Il Jobs act è la riproposizione di quella dottrina definita “liberismo economico” riproposta, mutatis mutandis a tre secoli circa di distanza nel nostro tempo, dalle componenti moderate della sinistra che davanti alle difficoltà e alle complessità del nostro tempo hanno abbracciato le ragioni del mercato dell’impresa e del profitto rinunciando al sogno di giustizia per mezzo dei diritti.
Il Jobs act, dai più, è considerato una riforma liberista del lavoro perché al valore sovrano del reddito di impresa viene subordinato praticamente tutto, compreso le più elementari ma anche più fondamentali, conquiste dei lavoratori diritti costituzionali compresi. Ma esso è uno dei siluri più dirompenti lanciati per mere ragioni di mercato quindi per mere ragioni speculative contro il welfare state e in particolare contro l’art 32 della Costituzione e contro il servizio sanitario nazionale pubblico (SSN). Quindi a favore comunque di una minoranza contro la stragrande maggioranza delle persone che vivono nel nostro paese.
Il Job act, infatti, sul piano sanitario è una evoluzione e una estensione della controriforma Bindi del ’99 che già nel suo molto neoliberista art. 9 prevedeva la possibilità di fare il welfare aziendale per via contrattuale. Non Renzi quindi, ma la Bindi – quella che probabilmente per espiare i suoi peccati oggi dopo aver distrutto l’art. 32 presiede una associazione a sua difesa – ha ideato il welfare aziendale.
È stata quella riforma che ha previsto:
– l’istituzione dei “fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale” (punto 7), cogestiti dall’impresa e dal sindacato;
– un “regolamento” (punto 8) per disciplinare la cogestione dei fondi definendo i loro organi di amministrazione e di controllo e i loro compensi;
– le forme e le modalità di contribuzione a carico dell’impresa e dei lavoratori e i soggetti destinatari dell’assistenza sanitaria;
– il trattamento le prestazioni e le garanzie riservate al singolo sottoscrittore e al suo nucleo familiare.
Il Jobs act, come è noto, si basa su un presupposto politico preciso che è il seguente: siccome l’impresa economica determina la ricchezza del paese, allora non si può avere crescita economica senza accrescere il reddito di impresa. Quindi, lo scopo del Jobs act è accrescere il reddito di impresa. Il problema non è lo scopo – che si può persino condividere – ma è come questo scopo viene raggiunto e a che prezzo e chi paga il conto.
La strada scelta dal Jobs act è l’uso del fisco, altrimenti detto “welfare fiscale”, per mettere fuori gioco la sanità pubblica, quindi privatizzarla mettendola a mercato e, in questa nuova veste, usarla come se fosse salario. Da una parte si tratta di ottenere dal sindacato significative riduzioni delle retribuzioni dei lavoratori e dall’altra di compensare queste riduzioni offrendo prestazioni sanitarie tutte defiscalizzate, sia per l’impresa che per il dipendente, cioè tutte libere da oneri fiscali.
L’operazione è chiara: l’impresa riduce i salari dei suoi dipendenti in questo modo essa aumenta i propri profitti ma i costi di tale riduzione cioè i costi delle mutue sono interamente scaricati sulla collettività. La collettività però in ragione di ciò perde i diritti fondamentali quelli che valgono per tutti i cittadini senza nessuna distinzione e perde il servizio sanitario pubblico. Cioè il conto viene pagato dai cittadini e da una intera società.
Non è vero quindi, come pensano tutti, che il welfare fiscale è un sostegno al reddito dei lavoratori ma in realtà esso è prima di tutto è un sostegno al reddito di impresa. Esso molto banalmente è il ritorno delle mutue del secolo scorso per mezzo dei grandi contratti di lavoro cioè è il ritorno a una tutela sanitaria anziché garantita dallo Stato e dai diritti garantita solo a una parte della nostra società cioè solo a chi ha un lavoro contro il resto della società dall’impresa in cogestione col sindacato.
Ma la fregatura non è solo fiscale e sociale ma soprattutto sanitaria. I lavoratori che sottoscrivono i fondi integrativi si illudono di aver una assistenza sanitaria di primo ordine. Ma non è così.
L’assistenza in questione per tante ragioni descritte in letteratura non ha la stessa qualità e affidabilità di quella garantita dal servizio pubblico. Oggi ad esempio, a parità di malattie, i tassi di mortalità registrati nei sistemi privati sono più alti di quelli registrati nei servizi pubblici. Del resto sappiamo tutti che curare le malattie secondo diritto nel servizio pubblico è un conto curarle nel privato quindi in conformità a nomenclatori, tariffe, standard è un altro paio di maniche. Il profitto da qualche parte deve pur venire fuori.
