Tadej Pogacar vince anche quando non vorrebbe. Dopo la spaventosa impresa con cui domenica ha riscritto le leggi della fisica, mette a segno un altro successo in Maglia Rosa che invece riscrive le regole del ciclismo. La sua danza tra i monti di Livigno, i 920 watt sprigionati nello scatto, i 13 minuti e spicci con cui ha polverizzato gli ultimi 6 chilometri del Foscagno, dovevano essere lo show definitivo della Maglia Rosa. Perché Pogacar il Giro d’Italia 2024 lo ha già vinto dalla prima settimana. All’inizio della terza settimana, in una tappa segnata dalla cancellazione della Cima Coppi, lo sloveno e la sua squadra – Uae Team Emirates – erano intenzionati a lasciar vincere la fuga. La Movistar però inspiegabilmente si è messa a tirare e una volta arrivati a piedi della salita verso Monte Pana praticamente ha servito su un piatto d’argento la possibilità a Pogacar di completare la sua cinquina.
Uno, due, tre quattro e cinque. Lo sloveno in Maglia Rosa ha contato con le dita le sue perle a questo Giro. Oropa, la cronometro di Perugia, Prati di Tivo, Mottolino e ora Monte Pana, in Val Gardena. Non succedeva da esattamente 50 anni che un ciclista che non fosse un velocista arrivasse a vincere 5 tappe nello stesso giro. L’ultimo era stato Jose Manuel Fuente nel 1974. Un anno prima, nel 1973, un tale Eddy Merckx vinse 5 frazioni in Maglia Rosa. Da allora nessuno è mai riuscito a replicare quella impresa. Pogacar è a quota quattro (la prima vittoria ad Oropa non era in rosa), ha altre tre occasioni da qui a Roma per provarci. Ma che sei un cannabile non è più in discussione. Le regole del ciclismo dicevano che non si sarebbe più potuta rivivere un’epoca come quella di Merckx. Il dominatore Pogacar sta dimostrano che ci stavamo sbagliando.
Non sono solo i numeri però a raccontare come il campione sloveno stia rivoltando il mondo del ciclismo dalla testa ai piedi. Il suo modo di correre non è mai quello di un ragioniere. Tranne a Prati di Tivo, dove ha controllato e regolato il gruppo in una mini–volata, ha sempre vinto staccando tutti in salita. A Oropa è scattato dopo una foratura, emulando l’impresa di Pantani, sul Mottolino è scattato a 14,5 chilometri dal traguardo, ha guadagnato un minuto in due km e ha superato 12 corridori per prendersi il successo. Pogacar è da 15 giorni in Maglia Rosa, sta già pensando al prossimo Tour de France e forse pure alla Vuelta (a questo punto perché non provarci?). Eppure, da vero cannibale, anche in Val Gardena non si è lasciato sfuggire l’occasione di cogliere un altro successo.
Ha messo il fedele Rafal Majka a preparare il suo attacco nell’ultima rampa verso il traguardo, ha staccato tutti i big di classifica senza nemmeno alzarsi un secondo sui pedali. Poi è andato a riprendere i superstiti della fuga. Per ultimo, ha riacciuffato un ottimo Giulio Pellizzari, che a 21 anni è il più giovane corridore presente al Giro d’Italia. Pogacar ha staccato pure lui, senza lasciarsi la vittoria. Dopo il traguardo, gli ha regalato gli occhiali e la sua Maglia Rosa: i due si sono abbracciati. Pellizzari, insieme ad Antonio Tiberi, rappresenta la speranza del ciclismo italiano di avere un futuro più luminoso, nel quale sarà possibile guardare un po’ meno da lontano un fenomeno come Pogacar.
Per ora in realtà Pogacar lo guardano tutti da lontano. I capitani presenti al Giro d’Italia sono lontani minuti e minuti: Daniel Martinez (Bora-hansgrohe) è a 7’18”, Geraint Thomas (Ineos) è scivolato a 7’40”. Poi c’è Ben O’Connor a 8’42” e il quinto, la Maglia Bianca Tiberi (Bahrain Victorious), è già distante oltre 10 minuti. Per ritrovare distacchi del genere in classifica generale bisogna tornare nuovamente a quel Giro d’Italia del 1973 dominato da Eddy Merckx. Per trovare qualcuno in grado di fare meglio di Pogacar invece è necessario rispolverare le classifiche della corsa nel Dopoguerra. A guardare da lontano Pogacar ci sono anche i suoi possibili rivali: Jonas Vingegaard (l’unico finora in grado di batterlo), Remco Evenepoel, Primoz Roglic. Tutti acciaccati, tutti preoccupati per il prossimo Tour de France. Perché Pogacar vuole ancora riscrivere le regole del ciclismo, tentando una doppietta che dopo Pantani sembrava irrealizzabile e sognando perfino una tripletta che sarebbe per sempre una prima volta nella storia.