Il cantante, intervistato ad Un Giorno da Pecora, ha raccontato della sua sfortunata performance durante Atalanta Juventus
Potrebbe esserci una sorta di maledizione su chi canta l’inno prima della finale di coppa Italia? “Non c’è maledizione, c’è maleducazione. In tutti i paesi del mondo quando si canta l’inno nazionale le persone si alzano in piedi e rispettano quei tre minuti di silenzio. In Italia c’è maleducazione nei confronti dell’inno: o non lo sentono proprio o non ci credono, o sono maleducati”. A parlare, ospite di Rai Radio1 a Un Giorno da Pecora, è il cantante Al Bano Carrisi, che ai conduttori Giorgio Lauro ed Enzo Iacchetti oggi ha risposto alle critiche ricevute dopo la sua performance in apertura della finale di coppa Italia tra Juventus e Atalanta.
L’esibizione non è stata proprio memorabile, specie per i suoi standard molto elevati. Cosa è successo? “Come ho già detto è successo che normalmente quando si canta l’inno tutti rispettano il silenzio, poi si può fare tutto il casino che si vuole. In quel caso uno urlava destra, l’altro a sinistra, si sentiva che c’era odio tra tifoserie. Io non ho sentito una nota a cui potermi attaccare – ha spiegato il cantante a Un Giorno da Pecora -, le note che mi arrivavano erano quelle dei canti dei tifosi…”
Ma non aveva delle cuffie per ascoltare meglio la musica? “Ero a cappella. Ma vi assicuro che durante le prove” la mia esibizione ‘era da brivido’. Oggi è il suo compleanno. Quanti anni compie? “Sono quattro volte venti più uno ma da oggi – ha concluso Al Bano a Radio1 – comincio a lavorare per arrivare a cinque volte venti…”