In sintesi il Jobs act è una vera “porcheria” neoliberista, partorita e ideata da neoliberisti di sinistra che di sinistra non hanno niente
Ma perché questa “porcheria” che compromette diritti importanti e conquiste storiche importanti tanto perniciosa e ingiusta non è al centro della battaglia referendaria promossa dalla Cgil? La Cgil nei suoi quesiti referendari si è limitata ad affrontare solo poche e marginali questioni giuslavoristiche legate alla precarietà e alla flessibilità ma nulla di più. Il referendum della Cgil non dice una parola sulla cogestione dei fondi integrativi tra impresa e sindacato, sul welfare aziendale, sulla fine dell’art 32 e sulla fine del SSN.
Forse che il più grande sindacato confederale di sinistra ormai l’unico faro acceso in questa nera notte governata dalle destre ci sta dicendo che intende aggiornare le sue antiche radici socialiste diventando per ragioni pragmatiche a sua volta un sindacato necessariamente neoliberista? Ma nell’art 2 dello statuto della Cgil si legge che le sue politiche si basano sui dettati della Costituzione, ma allora in quale articolo della Costituzione sta scritto che è giusto far crescere i profitti dell’impresa barattando il salario di chi lavora con i diritti universali quindi i diritti di tutti facendo pagare il conto al fisco cioè ad una intera società?
Ma non è meglio pagare ai lavoratori il salario pieno come si deve e dare loro come a tutti una sanità pubblica universale e gratuita. Cioè secondo diritto?
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La Redazione
Milano, 12 feb. (Adnkronos) - Il conto in Olanda dove sono stati sequestrati i soldi versati da Massimo Moratti, nell'ambito di una truffa in cui è stato usato il nome del ministro della Difesa Massimo Crosetto, risulta intestato a più persone straniere su cui ora sono in corso gli accertamenti per verificarne l'esistenza e anche per capire eventuali collegamenti con altri soggetti. E' quanto si apprende da fonti investigative.
In particolare, da quanto emerge, sul conto olandese risultano versati i 980mila euro della truffa al presidente di Saras, soldi che il gruppo avrebbe tentato di spostare altrove, ma la tempistica non ha giocato a loro favore e il 'congelamento' del denaro è arrivato prima.
In attesa degli esiti delle rogatorie, si attendono già domani, in procura a Milano si continua a lavorare anche sui numeri telefonici usati per mettere a segno i plurimi tentativi di truffa - ora usando il nome del ministro o del suo staff - nei confronti del gotha dell'imprenditoria e della finanza.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Sicurezza negli stadi, contrasto alla criminalità e prevenzione dei comportamenti illeciti. Sono le tematiche al centro del tavolo presieduto dai ministri dell’Interno e per lo Sport e i giovani, Matteo Piantedosi e Andrea Abodi che hanno incontrato i presidenti di Figc Gabriele Gravina, Lega serie A, Ezio Simonelli, Lega nazionale professionisti serie B, Paolo Bedin, Lega italiana calcio professionistico, Matteo Marani, Lega nazionale dilettanti, Giancarlo Abete. Presenti anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, il capo della Polizia, Vittorio Pisani e il presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, Mario Improta.
La riunione è stata l’occasione per proseguire il confronto già avviato su proposte e iniziative da mettere in campo congiuntamente. L’obiettivo rimane quello di tutelare le tifoserie sane e di individuare in maniera chirurgica coloro che vanno allo stadio per attuare comportamenti criminali e violenti, assicurando un ambiente più sicuro e vivibile per tutti gli appassionati. Il tavolo ha anche discusso di azioni concrete per contrastare le scommesse illegali e per arginare il fenomeno della pirateria audiovisiva, sanzionando i fruitori dei contenuti illegali. Prossimo incontro tra un mese. Così una nota congiunta dei ministri dell'Interno e per lo Sport e i giovani.
Londra, 12 feb. (Adnkronos) - Non sarà consentito l'alcol ai Mondiali del 2034 in Arabia Saudita. Lo ha dichiarato l'ambasciatore saudita nel Regno Unito, il principe Khalid bin Bandar Al Saud. I tifosi che assisteranno al torneo non potranno trovare bevande alcoliche negli hotel, nei ristoranti o negli stadi. L'Arabia Saudita è un paese differente dal Qatar, dove l'alcol era disponibile in alcuni posti durante i Mondiali del 2022, e non ci saranno eccezioni per questo torneo. "Al momento, non consentiamo l'alcol", ha detto Al Saud a LBC.
"Ci si può divertire molto senza alcol, non è necessario al 100% e se vuoi bere dopo essere andato via, sei il benvenuto, ma al momento non abbiamo alcol. Un po' come il nostro clima, è un paese secco". L'Arabia Saudita è stata confermata come paese ospitante della Coppa del Mondo a dicembre, nonostante le preoccupazioni sui diritti umani. Alla domanda se i tifosi gay di calcio sarebbero stati al sicuro nel paese, Al Saud ha aggiunto: "Daremo il benvenuto a tutti in Arabia Saudita. Non è un evento saudita, è un evento mondiale. E in larga misura, daremo il benvenuto a chiunque voglia venire".
