In questo periodo, sto facendo una serie di incontri per presentare il mio libro Il Futuro del Trasporto. Questi incontri sono molto istruttivi per incontrare persone competenti che hanno visioni diverse del futuro, ma che di certo ci hanno pensato sopra seriamente.
Una di queste discussioni si è svolta a Bari, organizzata dal consorzio “Costellazione Apulia”. Quasi tutti i partecipanti erano imprenditori e la discussione è partita dalle auto elettriche, ma si è spostata rapidamente sulla questione della competizione con la Cina. Gli imprenditori sono giustamente preoccupati. La Cina ha una capacità produttiva e innovativa che semplicemente ci schiaccia.
E non è solo questione della Cina. L’incontro a Pechino di Putin e Xi-Jinping in questi giorni dimostra come in Asia si stia rapidamente formando un blocco commerciale e industriale dominato dalla Cina, ma che include anche la Russia, l’India, l’Iran, l’Indonesia, e altre aree; praticamente tutta l’Asia. Di fronte a questo gigantesco gruppo di potenze economiche, come possiamo competere quando, come ha detto uno dei miei interlocutori a Bari, “60 milioni di Italiani sono l’errore statistico su un miliardo e mezzo di Cinesi.”
Il problema si pone in particolare per quanto riguarda i veicoli elettrici dove la Cina ha fatto un percorso di sviluppo tecnologico di rapidità impressionante. Negli Stati Uniti, Tesla mantiene il suo vantaggio, anche se si può discutere se i cinesi non abbiano già raggiunto la parità. Invece, quelli che sono rimasti indietro siamo noi in Europa. Così come stanno le cose, si rischia seriamente di veder sparire l’industria automobilistica europea.
Non stiamo a recriminare sugli errori del passato, anche se una nota sulla spaventosa miopia dell’industria automobilistica europea ci sta. Ma ora la domanda è, cosa facciamo?
Una delle proposte venuta fuori nel dibattito a Bari è stata cercare strade nuove, idrogeno per esempio. A mio parere, sarebbe una sciocchezza. Semplicemente, non abbiamo le spalle per entrare in concorrenza con una potenza economica come la Cina che ha già fatto una scelta tecnologica sulle batterie. I veicoli a idrogeno costano più cari di quelli a batterie, sono meno efficienti, richiedono materiali rari, e non danno nessun vantaggio significativo. Queste difficoltà tutte insieme fanno venire in mente il vecchio detto, “molti nemici, molto onore”. Sì, ma non direi di esagerare. Fra l’altro, il detto pare sia di Mussolini e non gli ha portato bene.
Considerazioni simili valgono per altre alternative alle batterie, per esempio gli e-fuel e i biocombustibili. Sono tecnologie costose e inefficienti, tutte da sviluppare e che richiedono infrastrutture che oggi non esistono. Non ce la possiamo fare.
Certamente, possiamo aumentare i dazi esistenti sulle importazioni di auto dalla Cina. Questo potrebbe dare un po’ di respiro all’industria europea e la possibilità di rimettersi in pari tecnologicamente. Ma questo respiro lo useranno in questo modo, o non piuttosto per tenere alti i prezzi dei veicoli elettrici e continuare a venderci veicoli obsoleti a benzina?
A mio parere, dovremmo rifarci a un altro vecchio detto, molto più saggio: “se non li puoi battere, unisciti a loro”. I cinesi hanno soldi, infrastrutture e competenze, ma non possono fare tutto in tutti i campi. Ci sono sicuramente delle nicchie di produzione industriale, anche in campo automobilistico, dove l’Europa può ancora giocare un ruolo. Possiamo tenere il passo, posto che non ci facciamo imbrogliare dalla campagna di denigrazione in corso contro i veicoli elettrici. Pensiamoci sopra, perché su questo punto si gioca il nostro futuro e quello dei nostri figli e nipoti.
Per finire, scusate se faccio un po’ di pubblicità al mio libro sui veicoli elettrici, Il Futuro del Trasporto, ma se seguite il mio blog dovreste aver capito che è un soggetto che considero importantissimo. Quindi, se volete saperne di più, trovate il libro a questo link.