avvento di autoritarismi tipo Ungheria. Mi ha chiesto cosa ha spinto gli italiani a votare per la Meloni e gli ho risposto che ormai una parte di elettorato italiano è molto “fluido” oltre che superficiale. Essendo molto sfiduciati dalla politica, proviamo quello che sembra nuovo o che non ha ancora governato senza considerare le conseguenze di queste scelte. Inoltre la Meloni è stata votata anche per essere stata l’unica all’opposizione durante il governo Draghi”.
Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

“Sui passi di Francesco”: al via il cammino di 8 viaggiatori in sedia a rotelle e ipovedenti per promuovere turismo accessibile e inclusivo

next
Articolo Successivo

Le storie di ragazzi e ragazze trans in crisi senza triptorelina: dov’è il loro diritto alla salute?

next