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Le attiviste del Referendum Cittadinanza hanno lanciato un appello via social alle artiste e agli artisti che in questi giorni si esibiranno sul palco del Festival di Sanremo: dire Sì all’Italia che riconosce tutte le sue figlie e tutti i suoi figli direttamente dall’Ariston. La cantante Giorgia e Brunori Sas sono stati i primi a rispondere all'appello e, insieme alle attiviste di ActionAid Utibe Joseph e Kejsi Hodo, hanno cantato il celebre brano di Toto Cutugno L'Italiano.
Gli artisti, poi, hanno ricevuto in dono un ciuccio con un nastrino tricolore da portare con sé sul palco, come simbolo di tutti quei figli e figlie d'Italia che non hanno ancora il riconoscimento della cittadinanza. Il referendum cittadinanza ha ricevuto l'ok dalla Corte Costituzionale lo scorso 20 gennaio insieme agli altri 4 quesiti sul lavoro promossi dalla Cgil. Andrà al voto in primavera.
Dopo la bocciatura del quesito sull'Autonomia la sfida del quorum si fa più ardua, ed è per questo che i promotori partono proprio dal più popolare spettacolo televisivo italiano per richiamare l'attenzione del Paese sull'appuntamento referendario. Il referendum cittadinanza è stato promosso da +Europa, Possibile, Dalla Parte Giusta della Storia, ActionAid, Libera, Arci, Italiani senza Cittadinanza, Conngi, insieme a una grande rete di oltre 70 organizzazioni.
Milano, 12 feb. (Adnkronos) - La competenza territoriale si radica a Milano, da qualunque lato si inquadri la questione. Lo sostiene la Cassazione nelle motivazioni sul caso Visibilia che vede indagata, tra gli altri, la ministra del Turismo Daniela Santanchè con l'ipotesi di truffa aggravata all'Inps in relazione alla cassa integrazione nel periodo Covid. Nel provvedimento, che segue la decisione dello scorso 29 gennaio, si rigetta la richiesta della difesa di considerare singole ipotesi di truffa (e non una truffa continuata) e di radicare la competenza a Roma.
Per il collegio della seconda sezione penale presieduta da Anna Petruzzellis - chiamato a rispondere alla questione sollevata dalla giudice delle indagini preliminari di Milano Tiziana Gueli - dato che la procura meneghina ha rilevato che l'ultima erogazione dei contributi è stata pagata a un dipendente in una banca nel Milanese, "deve essere affermata la competenza territoriale del Tribunale di Milano". Nell'indagine, coordinata dai pubblici ministeri Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi, risultano coinvolti 13 dipendenti delle due società indagate, Visibilia Concessionaria srl e Visibilia Editore spa, che sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore senza saperlo (e quindi continuando a lavorare) causando un 'danno' di oltre 126 mila euro versati dall'Inps.
"La soluzione - si legge nella decisione della Cassazione - non cambia nel caso in cui si voglia ancorare la competenza territoriale al momento della richiesta della cassa integrazione, posto che dalla documentazione prodotta in atti risulta che la richiesta è stata inviata alla sede Inps di Milano e che sempre la sede Inps di Milano ha autorizzato la cassa integrazione". Infine, a rafforzare la competenza territoriale il fatto che "avendo le società sede a Milano, il delitto di truffa si è comunque consumato a Milano, al momento della acquisizione dell’ingiusto profitto da parte delle società, che si realizza in concomitanza con la percezione dei contributo da parte dei lavoratori". L'udienza preliminare sul caso Visibilia riprenderà come da calendario il 26 marzo prossimo.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - L'aula della Camera ha approvato la proposta di legge recante 'modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma'. I voti favorevoli sono stati 140, 84 quelli contrari e 3 gli astenuti.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - "Ho visto Sanremo ieri sera, erano anni che non lo vedevo, ma sono rimasto sveglio fino alle 2 per vedermelo tutto. Mi è piaciuto per la qualità espressa, è una vetrina italiana vera. Come ha detto Jovanotti è un po’ come Natale, capodanno, carnevale". Filippo Ricci, direttore creativo della Stefano Ricci Spa, ha commentato così con l'Adnkronos la prima serata del 75esimo Festival di Sanremo e gli outfit del conduttore Carlo Conti creati dalla maison.
Che emozione è stata vedere Carlo Conti con i vostri abiti in apertura del 75esimo Festival della Canzone italiana?
