Ipoteche, prestiti, debiti e clamorose stroncature. La giornata di Kevin Costner al Festival di Cannes con Horizon – An american saga sembra una tragicommedia all’italiana. L’applausometro che oscilla tra dieci e sette minuti di battimani (scrivono spesso le persone in sala senza un cronometro ndr), ma le casse rimangono vuote e la critica è impietosa. Si sa, Horizon è una saga western sulla conquista del West nel 1860 divisa in quattro film, sorta di scommessa produttivamente azzardata e magniloquente, fortemente voluta dal premio Oscar per Balla coi lupi, tanto che lo stesso Costner per realizzarla ha ipotecato le sue case e quelle dei suoi figli, mettendoci pure di tasca propria 40 milioni di dollari (il budget segna ufficialmente 90 milioni).
Il primo capitolo, tre ore di durata, è stato mostrato sulla Croisette come evento fuori categoria, ed è incentrato su quella che viene definito da Variety “l’allestimento del palcoscenico” dove è stato “introdotto un vasto insieme di personaggi, con la promessa di eventi più drammatici in arrivo nei film rimanenti”. Ecco, qualcosa di bello, forse, arriverà. Ma per ora Horizon – An american saga è stato criticato già in maniera inappellabile: “Un film goffo (…) con un montaggio affrettato e approssimativo (…) questa prima parte di quattro film è disseminata di scene non essenziali e di personaggi che non vanno da nessuna parte, oltre ad impiegare troppo tempo per collegare i fili confusi della trama”. Su VanityFair hanno scritto che si tratta di un “miscuglio di trame cliché resi con colori (e performance) sbiadite” e poi sono stati fatti ironicamente paragoni con precedenti regie di Costner (“più simile a Waterworld che a Balla coi lupi”) tanto da scrivere ironicamente che “il regista compie un’impresa sbalorditiva: viene da chiedersi se forse non siamo stati un po’ troppo duri con The Postman”. Indiewire ci è andata giù secca: “E’ il progetto di vanità cinematografica più noioso del secolo”. Infine, il celebre sito di critica statunitense, Rogerebert.com sottolinea che “questo singolo film è un compito ingrato da sopportare e che raramente dà agli spettatori ciò che vogliono”.
Insomma, più che delle opinioni della critica, Costner si è dovuto accontentare degli applausi e dell’affetto dei presenti in sala. Per 40 anni la celebre icona di Hollywood anni Novanta ha cercato finanziatori per questo progetto senza mai però trovare concreto sostegno. Costner ha ricordato che lavora “nell’industria da così tanto tempo” e che “non so perché sia così difficile convincere la gente a credere in questo film”. Per realizzare Horizon l’attore è arrivato persino ad ipotecare le sue case e quelle dei figli: “Se ho ragione e i film andranno bene, i miei figli conserveranno la casa, altrimenti dovranno comprarsela da soli”.
Ricordiamo peraltro che l’interprete di La guardia del corpo ha affrontato una serie di esborsi patrimoniali a seguito del divorzio con la sua ex moglie. Insomma, una vita travagliata tanto che in diverse interviste quando ha toccato i temi affrontati in Horizon – la violenza contro i nativi americani, la schiavitù-, Costner ha paragonato il suo personaggio nel film a se stesso, entrambi alle prese con problemi familiari e difficoltà nel realizzare i propri sogni. “Dopo il primo ‘Horizon‘ ne ho fatto un altro, e adesso sto cercando di farne un terzo, ma qui a Cannes nessuno me lo compra”, ha poi aggiunto con una certa amarezza. “Vogliono fare le foto con me e io gli dico, ‘No, parliamo di soldi’”.
Insomma, a 69 anni e con qualche Oscar in bacheca, Costner ha dovuto letteralmente impiegare se stesso come merce di scambio per ottenere finanziamenti: “Non credo che il film di nessun altro sia migliore del mio. L’ho fatto per la gente. Cerco sempre di realizzare prodotti di qualità perché credo nel cinema”. Il capitolo primo di Horizon uscirà nelle sale americane il 28 giugno, mentre in Italia il 4 luglio.