Un italiano su 2 ha una percezione negativa della PA. Questo quanto emerso dall’analisi sui volumi di conversazioni sul web e sui social network relativi alla Pubblica Amministrazione nei primi mesi del 2024 realizzata per FLP – Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche dalla società di data analysis Bigda. I risultati parlano chiaro: dalla gestione dell’ordine pubblico alla mala sanità, dalla gestione ambientale da parte delle amministrazioni locali ai servizi della PA, dalla digitalizzazione alla retribuzione, la pubblica amministrazione italiana non gode di ottima reputazione.
Quasi la metà del campione preso in esame, ovvero il 47% ha della PA una percezione negativa, il 30% è neutrale e un esiguo 23% assume, invece, una posizione positiva. È, inoltre, interessante notare come le discussioni sulla PA sul web coinvolgano una fetta considerevole di pubblico: oltre 5.600 sono le discussioni al giorno sul tema (circa 503mila nei primi 3 mesi del 2024) per 96.600 utenti e 31.000 interazioni giornaliere che avvengono per lo più sui siti d’informazione (39%), su Twitter (27%) e in minor parte sui blog e su altri social. A discuterne, soprattutto uomini (per il 64,3%) giovani, tra i 25 e i 34 anni (per il 43,8%). Tra le regioni più attive, la Calabria in testa, seguita da Basilicata e Sardegna, nessuna regione del Nord Italia tra le prime dieci.
Al centro delle discussioni, i concorsi pubblici. Quasi il 40% degli utenti ricerca sul web questo argomento, una percentuale, tuttavia, destinata ad una vertiginosa caduta con il 20% di coloro che, nella realtà, dopo aver vinto un concorso, rinunciano a prendere servizio. È il “vorrei ma non posso” della PA. Il concorso pubblico si traduce, infatti, in un processo a imbuto che, in prima battuta, intercetta un’ampia platea potenzialmente interessata ma, questa stessa platea finisce, poi, col dimezzarsi, o addirittura, retrocedere. Un triste finale influenzato da motivi ormai ben noti: pochi scatti di carriera, retribuzioni basse, innovazione assente e smart working non considerato. Proprio quest’ultimo rappresenta un altro macrotema che “guadagna” un sentiment negativo pari al 40%.
La necessità di introdurre lo smart working (43%) e le lamentele sull’abolizione del lavoro agile per la PA (22%) rappresentano gli argomenti più ricercati nelle discussioni sul tema. Questi dati dimostrano come la percezione delle persone stia cambiando rispetto al lavoro agile, una questione lavorativa sempre più prioritaria, che si scontra, tuttavia, con la forte ritrosia delle burocrazie a investire in questa modalità di lavoro alternativa.
Anche sulla digitalizzazione, secondo il report, la PA risulta molto indietro. Basti pensare che l’88% delle pubbliche amministrazioni locali utilizza ancora procedure e strumenti analogici. Un problema che rischia di pesare considerevolmente con il passare del tempo, dal momento che nei prossimi cinque anni, per il 57% dei fabbisogni professionali del settore privato e pubblico, le competenze digitali saranno un requisito essenziale. È infatti la voce “digitalizzazione della PA” ad occupare lo spazio maggiore sulle discussioni relative al Pnrr sul web: il 40% degli utenti ne parlano, con un orientamento del sentiment totale neutro per il 65%.
Ultimo ma non meno importante: l’ambiente in relazione alla PA, con un sentiment negativo pari al 62% e positivo solo per il 7%. Tra i principali argomenti di discussione intorno a questo tema: commenti e richieste di intervento su casi locali di inquinamento (44%) e attività delle istituzioni pro sostenibilità (34%).
Quali le sfide del futuro, dunque? E in che modo possiamo affrontarle? Come ha dimostrato l’analisi Bigda, è necessario superare le contraddizioni della PA italiana che influenzano in maniera negativa la considerazione dell’opinione pubblica rispetto al comparto. Una “ricostruzione” che deve, quindi, riguardare non solo le tematiche sopracitate ma l’intero sistema della pubblica amministrazione, a partire, ad esempio, dal rilancio della contrattazione integrativa, fondamentale per accompagnare i processi di innovazione e aumentare la produttività.
La figura del dipendente pubblico ha bisogno di riacquisire credibilità e tornare al centro mediante la valorizzazione delle competenze interne, la definizione di percorsi di carriera, oggi mancanti, e maggiori investimenti sulla formazione, un pilastro vitale, che insieme agli altri può restituire attrattività al settore. Infine, puntare, in termini qualitativi e quantitativi, su nuove risorse attraverso un piano straordinario di reclutamento che possa riallineare il nostro Paese a quelli dell’Unione Europea.