"Siamo abituati a palcoscenici internazionali, ma è la prima volta che saliamo con rispetto sul palco dell'Ariston, tra l'altro con il conduttore e direttore, e quindi è stata una bella emozione. Ero un po' in apprensione che questo outfit gli tornasse bene addosso in una serata movimentata. E' fatto tutto al 100% in Italia, su misura per Carlo, e c'è stato dietro un lavoro di ricerca, insieme a lui, dei tessuti e della costruzione dei modelli in questi mesi, quindi è stato parte proattiva della ricerca e dello sviluppo degli outfit per queste cinque serate", ha spiegato Filippo Ricci.
Che idea avete avuto nello sviluppo degli outfit? Ne utilizzerà uno a serata?
"L'idea che abbiamo avuto, sin dall'inizio, è stata quella di fare un percorso di sartorialità. Noterete che sono tutti outfit abbastanza rigorosi, anche se la qualità dei tessuti conferisce un senso di morbidezza. L'idea era di dare un concetto di eleganza senza tempo perché Sanremo appartiene alla cultura del Paese. Poi ieri sera abbiamo giocato con il colore, il midnight blu, questo blu notte che è ben diverso dal classico nero, anche se ci saranno degli outfit scuri in seguito. Non conosco la sequenza, visto che la deciderà lui con il proprio staff ogni sera. Sono tutti pronti e a disposizione, con un nostro sarto dedicato dietro le quinte. Carlo ha più scelte, ma credo userà un outfit a serata perché da quello che ho visto ieri, nel movimento veloce tra uno spazio e l'altro credo che voglia mantenere un ritmo serrato per le tempistiche sceniche sue".
Quali emozioni ci sono state durante la prima serata del Festival?
"E' stato bello vedere Papa Francesco e ascoltare il suo messaggio, credo che sia la prima volta nella storia del Festival, quindi anche solo quella è stata un'immagine potente. Poi Jovanotti ha provocato una scarica d’energia positiva, da re dell'entertainment", ha spiegato il direttore creativo della Stefano Ricci Spa.
Carlo Conti era preoccupato di non riuscire a valorizzare la classe e la modernità degli smoking, ci è riuscito?
"Ci è riuscito assolutamente, ha un bel portamento, e gli ho detto 'sei proprio un bel modello'. E' un uomo che sa stare sul palcoscenico e vestire dei capi sartoriali. Quello di ieri non era un capo semplicissimo, è una giacca smoking in velluto blu, tra l'altro quello è un jersey di velluto, quindi più morbido, ma lo vestiva molto bene, con i tre pezzi, e sotto aveva un gilet in lana coordinato con il pantalone mohair. Abbiamo voluto fare proprio il tocco estremo di sartorialità con tutto il bordino in raso che è stato fatto su tutto il revere. L'idea era quella di rispettare un percorso abbastanza classico della sartorialità italiana e fiorentina, perché se si va a vedere la spalla, è una vecchia scuola fiorentina il modo di realizzarla in maniera morbida, quindi la giacca è molto leggera".
Queste sera la seconda serata con nuove sorprese?
"Gli abiti sono smoking oppure giacche da cocktail, quindi ci sarà un'alternanza dove Carlo ha possibilità di scelta anche tra cravatta o papillon. Ci hanno scritto in molti sui social, anche dall’estero a conferma di una vetrina internazionale come Sanremo, proprio per avere questa informazione, ed è molto divertente. La cosa interessante è che ci arrivano messaggi da tutto il mondo, perché è il Festival della canzone italiana, è italianissimo, ma lo guardano in America, lo guardano gli italo-americani, lo guardano in Sud America, lo guardano a Est, e comunque la visibilità internazionale è importante. Questo è un palcoscenico di italianità che richiama la musica italiana in generale ma non solo", ha spiegato Filippo Ricci la cui maison vende in tutto il mondo.
I nostri mercati principali?
"Noi produciamo tutto in Italia, ma in Italia vendiamo poco. Noi vendiamo a clienti in tutto il mondo, con le nostre 82 boutique e in Italia ne abbiamo due a Firenze dove è anche la sede dell'azienda, due a Milano, uno a Porto Cervo. Tra i mercati più importanti gli Stati Uniti, le capitali del continente europeo come Londra e Parigi, al Middle East, Dubai, fino alla Cina. A Carlo Conti abbiamo fornito tutto l'outfit, dalle scarpe, alle camicie, e abbiamo anche fatto diversi capi sportivi per le conferenze stampa e gli altri impegni del Festival. Dalle giacche in maglia sportive con le sneaker più casual e abbiamo lavorato insieme per fargli provare un po' di tessuti anche particolari"ha concluso Filippo Ricci. (di Emanuele Rizzi)
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Ivan Cavicchi
Docente all'Università Tor Vergata di Roma, esperto di politiche sanitarie
Politica - 21 Maggio 2024
Jobs act? Una porcheria ma non solo per i motivi del referendum Cgil. Così impatta sulla sanità
La Cgil ha deciso di raccogliere le firme per abrogare il Jobs act. Ma cosa è il Jobs act? E perché esso dovrebbe essere abrogato?
