La festa in campo, la tempesta fuori. Vincere lo scudetto oggi (anzi ieri, sono settimane che vanno avanti le celebrazioni per la seconda stella) e non sapere ciò che sarà domani. La Serie A si ritrova incredibilmente ad avere dei campioni d’Italia che non appartengono a nessuno: potrebbero passare di mano nel giro di poche ore o, peggio ancora, finire al centro di un pericolosissimo contenzioso legale, di cui nessuno può ipotizzare le conseguenze sulla squadra. Praticamente un re che rischia di detronizzarsi da solo.
Sta succedendo ciò che i tifosi interisti temevano ma facevano finta di non vedere, e che non era difficile prevedere. I nodi di un prestito monstre da quasi 400 milioni (interessi compresi) non potevano non arrivare al pettine. Qui non entreremo nel merito della battaglia di carte bollate che si sta consumando intorno al controllo dell’Inter, e che non è necessariamente il preludio dello sfacelo, perché, se proprio vi si vuole trovare un aspetto positivo, è la dimostrazione che il club oggi ha un grande valore: con un progetto tecnico ben definito e invidiato in tutta Europa, un parco giocatori di primo livello, uno status internazionale ormai consolidato e la prospettiva di uno stadio di proprietà (che potrebbe anche essere San Siro), è evidente che prendere l’Inter (soprattutto a cifre di saldo) è un affare, che altri (Pimco) avevano fiutato e Oaktree non vuole perdere. Le conseguenze però sono imprevedibili.
La narrazione prevalente è che Oaktree, nel caso dovesse diventare davvero rilevare le quote, non avrebbe interesse a depauperare un suo asset, che confermerebbe l’attuale management da Marotta in giù, e probabilmente è così. Ma la verità è che nessuno sa ancora come finirà questa vicenda, figuriamoci quali sarebbero i piani dell’eventuale nuovo proprietario. Infatti nelle ultime ore è stato detto tutto e il contrario di tutto, dalla vendita immediata ad un nuovo acquirente che sarebbe già stato trovato ad un risanamento in stile Elliott-Milan per puntare a una cessione a medio lungo termine. Nonostante le pubbliche rassicurazioni, i tifosi interisti non possono dormire sonni tranquilli. Anche i passaggi di società più sereni si accompagnano sempre a degli scossoni tecnici, e questo così burrascoso è un autentico salto nel buio. L’Inter che oggi ha vinto e stravinto lo scudetto potrebbe non esistere domani, non nel senso di fallimento o scenari apocalittici (evocati soprattutto dai suoi avversari), ma semplicemente che il club e quindi anche la squadra potrebbe non essere più la stessa.
La vicenda surreale dell’Inter è assolutamente particolare ma per certi versi emblematica dell’intera Serie A. Che sta vivendo in generale un momento di totale smarrimento per tutte le “big”, ciascuna alle prese con i suoi problemi. Già quest’anno la squadra campione d’Italia si è dissolta nel nulla, nel caso del Napoli non per problemi finanziari, è stata tutta farina del sacco di Aurelio De Laurentiis: una devastazione che in estate con la partenza di Osimhen sarà totale e solo un rilancio in grande stile (Conte?) potrebbe riparare. La Juventus è all’anno zero, con l’addio di Allegri ha chiuso definitivamente il triste crepuscolo della controversa era Agnelli e ora inizierà un nuovo ciclo, su presupposti completamente diversi da quelli che hanno caratterizzato la tradizione bianconera (il bel gioco di Thiago Motta e l’autofinanziamento di Giuntoli), dagli esiti imprevedibili. Il Milan, che dopo aver ripulito i conti e conquistato lo scudetto del 2022 aveva tutte le carte in regola per costruire un futuro solido e di successo, se sono vere le indiscrezioni sulla confusa ricerca di un allenatore, sembra invece aver imboccato uno strano percorso di decrescita da cui probabilmente non è estraneo proprio il passaggio societario da Elliott a Redbird. La Roma ha rinnovato il contratto a De Rossi sulle ali di un entusiasmo che un po’ è già svanito, e se l’Atalanta non batterà il Bayer Leverkusen dovrà avviare l’ennesima rifondazione senza i soldi della Champions. Se salta anche l’Inter campione d’Italia in Serie A si apre una voragine.