Il cosiddetto “Pfizergate” non avrà ripercussioni politiche sulle elezioni europee, né sulle successive trattative per la nomina della presidenza della Commissione europea e degli altri componenti. La procura europea (Eppo), infatti, ha aggiornato la prossima udienza del caso al 6 dicembre, ben oltre la scadenza delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Un sollievo per la presidente della Commissione uscente Ursula von der Leyen, che è in lizza per una seconda nomina alla guida di palazzo Berlaymont (le trattative tra i partiti cominceranno ufficialmente dopo le elezioni).
Le indagini della procura europeo riguardano lo scambio di messaggi tra la presidente von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer–Biontech Albert Bourla, che portò poi alla maxi-commessa di vaccini contro il Covid. I presunti illeciti penali su cui si sta investigando riguarderebbero i reati di interferenza nelle funzioni pubbliche, distruzione di sms, corruzione e conflitto di interessi. Finora la Commissione europea si è rifiutata di rivelare il contenuto dei messaggi o di confermarne l’esistenza.
La notizia del negoziato privato tra la presidente della Commissione Ue e il colosso farmaceutico è stata rivelata ad aprile 2021 dal New York Times, che a febbraio 2023 ha presentato una denuncia alla Crote di giustizia dell’Ue (Cjeu). Nel giugno 2022, il Mediatore europeo (organo che valuta la condotta della pubblica amministrazione Ue) ha concluso che la negoziazione del contratto è stata un caso di “cattiva amministrazione”.
Al momento non ci sono indagati. La Eppo ha confermato di aver aperto le indagini il 14 ottobre 2022 “dopo aver ricevuto un numero eccezionalmente elevato di segnalazioni e denunce”, ma ha scelto la via della riservatezza totale sui contenuti dell’indagine, per non comprometterne l’esito.
Nel 2023, diversi privati, tra cui il lobbista belga Frédéric Baldan, avevano presentato denunce sullo stesso caso a un giudice istruttore di Liegi. A loro si sono aggiunti in seguito i governi ungherese e polacco, anche se dopo il cambio di governo, con l’arrivo dell’europeista Donald Tusk, Varsavia starebbe pensando di ritirare la denuncia, secondo Politico (seppure la legge belga non preveda questa possibilità).
Queste denunce sono state trasmesse a maggio del 2023, come previsto dalla procedura penale belga, dalla procura regionale di Liegi all’Eppo, che il 17 maggio si è dichiarata competente in materia. Nell’udienza preliminare di venerdì, von der Leyen, il ceo di Pfizer Bourla e Biontech erano rappresentati dai loro avvocati. La prossima udienza è stata fissata per il 6 dicembre 2024. Nella prossima udienza, ha annunciato la portavoce dell’Eppo, saranno discusse le questioni della competenza della procura europea sul caso, l’immunità di von der Leyen e l’interesse e la legittimità delle azioni dei querelanti. La portavoce dell’Eppo ha già dichiarato che “il caso non ha scadenza”.
Sul tema, von der Leyen si difende sostenendo che i contratti sono stati siglati dai Paesi membri direttamente: “I contratti per i vaccini sono stati approvati e firmati da ciascun Paese membro e ciascun paese membro ha messo i soldi, non la Commissione. Su questo dossier siamo stati trasparenti”. È una dichiarazione rilevante, perché lascia pensare che la sua difesa potrebbe contestare la competenza della procura europea sul caso, che si può occupare solo di illeciti relativi al bilancio dell’Ue.