Il Jobs act è la riproposizione di quella dottrina definita “liberismo economico” riproposta, mutatis mutandis a tre secoli circa di distanza nel nostro tempo, dalle componenti moderate della sinistra che davanti alle difficoltà e alle complessità del nostro tempo hanno abbracciato le ragioni del mercato dell’impresa e del profitto rinunciando al sogno di giustizia per mezzo dei diritti.
Il Jobs act, dai più, è considerato una riforma liberista del lavoro perché al valore sovrano del reddito di impresa viene subordinato praticamente tutto, compreso le più elementari ma anche più fondamentali, conquiste dei lavoratori diritti costituzionali compresi. Ma esso è uno dei siluri più dirompenti lanciati per mere ragioni di mercato quindi per mere ragioni speculative contro il welfare state e in particolare contro l’art 32 della Costituzione e contro il servizio sanitario nazionale pubblico (SSN). Quindi a favore comunque di una minoranza contro la stragrande maggioranza delle persone che vivono nel nostro paese.
Il Job act, infatti, sul piano sanitario è una evoluzione e una estensione della controriforma Bindi del ’99 che già nel suo molto neoliberista art. 9 prevedeva la possibilità di fare il welfare aziendale per via contrattuale. Non Renzi quindi, ma la Bindi – quella che probabilmente per espiare i suoi peccati oggi dopo aver distrutto l’art. 32 presiede una associazione a sua difesa – ha ideato il welfare aziendale.
È stata quella riforma che ha previsto:
– l’istituzione dei “fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale” (punto 7), cogestiti dall’impresa e dal sindacato;
– un “regolamento” (punto 8) per disciplinare la cogestione dei fondi definendo i loro organi di amministrazione e di controllo e i loro compensi;
– le forme e le modalità di contribuzione a carico dell’impresa e dei lavoratori e i soggetti destinatari dell’assistenza sanitaria;
– il trattamento le prestazioni e le garanzie riservate al singolo sottoscrittore e al suo nucleo familiare.
Il Jobs act, come è noto, si basa su un presupposto politico preciso che è il seguente: siccome l’impresa economica determina la ricchezza del paese, allora non si può avere crescita economica senza accrescere il reddito di impresa. Quindi, lo scopo del Jobs act è accrescere il reddito di impresa. Il problema non è lo scopo – che si può persino condividere – ma è come questo scopo viene raggiunto e a che prezzo e chi paga il conto.
La strada scelta dal Jobs act è l’uso del fisco, altrimenti detto “welfare fiscale”, per mettere fuori gioco la sanità pubblica, quindi privatizzarla mettendola a mercato e, in questa nuova veste, usarla come se fosse salario. Da una parte si tratta di ottenere dal sindacato significative riduzioni delle retribuzioni dei lavoratori e dall’altra di compensare queste riduzioni offrendo prestazioni sanitarie tutte defiscalizzate, sia per l’impresa che per il dipendente, cioè tutte libere da oneri fiscali.
L’operazione è chiara: l’impresa riduce i salari dei suoi dipendenti in questo modo essa aumenta i propri profitti ma i costi di tale riduzione cioè i costi delle mutue sono interamente scaricati sulla collettività. La collettività però in ragione di ciò perde i diritti fondamentali quelli che valgono per tutti i cittadini senza nessuna distinzione e perde il servizio sanitario pubblico. Cioè il conto viene pagato dai cittadini e da una intera società.
Non è vero quindi, come pensano tutti, che il welfare fiscale è un sostegno al reddito dei lavoratori ma in realtà esso è prima di tutto è un sostegno al reddito di impresa. Esso molto banalmente è il ritorno delle mutue del secolo scorso per mezzo dei grandi contratti di lavoro cioè è il ritorno a una tutela sanitaria anziché garantita dallo Stato e dai diritti garantita solo a una parte della nostra società cioè solo a chi ha un lavoro contro il resto della società dall’impresa in cogestione col sindacato.
Ma la fregatura non è solo fiscale e sociale ma soprattutto sanitaria. I lavoratori che sottoscrivono i fondi integrativi si illudono di aver una assistenza sanitaria di primo ordine. Ma non è così.
L’assistenza in questione per tante ragioni descritte in letteratura non ha la stessa qualità e affidabilità di quella garantita dal servizio pubblico. Oggi ad esempio, a parità di malattie, i tassi di mortalità registrati nei sistemi privati sono più alti di quelli registrati nei servizi pubblici. Del resto sappiamo tutti che curare le malattie secondo diritto nel servizio pubblico è un conto curarle nel privato quindi in conformità a nomenclatori, tariffe, standard è un altro paio di maniche. Il profitto da qualche parte deve pur venire fuori.
In sintesi il Jobs act è una vera “porcheria” neoliberista, partorita e ideata da neoliberisti di sinistra che di sinistra non hanno niente
Ma perché questa “porcheria” che compromette diritti importanti e conquiste storiche importanti tanto perniciosa e ingiusta non è al centro della battaglia referendaria promossa dalla Cgil? La Cgil nei suoi quesiti referendari si è limitata ad affrontare solo poche e marginali questioni giuslavoristiche legate alla precarietà e alla flessibilità ma nulla di più. Il referendum della Cgil non dice una parola sulla cogestione dei fondi integrativi tra impresa e sindacato, sul welfare aziendale, sulla fine dell’art 32 e sulla fine del SSN.
Forse che il più grande sindacato confederale di sinistra ormai l’unico faro acceso in questa nera notte governata dalle destre ci sta dicendo che intende aggiornare le sue antiche radici socialiste diventando per ragioni pragmatiche a sua volta un sindacato necessariamente neoliberista? Ma nell’art 2 dello statuto della Cgil si legge che le sue politiche si basano sui dettati della Costituzione, ma allora in quale articolo della Costituzione sta scritto che è giusto far crescere i profitti dell’impresa barattando il salario di chi lavora con i diritti universali quindi i diritti di tutti facendo pagare il conto al fisco cioè ad una intera società?
Ma non è meglio pagare ai lavoratori il salario pieno come si deve e dare loro come a tutti una sanità pubblica universale e gratuita. Cioè secondo diritto?
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Milano, 12 feb. (Adnkronos) - Il conto in Olanda dove sono stati sequestrati i soldi versati da Massimo Moratti, nell'ambito di una truffa in cui è stato usato il nome del ministro della Difesa Massimo Crosetto, risulta intestato a più persone straniere su cui ora sono in corso gli accertamenti per verificarne l'esistenza e anche per capire eventuali collegamenti con altri soggetti. E' quanto si apprende da fonti investigative.
In particolare, da quanto emerge, sul conto olandese risultano versati i 980mila euro della truffa al presidente di Saras, soldi che il gruppo avrebbe tentato di spostare altrove, ma la tempistica non ha giocato a loro favore e il 'congelamento' del denaro è arrivato prima.
In attesa degli esiti delle rogatorie, si attendono già domani, in procura a Milano si continua a lavorare anche sui numeri telefonici usati per mettere a segno i plurimi tentativi di truffa - ora usando il nome del ministro o del suo staff - nei confronti del gotha dell'imprenditoria e della finanza.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Sicurezza negli stadi, contrasto alla criminalità e prevenzione dei comportamenti illeciti. Sono le tematiche al centro del tavolo presieduto dai ministri dell’Interno e per lo Sport e i giovani, Matteo Piantedosi e Andrea Abodi che hanno incontrato i presidenti di Figc Gabriele Gravina, Lega serie A, Ezio Simonelli, Lega nazionale professionisti serie B, Paolo Bedin, Lega italiana calcio professionistico, Matteo Marani, Lega nazionale dilettanti, Giancarlo Abete. Presenti anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, il capo della Polizia, Vittorio Pisani e il presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, Mario Improta.
La riunione è stata l’occasione per proseguire il confronto già avviato su proposte e iniziative da mettere in campo congiuntamente. L’obiettivo rimane quello di tutelare le tifoserie sane e di individuare in maniera chirurgica coloro che vanno allo stadio per attuare comportamenti criminali e violenti, assicurando un ambiente più sicuro e vivibile per tutti gli appassionati. Il tavolo ha anche discusso di azioni concrete per contrastare le scommesse illegali e per arginare il fenomeno della pirateria audiovisiva, sanzionando i fruitori dei contenuti illegali. Prossimo incontro tra un mese. Così una nota congiunta dei ministri dell'Interno e per lo Sport e i giovani.
Londra, 12 feb. (Adnkronos) - Non sarà consentito l'alcol ai Mondiali del 2034 in Arabia Saudita. Lo ha dichiarato l'ambasciatore saudita nel Regno Unito, il principe Khalid bin Bandar Al Saud. I tifosi che assisteranno al torneo non potranno trovare bevande alcoliche negli hotel, nei ristoranti o negli stadi. L'Arabia Saudita è un paese differente dal Qatar, dove l'alcol era disponibile in alcuni posti durante i Mondiali del 2022, e non ci saranno eccezioni per questo torneo. "Al momento, non consentiamo l'alcol", ha detto Al Saud a LBC.
"Ci si può divertire molto senza alcol, non è necessario al 100% e se vuoi bere dopo essere andato via, sei il benvenuto, ma al momento non abbiamo alcol. Un po' come il nostro clima, è un paese secco". L'Arabia Saudita è stata confermata come paese ospitante della Coppa del Mondo a dicembre, nonostante le preoccupazioni sui diritti umani. Alla domanda se i tifosi gay di calcio sarebbero stati al sicuro nel paese, Al Saud ha aggiunto: "Daremo il benvenuto a tutti in Arabia Saudita. Non è un evento saudita, è un evento mondiale. E in larga misura, daremo il benvenuto a chiunque voglia venire".
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Le attiviste del Referendum Cittadinanza hanno lanciato un appello via social alle artiste e agli artisti che in questi giorni si esibiranno sul palco del Festival di Sanremo: dire Sì all’Italia che riconosce tutte le sue figlie e tutti i suoi figli direttamente dall’Ariston. La cantante Giorgia e Brunori Sas sono stati i primi a rispondere all'appello e, insieme alle attiviste di ActionAid Utibe Joseph e Kejsi Hodo, hanno cantato il celebre brano di Toto Cutugno L'Italiano.
Gli artisti, poi, hanno ricevuto in dono un ciuccio con un nastrino tricolore da portare con sé sul palco, come simbolo di tutti quei figli e figlie d'Italia che non hanno ancora il riconoscimento della cittadinanza. Il referendum cittadinanza ha ricevuto l'ok dalla Corte Costituzionale lo scorso 20 gennaio insieme agli altri 4 quesiti sul lavoro promossi dalla Cgil. Andrà al voto in primavera.
Dopo la bocciatura del quesito sull'Autonomia la sfida del quorum si fa più ardua, ed è per questo che i promotori partono proprio dal più popolare spettacolo televisivo italiano per richiamare l'attenzione del Paese sull'appuntamento referendario. Il referendum cittadinanza è stato promosso da +Europa, Possibile, Dalla Parte Giusta della Storia, ActionAid, Libera, Arci, Italiani senza Cittadinanza, Conngi, insieme a una grande rete di oltre 70 organizzazioni.
Milano, 12 feb. (Adnkronos) - La competenza territoriale si radica a Milano, da qualunque lato si inquadri la questione. Lo sostiene la Cassazione nelle motivazioni sul caso Visibilia che vede indagata, tra gli altri, la ministra del Turismo Daniela Santanchè con l'ipotesi di truffa aggravata all'Inps in relazione alla cassa integrazione nel periodo Covid. Nel provvedimento, che segue la decisione dello scorso 29 gennaio, si rigetta la richiesta della difesa di considerare singole ipotesi di truffa (e non una truffa continuata) e di radicare la competenza a Roma.
Per il collegio della seconda sezione penale presieduta da Anna Petruzzellis - chiamato a rispondere alla questione sollevata dalla giudice delle indagini preliminari di Milano Tiziana Gueli - dato che la procura meneghina ha rilevato che l'ultima erogazione dei contributi è stata pagata a un dipendente in una banca nel Milanese, "deve essere affermata la competenza territoriale del Tribunale di Milano". Nell'indagine, coordinata dai pubblici ministeri Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi, risultano coinvolti 13 dipendenti delle due società indagate, Visibilia Concessionaria srl e Visibilia Editore spa, che sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore senza saperlo (e quindi continuando a lavorare) causando un 'danno' di oltre 126 mila euro versati dall'Inps.
"La soluzione - si legge nella decisione della Cassazione - non cambia nel caso in cui si voglia ancorare la competenza territoriale al momento della richiesta della cassa integrazione, posto che dalla documentazione prodotta in atti risulta che la richiesta è stata inviata alla sede Inps di Milano e che sempre la sede Inps di Milano ha autorizzato la cassa integrazione". Infine, a rafforzare la competenza territoriale il fatto che "avendo le società sede a Milano, il delitto di truffa si è comunque consumato a Milano, al momento della acquisizione dell’ingiusto profitto da parte delle società, che si realizza in concomitanza con la percezione dei contributo da parte dei lavoratori". L'udienza preliminare sul caso Visibilia riprenderà come da calendario il 26 marzo prossimo.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - L'aula della Camera ha approvato la proposta di legge recante 'modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma'. I voti favorevoli sono stati 140, 84 quelli contrari e 3 gli astenuti.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - "Ho visto Sanremo ieri sera, erano anni che non lo vedevo, ma sono rimasto sveglio fino alle 2 per vedermelo tutto. Mi è piaciuto per la qualità espressa, è una vetrina italiana vera. Come ha detto Jovanotti è un po’ come Natale, capodanno, carnevale". Filippo Ricci, direttore creativo della Stefano Ricci Spa, ha commentato così con l'Adnkronos la prima serata del 75esimo Festival di Sanremo e gli outfit del conduttore Carlo Conti creati dalla maison.
Che emozione è stata vedere Carlo Conti con i vostri abiti in apertura del 75esimo Festival della Canzone italiana?
"Siamo abituati a palcoscenici internazionali, ma è la prima volta che saliamo con rispetto sul palco dell'Ariston, tra l'altro con il conduttore e direttore, e quindi è stata una bella emozione. Ero un po' in apprensione che questo outfit gli tornasse bene addosso in una serata movimentata. E' fatto tutto al 100% in Italia, su misura per Carlo, e c'è stato dietro un lavoro di ricerca, insieme a lui, dei tessuti e della costruzione dei modelli in questi mesi, quindi è stato parte proattiva della ricerca e dello sviluppo degli outfit per queste cinque serate", ha spiegato Filippo Ricci.
Che idea avete avuto nello sviluppo degli outfit? Ne utilizzerà uno a serata?
"L'idea che abbiamo avuto, sin dall'inizio, è stata quella di fare un percorso di sartorialità. Noterete che sono tutti outfit abbastanza rigorosi, anche se la qualità dei tessuti conferisce un senso di morbidezza. L'idea era di dare un concetto di eleganza senza tempo perché Sanremo appartiene alla cultura del Paese. Poi ieri sera abbiamo giocato con il colore, il midnight blu, questo blu notte che è ben diverso dal classico nero, anche se ci saranno degli outfit scuri in seguito. Non conosco la sequenza, visto che la deciderà lui con il proprio staff ogni sera. Sono tutti pronti e a disposizione, con un nostro sarto dedicato dietro le quinte. Carlo ha più scelte, ma credo userà un outfit a serata perché da quello che ho visto ieri, nel movimento veloce tra uno spazio e l'altro credo che voglia mantenere un ritmo serrato per le tempistiche sceniche sue".
Quali emozioni ci sono state durante la prima serata del Festival?
"E' stato bello vedere Papa Francesco e ascoltare il suo messaggio, credo che sia la prima volta nella storia del Festival, quindi anche solo quella è stata un'immagine potente. Poi Jovanotti ha provocato una scarica d’energia positiva, da re dell'entertainment", ha spiegato il direttore creativo della Stefano Ricci Spa.
Carlo Conti era preoccupato di non riuscire a valorizzare la classe e la modernità degli smoking, ci è riuscito?
"Ci è riuscito assolutamente, ha un bel portamento, e gli ho detto 'sei proprio un bel modello'. E' un uomo che sa stare sul palcoscenico e vestire dei capi sartoriali. Quello di ieri non era un capo semplicissimo, è una giacca smoking in velluto blu, tra l'altro quello è un jersey di velluto, quindi più morbido, ma lo vestiva molto bene, con i tre pezzi, e sotto aveva un gilet in lana coordinato con il pantalone mohair. Abbiamo voluto fare proprio il tocco estremo di sartorialità con tutto il bordino in raso che è stato fatto su tutto il revere. L'idea era quella di rispettare un percorso abbastanza classico della sartorialità italiana e fiorentina, perché se si va a vedere la spalla, è una vecchia scuola fiorentina il modo di realizzarla in maniera morbida, quindi la giacca è molto leggera".
Queste sera la seconda serata con nuove sorprese?
"Gli abiti sono smoking oppure giacche da cocktail, quindi ci sarà un'alternanza dove Carlo ha possibilità di scelta anche tra cravatta o papillon. Ci hanno scritto in molti sui social, anche dall’estero a conferma di una vetrina internazionale come Sanremo, proprio per avere questa informazione, ed è molto divertente. La cosa interessante è che ci arrivano messaggi da tutto il mondo, perché è il Festival della canzone italiana, è italianissimo, ma lo guardano in America, lo guardano gli italo-americani, lo guardano in Sud America, lo guardano a Est, e comunque la visibilità internazionale è importante. Questo è un palcoscenico di italianità che richiama la musica italiana in generale ma non solo", ha spiegato Filippo Ricci la cui maison vende in tutto il mondo.
I nostri mercati principali?
"Noi produciamo tutto in Italia, ma in Italia vendiamo poco. Noi vendiamo a clienti in tutto il mondo, con le nostre 82 boutique e in Italia ne abbiamo due a Firenze dove è anche la sede dell'azienda, due a Milano, uno a Porto Cervo. Tra i mercati più importanti gli Stati Uniti, le capitali del continente europeo come Londra e Parigi, al Middle East, Dubai, fino alla Cina. A Carlo Conti abbiamo fornito tutto l'outfit, dalle scarpe, alle camicie, e abbiamo anche fatto diversi capi sportivi per le conferenze stampa e gli altri impegni del Festival. Dalle giacche in maglia sportive con le sneaker più casual e abbiamo lavorato insieme per fargli provare un po' di tessuti anche particolari"ha concluso Filippo Ricci. (di Emanuele Rizzi)